venerdì 13 febbraio 2004

Herlitzka nel ruolo della madre nazista della Schneider
la scrittrice che fu ospite della Libreria Amore e Psiche

Corriere della Sera 13.2.04
L’attore con la Vukotic nel dramma diretto dalla Wertmüller
«Dopo il ruolo di Aldo Moro divento una madre-mostro»
Herlitzka: è la caricatura in nero di una vecchia nazista
di E.Cost.


ROMA - Non è la prima volta che Roberto Herlitzka si propone al femminile. Anni fa interpretò anche il ruolo di un transessuale donna che, per amore della sua compagna, si sottopone a un’operazione per tramutarsi in uomo. Poi è entrato nelle psicologie di Desdemona e di Ofelia, in sue rivisitazioni dell’«Otello» e dell’«Amleto». E, in un film mai uscito, Grottesco, con una parrucca bionda in testa, cantava le canzoni di Mina. Dice l’attore teatrale scoperto, con ritardo, dal cinema, dove prima ha interpretato il professor Federico Caffè, nel film L’ultima lezione di Fabio Rosi, poi ha impersonato Aldo Moro in Buongiorno notte di Marco Bellocchio: «Amo misurarmi in situazioni estreme, fuori dal pentagramma. E poi, per noi attori, recitare en travesti non è così straordinario: siamo abituati a travestirci». Ora è nei panni di un’anziana madre nazista, nel musik drama Lasciami andare, madre che Lina Wertmüller ha tratto dall’omonimo libro autobiografico di Helga Schneider. Con lui Milena Vukotic, nel ruolo della figlia. Lo spettacolo, prodotto dal Teatro Eliseo e in scena al Piccolo Eliseo dal 24 febbraio, con le musiche di Lucio Gregoretti, le scenografie spettrali di Enrico Job, racconta una storia vera: quella della Schneider, abbandonata quando era bambina dalla madre che, fanatica di Hitler, scelse di fare la kapò nei campi di sterminio. Dopo trent’anni, le due donne si rincontrano: lo spettacolo descrive quell’incontro.
Spiega Herlitzka: «La mia è la caricatura "nera" di un mostro e cercherò quanto più possibile di essere mostruoso. La madre di Helga non è solo una donna cattiva, ma senza cuore, priva di sentimenti». Sottolinea la Vukotic: «Helga non solo è stata traumatizzata dall’abbandono della mamma, ma quando l’ha ritrovata ha subito un secondo trauma: vedere una donna che non si era pentita di essere stata l’aguzzina di tante persone». Riprende Herlitzka: «Ciò che mi ha più colpito, nella realizzazione di questo spettacolo, è di recitare una storia vera, che supera ogni più contorta fantasia. Viene da riflettere sul sinistro fascino che il nazismo doveva esercitare su certi individui se anche una madre, con esultante baldanza, poteva arrivare a tanto». Conclude la Wertmüller: «Ho scelto una messinscena grottesca, perché la vicenda della Schneider è talmente incredibile, da non poter essere rappresentata realisticamente».