mercoledì 25 febbraio 2004

la depressione
secondo la Sopsi

La Stampa 25 Febbraio 2004
IL CONGRESSO DELLA SOCIETÀ DI PSICOPATOLOGIA
«Un italiano su cinque è depresso
Primo sintomo, il dolore fisico»


Un italiano su cinque soffre di depressione, e molti malati sono giovani. Milano e Bergamo sono le città più colpite. Spesso i sintomi confondono i medici di famiglia che non riescono a spiegare certi tipi di mal di testa, mal di schiena, mal di stomaco. L’allerta viene dagli specialisti riuniti a Roma per il congresso della Sopsi (Società italiana di psicopatologia).
I depressi sono considerati dalla famiglia e dagli amici come malati immaginari ma gli psichiatri smentiscono questo luogo comune: la loro sofferenza, che è reale, può avere origine ed essere amplificata dallo stato depressivo. Il dolore fisico, affermano gli esperti, rappresenta molte volte un primo importante campanello d’allarme che non va sottovalutato.
«Non esiste il malato immaginario - spiega il presidente della Sopsi, Paolo Pancheri - nessuno s’inventa un dolore, tranne un simulatore». La depressione, osserva Riccardo Torta, docente di Psicosomatica all’università di Torino, «non è solo una malattia della psiche ma anche del corpo, lo dimostra il fatto che i depressi si ammalano e muoiono di più. Il dolore è la spia che segnala un forte disagio emotivo». Lo psichiatra Mauro Mauri, dell’università di Pisa, aggiunge: «È frequente che manifestazioni di dolore apparentemente senza causa mascherino forme di depressione, la prova è che spesso, curando il disturbo, anche il dolore fisico scompare. L’amplificazione dei sintomi dolorosi indica una richiesta di aiuto da parte del depresso».
Ma quali sono i dolori fisici più diffusi che possono nascondere uno stato depressivo? Nel quaranta per cento dei casi si tratta di dolori lombari, cefalee e crampi addominali. A ciò si accompagna un calo del desiderio sessuale, difficoltà di concentrazione, crisi di pianto e una perdita di interesse per le attività abituali.
La depressione, sottolinea Mauri, si comporta «come una malattia ricorrente: si può guarire da un episodio depressivo ma la vulnerabilità si mantiene». Ogni crisi successiva, però, aggrava le condizioni del soggetto e per questo, avvertono gli esperti, è importante prevenire le ricadute.
Se le cure sono adeguate il 70 per cento dei pazienti riesce a uscire dal tunnel. Il problema, però, è che metà dei depressi non rispetta le cure o le interrompe. Da evitare, avvertono gli psichiatri, atteggiamenti paternalistici (genere: «Fatti coraggio che passa»). Ciò che serve è «una maggiore consapevolezza e il ricorso a cure adeguate e tempestive».

LIBERTA' 25.2.04
La depressione provoca anche mal di stomaco
di Gian Ugo Berti


ROMA «Le analisi per il mio mal di stomaco sono tutte negative, dottore. Cosa può essere allora?». «Forse è depressione» risponde il medico. Strano ma vero, è il volto più nuovo della depressione (ne soffre in media un italiano su cinque). Il dolore fisico capace cioè di mascherare un disturbo psicologico, così come una emicrania o un mal di schiena. Da qui l'invito al medico di base di sospettare uno stato depressivo in quei soggetti che denunciano dolori fisici e non trovano una spiegazione nonostante le sofisticate indagini. Lo sostengono i professori Giovanni Biggio, Mauro Mauri, Enrico Smeraldi e Riccardo Torta dell'Università di Cagliari, Pisa, Milano e Torino. Hanno messo in evidenza infatti che in un depresso si verifica un calo di due neurotrasmettitori, noradrenalina e serotonina. Questi due neurotrasmettitori hanno un ruolo anche nel controllo del dolore. Quindi riducendosi l'azione in un depresso, si amplifica la sensibilità al dolore fisico. Preziosa è poi l'azione della venlafaxina che ha la proprietà di andare ad agire contemporaneamente proprio sui due neurotrasmettitori e dunque, curando la depressione, combatte ed elimina il dolore fisico ad essa associato. Sono diciassette su cento gli italiani che soffrono oggi in media di depressione. Ma c'è una realtà variegata: secondo il professor Marcello Nardini dell'Università di Bari le ricerche indicano il 13% nell'area di Bologna, fra il 13 e il 15% in quella di Udine, in Puglia e in Sardegna. Ogni anno si verificano 250 casi in più ogni diecimila abitanti. Preoccupante - si è detto infine - è il tempo che intercorre fra l'insorgenza della depressione e il ricorso alle cure: ben otto anni. Nel caso poi della psicosi si arriva fino anche a dodici anni. Ultimo dato emerso dalla Assise di Roma che si conclude domani: fra quanti soffrono di depressione, la metà non ha avuto la diagnosi relativa alla malattia. La metà di quelli che hanno avuto la diagnosi non riceve invece cure adeguate. La metà di chi ha ricevuto cure adeguate non ha un'aderenza al trattamento prescritto.

