mercoledì 25 febbraio 2004

Luigi Cancrini sulla cocaina

Il Messaggero Martedì 24 Febbraio 2004
No, nessuna illusione: la cocaina rovina cuore e cervello
di LUIGI CANCRINI


LA ASL della città di Milano ha effettuato negli ultimi mesi del 2003 una ricerca sul consumo di droga da parte dei giovani. Gli intervistati, di età compresa fra i 18 e i 25 anni, erano scelti a caso fra i frequentatori delle scuole di guida della città. Il risultato, sconcertante, è quello per cui una percentuale di poco superiore al 14% di questi soggetti aveva già consumato cocaina almeno una volta nella vita. Un fatto che non risultava, ovviamente, dai referti medici che accompagnavano la loro richiesta di esame per la patente. Un fatto che dà l'idea della diffusione impressionante di questa droga tra i giovani del nostro paese. Come confermato dai dati relativi ai sequestri (320 kg nel 1987, 2.143 kg nel 1998) e da quelli forniti dal telefono Linea verde droga per cui il 50% dei contatti avvengono ormai per problematiche connesse al consumo di cocaina.
Droga a tutti gli effetti pesante , la cocaina sta cominciando ad incidere fortemente anche sulle casistiche dei servizi. Nelle carceri, che sono sempre le prime ad intercettare i nuovi casi, la cocaina è droga di riferimento per il 50% delle persone con problemi di dipendenza. Nei Sert e nelle comunità terapeutiche, cui si accede un po' più tardi, lo è per una cifra oscillante fra il 20 e il 25%. Molti sono però i casi che vengono trattati fuori della rete dei servizi, perché il livello sociale delle persone che sviluppano una dipendenza da cocaina è abbastanza alto, spesso tale da consentire la ricerca di cure in ambiente privato o all'estero.
Le conseguenze più gravi della dipendenza da cocaina sono abbastanza diverse da quelle tradizionalmente descritte per l'eroina. La cocaina non dà dipendenza fisica e non viene iniettata, se non eccezionalmente, con siringhe. Rari sono, ugualmente, i casi in cui l'utente va incontro ad una overdose. Gran parte dei guai si manifesta invece a livello della vita psichica. A piccole dosi, la conseguenza più rilevante è il senso di grandiosità direttamente collegato all'euforia prodotta dalla sostanza che produce errori, a volte drammatici, di valutazione delle proprie reali possibilità: quando si è per esempio alla guida di una moto o di un'auto. A dosi medie, il problema diventa spesso quello legato alla quantità di soldi necessari per mantenere l'abitudine, all'indifferenza manifestata nei confronti delle regole, delle leggi e degli affetti da parte di chi comincia a considerare indispensabile la possibilità di "farsi". A dosi alte, il problema è quello della rovina economica, che coinvolge spesso interi nuclei familiari, della violenza e della perdita del controllo quando quelli che insorgono sono quadri di vera e propria psicosi acuta.
Dal punto di vista terapeutico, il problema più grave da affrontare oggi riguarda l'insieme delle risposte che i servizi pubblici e del privato sociale debbono dare a questi loro nuovi utenti. La gran parte delle risposte utili agli eroinomani non servono a nulla con le persone che hanno come droga di riferimento la cocaina. Non ha alcun senso, per loro, l'uso di farmaci sostitutivi, mentre da ripensare appaiono anche molti programmi residenziali di comunità terapeutica. Centrale si presenta qui il lavoro basato su strumenti di livello psicoterapeutico, utilizzati da professionisti capaci di raggiungere fin dall'inizio le persone che hanno rapporti affettivi con la persona in difficoltà. Lavorando con la famiglia di origine e/o con la coppia, cioè, ma prendendo contatto con tutte le persone che colludono, sul piano economico e comportamentale, con chi usa cocaina. Illusorio e debole si presenta infatti, abitualmente, il tentativo di basare il proprio intervento sul rapporto a due fra terapeuta o servizio e utente.
Anche di queste cose si dovrebbe discutere oggi se il nostro fosse davvero un paese serio. Le persone che hanno problemi di dipendenza vanno curate, non solo processate. Difficile pensare che di questo ci si renda conto mentre le elezioni incombono, ma il modo migliore di affrontare l'emergenza cocaina nel nostro paese è quello di chiedere ai politici di non parlare di cose che non conoscono. I governi, nazionale e regionali, hanno il dovere di creare condizioni in cui i servizi possano lavorare bene, smettendo di fare tagli alle spese e attacchi alla dignità degli operatori. Sta nel potenziamento dei servizi, non nel rinnovamento delle leggi, la possibilità di far fronte in modo ragionevole ai problemi proposti dalla diffusione della cocaina.