domenica 15 febbraio 2004

percezione visiva e arte

Libertà 15.2.04
Macaluso: «La percezione visiva è parente dell'arte»
Stamane l'oculista in conferenza alla Ricci Oddi su “Colore, occhio e cervello”
di LUIGI GALLI


Stamane alle 10.30, presso l'aula didattica della Galleria Ricci Oddi, si terrà la prima conferenza della rassegna "Incontri d'Arte". Sarà protagonista il professor Claudio Macaluso, docente presso la Clinica Oculistica dell'Università di Parma. Ricercatore di fama, egli studia la percezione del colore nell'occhio e nel cervello, al confine tra scienza ed arte della pittura. S'introduce l'argomento intervistando lo stesso Macaluso. Professore, che rapporto esiste tra la scienza della visione ed il lavoro di un artista? «Sono più vicini di quanto si potrebbe pensare. Il modo con cui un pittore si relaziona “visivamente” col mondo, influenza senza dubbio le sue opere d'arte. Vede, più d'un artista ha subito il fascino del “perché” si vede ed ha proposto teorie su alcuni aspetti della percezione visiva, oltre a sperimentare nuove tecniche pittoriche. Il tema del colore ha sempre suscitato interesse, a volte una vera e propria dedizione, tra artisti e scienziati nel corso dei secoli». Citi un esempio, per cortesia. «Leonardo da Vinci, che approfondì la questione e scrisse, tra tutti i colori, i più piacevoli esser quelli che s'oppongono. Se vuole, trattasi d'una teoria che spiegava, allora, l'azione del colore sulla psiche. Si potrebbe parlare anche di Monet, di Seurat…» Ed oggi, dopo secoli? «Be', cominciamo a scoprire i meccanismi neurofisiologici che probabilmente sono alla base della “forza” d'alcuni accostamenti cromatici. Oltre a rivelarci molti fenomeni straordinari che avvengono in ogni istante nei nostri occhi e nel nostro cervello, la scienza della visione ci aiuta a comprendere quali fattori, ambientali e sociali, possono aver condizionato l'evoluzione dei meccanismi di percezione del colore, nei primati e nell'uomo». L'arte deve dir grazie all'evoluzione, allora? «Il piacere di contemplare un'opera d'arte non è, sicuramente, da annoverarsi tra i fattori che possono aver spinto l'evoluzione a premiare lo sviluppo d'un sistema visivo in grado d'analizzare i colori in modo così dettagliato, ma potremmo considerarlo un gradito “effetto collaterale”».