(c) 1998-2002 - LIBERTA'

Repubblica ed. di Firenze
MERCOLEDÌ, 25 FEBBRAIO 2004
LO STUDIO
Isolamento affettivo fra le cause
Più depressi in Toscana tra anziani e bambini
Placidi: "Sono migliorate le capacità di dignosi"


Aumentano i depressi in Toscana. Una crescita, comune a tutta Italia, sospinta dai casi di donne e giovani che si ammalano sempre di più. Recenti casi di cronaca, come il suicidio di sabato dell´infermiera quarantenne in lotta da anni con la depressione, hanno riportato di attualità la pericolosità di questo problema. «Da noi - spiega Gian Franco Placidi, ordinario di psichiatria all´Università di Firenze - vediamo più frequentemente casi di depressione anche perché sono migliorate le conoscenze e le capacità di diagnosi sia da parte degli specialisti che dei medici di famiglia. Purtroppo però l´aumento è dovuto anche alla diminuzione dell´età di esordio della malattia, che cresce negli adolescenti ma anche nei bambini. Preoccupa il disagio dei nostri giovani: più elevati sono infatti i fattori di rischio quali fra gli altri il consumo di sostanze stupefacenti. La depressione può anche essere in alcuni casi difficile da diagnosticare qualora si associno agitazione, irrequietezza motoria e disperazione: situazione ad alto rischio di suicidio. La rete di servizi psichiatrici che abbiamo in Toscana è buona ma va potenziata proprio per assistere di più gli adolescenti e i minorenni. Importante è anche una sensibilizzazione della famiglia e insegnanti su questa problematica, al fine di identificare precocemente i soggetti più vulnerabili e a rischio».
La nostra è una regione anziana, dove si fa sempre più ampio il disagio della terza età: «Sempre più spesso - aggiunge Placidi - i nostri anziani reagiscono con la depressione alla perdita di ruolo sociale e al loro isolamento affettivo». Per curare questa malattia ci sono farmaci di nuova generazione. «Si fa largo un nuovo approccio al problema - prosegue il professore - Ci stiamo rendendo conto che a volte sintomi fisici dolorosi persistenti e che non riconoscono una base organica, possono essere in realtà la spia di una depressione latente. Curando la depressione, il dolore lentamente scompare. Farmaci come la venlafaxina sono efficaci e hanno anche una buona azione ansiolitica. Il problema è curare l´episodio depressivo per tutta la durata, protraendo talora la terapia anche per un anno, un anno e mezzo dall´inizio dei primi sintomi».

Yahoo! Notizie
Martedì 24 Febbraio 2004, 18:30
Depressione infantile e adolescenziale: i primi segni già a 10 anni
Di Italiasalute.it


