venerdì 13 febbraio 2004

medicina (!) anglosassone:
per evitare cardiopatie, artrosi cervicali ecc. meglio non innamorarsi

TG COM 13-2-2004
Gb,scienziati: l'amore può uccidere
Studio condotto su 2mila persone


"Sembra proprio che un cuore che si spezza per amore possa portare anche alla morte", ha detto il dottor Martin Cowie, cardiologo dell'Imperial College's National Heart and Lung Institute di Londra, anticipando i risultati di una ricerca condotta su duemila persone. Il "mal d'amore" è di fatto messo tra i fattori di rischio per il cuore, alla stregua dell'abuso di grassi e di alcool.
Da tempo si sa che l'innamoramento scatena nell'organismo una serie di reazioni fisiologiche: quando si guarda la persona amata, scariche di adrenalina entrano nel flusso sanguigno, le pupille si dilatano, il battito cardiaco accelera, il sangue defluisce da organi non vitali come lo stomaco e si suda di più. Ma anche la fine di un amore si ripercuote sull'organismo. Le funzioni fisiologiche rallentano, il sistema immunitario si indebolisce, ormoni dello stress circolano in tutto il corpo, scatenando dolori diffusi e vere e proprie malattie, cala l'appetito e spesso non si riesce piu' a svolgere le normali occupazioni.
Già nel 1969 uno studio pubblicato sul British Medical Journal e condotto su 4.500 vedovi di 55 anni e più, seguiti per un arco di nove anni, aveva rivelato che il rischio di morte, nei primi sei mesi di vedovanza, aumentava del 40 per cento. Studio poi confermato nel 1996 aggiungendo che nei sei mesi successivi alla perdita del coniuge il rischio di morire per incidente, aggressione o crimine collegato all'alcool aumentava del 100 per cento, soprattutto tra gli uomini.
Il dolore per la perdita di una persona cara, spiegano gli specialisti, si ripercuote sull'organismo secondo uno schema preciso. Il cervello registra le mutazioni psicologiche e sociali, reagisce attraverso il sistema nervoso centrale e fornisce istruzioni per il rilascio di ormoni nel sangue. Le modificazioni chimiche prodotte nell'organismo interessano a loro volta l'umore e lo stato di salute generale. Ma chi ha il cuore infranto (nel senso di mal d'amore) non soffre solo a livello cardiaco (nel senso di muscolo): le conseguenze negative colpiscono tutti gli organi del corpo e si manifestano con una serie di sintomi che vanno dai dolori muscolari ai disturbi gastrointestinali, passando per l'artrosi cervicale; è anche molto più facile beccarsi il raffreddore o l'influenza.

La Stampa 14.2.04
RICERCA INGLESE SU DUEMILA PERSONE
D’amore si può
anche morire

La fine di una relazione o la perdita del partner favoriscono l’infarto
«Se la vita emotiva è travagliata in picchiata la barriera immunitaria»
di Maria Chiara Bonazzi


LONDRA. D’amore si può anche morire. I cuori infranti non sono una metafora: il lutto o la fine di una relazione predispongono all’infarto, alle malattie, agli incidenti e a una fine violenta. La perdita dell’amato bene, dice uno studio britannico di imminente pubblicazione, può compromettere la risposta immunitaria. I livelli di immunoglobulina A, l’anticorpo che funge da prima barriera difensiva dell’organismo, si abbassano infatti sensibilmente negli individui con una vita emotiva travagliata.
I risultati di una ricerca condotta su oltre duemila persone dal dipartimento di scienze sociali e di salute pubblica del Medical Research Council di Glasgow sono impressionanti. Il professor Philip Evans, psicologo all’Università di Westminster, che ha condotto lo studio, è specializzato negli effetti che le emozioni possono avere sulla salute: «L'amore e l’affetto sono due fra i nostri bisogni più importanti - dice -. Perciò non è sorprendente che quando questo bisogno è frustrato e le cose vanno male, esso sia una potente fonte di stress. Non si può usare la bacchetta magica e saltare direttamente dagli eventi psicologici alle conseguenze sulla salute. La mediazione è rappresentata da alcuni cambiamenti graduali nell’organismo. Il turbamento psicologico deve riflettersi in una sorta di turbamento ormonale, con effetti sul sistema immunitario».
Gli effetti sul livello dell’immunoglobulina A sono evidenti: «Abbiamo riscontrato con regolarità che i livelli di questo anticorpo (IgA) sono più bassi nei soggetti con una vita emotiva turbata», ha detto Evans al quotidiano «The Guardian». Ma anche l’ipersecrezione di cortisolo, l’ormone dello stress, può avere un ruolo importante. Infatti le coppie in cui vengono riscontrati livelli elevati di cortisolo hanno più probabilità di spaccarsi.
Evans è convinto che per stabilire l’effetto del cortisolo sulla salute sia necessario guardare alla curva di questo ormone, i cui livelli variano enormemente nel corso della giornata, nell’arco di un lungo periodo. Alcuni dati provenienti dagli Stati Uniti suggeriscono che, nei casi in cui livelli di cortisolo restino più o meno costanti, la risposta immunitaria sia compromessa.
Ma si può morire con il cuore letteralmente spezzato? Un altro scienziato, il professor Martin Cowie, cardiologo al National Heart and Lung Institute dell’Imperial College londinese, è convinto di sì: «Un primo studio, pubblicato nel 1969 sul British Medical Journal e condotto su 4500 vedovi e vedove sopra i 55 anni, metteva in evidenza che il rischio di morire nei primi sei mesi dopo la perdita del partner era di un buon 40% superiore al previsto. La causa più frequente di queste morti era l’infarto, il che corrobora la teoria del cuore spezzato».
Un’altra ricerca del 1996, nell’esaminare i dati relativi a un milione e mezzo di persone di età tra i 35 e gli 84 anni, ha concluso che nei sei mesi successivi alla perdita del coniuge il rischio di morire di infarto saliva fino al 35%. Il rischio di morte violenta, accidentale, o correlata all’abuso di alcool, era persino superiore. Che Eros debba portarsi appresso Thanatos non è una delle prime preoccupazioni di una coppia in preda alle prime vampate dell’innamoramento. Ieri un altro studioso, il neuroscienziato di Edimburgo Gareth Lang, ha illustrato come l’ossitocina, lo stesso ormone che aiuta a formare il legame fra madre e neonato, sia responsabile anche della costruzione di legami prolungati fra gli amanti.
«Come una singola, prolungata esposizione all’ossitocina possa produrre cambiamenti così profondi e duraturi sul comportamento non lo sappiamo, ma stiamo tentando di trovare delle risposte», ha detto il professor Lang alla BBC. L’ormone è prodotto in grandi quantità durante il parto e l’attività sessuale. Lo studioso crede anche che gli individui che possiedono meno ricettori dell’ossitocina possano avere più difficoltà a formare legami permanenti con i loro partner.