martedì 24 febbraio 2004

le statistiche dei suicidi in Toscana

Repubblica 24.2.04
L'ESPERTO
Parla lo statistico Roberto Volpi: "In Toscana invece è superiore, ma diminuisce"
"A Firenze il tasso di suicidi è più basso della media italiana"
Invece a Siena e Grosseto i numeri sono fino a tre volte superiori
La primavera il periodo più a rischio, mentre a dicembre si registrano meno casi
di MARIA CRISTINA CARRATÙ


«Davvero non capisco tutto questo allarme. La verità è che in Toscana, come del resto in Italia, i suicidi sono in costante diminuzione». Roberto Volpi, statistico, consulente del Comune di Firenze e dell´Istituto degli Innocenti, autore di numerosi saggi che, a colpi di dati, sdrammatizzano radicalmente certi ricorrenti allarmi sociali (come la violenza sui minori), va ancora una volta controcorrente. E nonostante l´inanellarsi di suicidi delle ultime settimane, smentisce che ci siano gli elementi per lanciare un allarme «toscano». I suicidi, fa notare l´esperto, secondo le statistiche giudiziarie pubblicate dall´Istat, sono in calo a livello nazionale (dal '97 al 2001 sono passati da 3459 a 2819), con un tasso annuo di 6,6 su 100 mila abitanti (nel 2001), rispetto a cui quello della Toscana (7,4) «è di meno di un punto superiore, e però leggermente inferiore a quello complessivo del nord e del centro Italia, del 7,6». E, quel che più conta, «anch´esso in calo».
A ridimensionare l´allarme, fa notare Volpi, è anche uno sguardo «onesto» alle situazioni locali. A Firenze, per esempio, il tasso è del 5,4, «cioè ancora più basso di quello medio italiano e anche dello stesso toscano», mentre le percentuali più alte, quelle che incidono in negativo sul quadro complessivo regionale, chiamano in causa due aree di cui tutto si direbbe fuorché che fossero a rischio: la provincia di Siena e quella di Grosseto, con tassi di 16-17 suicidi per 100 mila abitanti, circa due volte e mezzo superiori al nazionale, e mentre sono di appena il 4,1 quelli di Prato e di Massa Carrara, le provincie meno a rischio della regione seguite da Pistoia e Firenze. Ancora: dal punto di vista del rapporto fra suicidi ed età, ecco che si scopre che ben il 42% del totale dei suicidi è di ultra sessantacinquenni (il 33% in Italia) fascia di età che pure copre meno del 20% della popolazione totale della regione - e in entrambi i casi, locale e nazionale, il peso degli anziani nei suicidi è doppio rispetto a quello sul totale della popolazione. In compenso, e a sostegno di una interpretazione sdrammatizzante del fenomeno, è molto ridotto in Toscana il tasso di suicidi dei giovani nella fascia di età a più rischio, quella 18-24 anni. «Sarebbe ben più grave» dice Volpi, «che, in un certo ambiente sociale, a suicidarsi fossero più i giovani dei vecchi». Altro dato in contrasto con le analisi più ricorrenti sull´effetto negativo dei periodi di festività, è dicembre il mese in cui ci si suicida di meno, e la primavera il periodo in cui ci si suicida di più.
Conclusione: altro che accusare le città di essere «disumane». Al di là di tanti luoghi comuni, secondo Volpi, «gli ambienti sociali in cui le relazioni umane sono più intense, le occasioni di scambio, gli stimoli e la possibilità di coltivare interessi ed impegni sono maggiori, contribuiscono ad una percezione più positiva della propria esistenza». Là dove, invece, come i casi di Grosseto e Siena confermano, «la vita attiva non è il fattore dominante, il rischio di una percezione negativa è più alto». Bellezze naturali e storiche, insomma, con connessa «vita contemplativa», non sarebbero dunque, secondo l´esperto, un´assicurazione sulla vita: «Dal punto di vista dei fattori di rischio comunemente considerati, a Firenze se ne può certo individuare un´infinità di più che nel resto della Toscana. Eppure, qui c´è anche un´offerta culturale e ricreativa senza eguali, e guarda caso ci si suicida tre volte meno che nelle pacifiche Siena e Grosseto».