La depressione non è appannaggio esclusivo dell'età adulta bensì interessa anche bambini e adolescenti anche se i sintomi mentali, emotivi e comportamentali nei bambini spesso sono sottovalutati o addebbitati superficialmente a problemi "della crescita". Un bambino troppo spesso triste può essere ammalato, ma di frequente non si conosce abbastanza a fondo il mondo dei bambini, ed è comune pensare che essi non abbiano stress e problemi tale da indurre una modificazione dell'umore in senso patologico. Al contrario la depressione in un bambino è un fatto serio che, quando venga trascurato può provocare lunghe assenze da scuola se non addirittura il suo abbandono.Ma anche uso e abuso di alcol o droghe e, spesso il suicidio.
Il primo ambiente in cui vanno ricercate le cause di un malessere è la famiglia. Un ragazzo che ha problemi di socializzazione scolastica, di relazione o altro ha di certo alle spalle un rapporto in qualche modo non risolto con i genitori.
Ci sembra apparentemente assurdo che un ragazzo si tolga la vita, o tenti di farlo, a causa magari di un brutto voto a scuola, ma si spiega meglio se pensiamo che quel voto è la goccia che ha fatto traboccare un vaso già colmo di quelli che sono i più comuni sentimenti che affliggono il depresso: sentimenti di colpa, di mancanza di autostima, convinzione di non meritare di essere amato, visione negativa e catastrofica degli eventi, delirio di rovina, percezione di non poter essere né capiti né aiutati e un progressivo ripiegamento su se stessi che crea una barriera insormontabile.I bambini con depressione possono sviluppare delle strategie per superare gli impegni quotidiani e le loro piccole responsabilità, ma hanno difficoltà a stare con gli altri, tendono ad isolarsi e soffrono per la scarsa stima che hanno di loro stessi.
Questi casi hanno spesso alcuni fili conduttori comuni: ragazzini "perfetti", che non hanno mai dato problemi, studiosi e ben integrati nei vari contesti di relazione. Poi, un giorno, qualcosa si rompe. Non possiamo generalizzare, ma si tratta spesso di bambini eccessivamente responsabilizzati, trattati come adulti, iperstimolati e che sentono sulle spalle un forte carico di aspettative e pressioni da parte dei genitori e dell'ambiente. Si sono costruiti un "falso sé", una facciata "compiacente" perfetta che però nasconde grandi vuoti e carenze. Una facciata troppo debole, che si incrina e porta a un disagio insostenibile.
I segni della depressione spesso includono: tristezza che non li lascia mai, mancanza di speranza, perdita di interesse nelle attività abitualmente piacevoli, cambiamenti nelle abitudini legate al cibo o al sonno, scarso rendimento scolastico o perdita di giorni di scuola, pensieri legati alla morte e al suicidio, il giovane si veste preferibilmente di nero, scrive poesie o racconti malinconici e di stampo intimista, sceglie una musica che racconti temi realistici od esistenziali, guarda tutta la notte la televisione perché ha disturbi del sonno, non riesce ad alzarsi al mattino per andare a scuola, dorme durante il giorno, ha poca motivazione ed energia, perde interesse nello studio, colleziona una o più bocciature, esce poco, rimane spesso chiuso ore nella sua stanza, ha pochi amici, esce poco solo di notte, perde appetito, si alimenta poco e male nelle ragazze possono apparire sintomi di anoressia o bulimia, pensa e parla spesso della morte e rimane colpito dal decesso di persone che conosce.
Tra i segni distintivi più frequenti, e spesso non decifrati dai genitori, c'è il dolore, quello che non migliora nonostante i trattamenti. Un bambino depresso usa in modo massiccio il canale somatico per esprimere il proprio disagio. Il dolore fisico, apparentemente senza spiegazioni, dunque, e' spesso una spia importante che deve spingere i genitori ad intervenire.
I bambini cominciano a presentare i primi segni della patologia, il piu' delle volte attraverso il dolore fisico, gia' al di sotto dei 10 anni. Psichiatri ed esperti riuniti a Roma per il IX Congresso della Societa' Italiana di Psicopatologia avvertono: la soglia d'eta' dell'insorgenza di questa malattia si sta abbassando in maniera preoccupante. La depressione infantile è ormai riconosciuta come entità ben definita nell'ambito della psicopatologia del bambino.
''Non esistono stime numeriche - ha sottolineato lo psichiatra Mauro Mauri dell'universita' di Pisa - poiche' e' solo negli ultimi anni che si sta focalizzando l'attenzione sul disturbo depressivo tra i bambini, mentre si stima che tra gli adolescenti la depressione colpisca il 15-17% dei ragazzi''. Negli Stati Uniti pero', ha affermato Mauri, si sta conducendo uno studio epidemiologico sulla diffusione della malattia mentale tra i bambini, ed i risultati sono attesi per il prossimo anno, mentre secondo alcune stime la depressione infantile e giovanile é un fenomeno largamente sottostimato e, sempre negli Stati Uniti, ne sarebbe affetto 1 bambino su 33, circa il 3% della popolazione infantile. Tuttavia, cio' che e' certo, sulla base dell'esperienza degli psichiatri, ha sottolineato l'esperto, e' che ''i primi sintomi della patologia depressiva si osservano, in vari casi, gia' al di sotto dei 10 anni di eta'''. Quanto alle ragioni per le quali i bambini sono oggi sempre piu' depressi, molto e' imputabile allo stile di vita. Oggi, ha sottolineato Mauri, ''i piu' piccoli sono molto piu' stimolati di prima: giocano di meno e da loro ci si aspetta troppo, caricandoli di impegni ed aspettative eccessivi. Aumentano dunque - ha affermato l'esperto - le condizioni di stress che facilitano l'insorgere del disturbo depressivo''.
Il piu' delle volte pero', avvertono gli esperti, la depressione non viene riconosciuta, e anche quando lo e' si pone un problema etico tutt'ora aperto: e' giusto curare i bambini con dei farmaci? Ma c'e' anche un altro elemento da non trascurare: la diagnosi di depressione in un bambino, hanno concluso gli psichiatri, ''e' vissuta il piu' delle volte con un forte senso di colpa da parte dei genitori; ecco perche', spesso, si tende a non riconoscere tale patologia''.