giovedì 5 febbraio 2004

un giorno nella vita di Giordano Bruno
e la sua "fortuna" oggi

Liberazione 4.2.04
A Parigi, in un freddo dicembre dell'anno 1582, un filosofo è coinvolto nelle indagini su un misterioso caso
T. B.


A Parigi, in un freddo dicembre dell'anno 1582, un filosofo è coinvolto nelle indagini su un misterioso caso. Il libraio Nicolas Heucqueville è selvaggiamente ucciso, nella sua abitazione al Quartiere Latino, insieme al padre, la sorella, la moglie e i figli. Sul luogo della strage gli inquirenti trovano un corvo morto e due iscrizioni in italiano. Il filosofo chiamato in causa dal commissario Dagron è Giordano Bruno in persona, nella capitale francese per ragioni di studio. Il futuro "eretico" che più tardi - nel 1600 - la Chiesa romana manderà al rogo, dovrà in questa avventura avvalersi di tutti i dispositivi argomentativi e logici della filosofia per penetrare nel mistero del delitto, aiutato, in questo, dal fedele e giovane allievo Hannequin. "Un delitto è come un testo filosofico, va studiato seriamente. Bisogna tornare alle fonti, smontarne il meccanismo, sottoporlo a tortura, e rispettarne la coerenza".

Il filosofo pronto a far saltare tutte le convenzioni, le regole, i pregiudizi e i facili sospetti, pur di affermare la verità. Anche quando essi nascono dalle rigidità e dalle intolleranze religiose - causa, spesso e volentieri, di crimini. Alla verità Bruno consacra ogni sforzo, persino quando si tratta di fare piazza pulita delle facili conclusioni nel caso dell'efferata strage. Lo sorregge, innanzitutto, una poderosa memoria, esercitata e coltivata grazie alla messa a punto di una tecnica particolare: "Senza memoria niente sapere e l'ars memorandi è la sola possibilità di raggiungere l'altro mondo", vale a dire il mondo delle idee. Sullo sfondo, lo scenario politico di una Francia arroventata dal conflitto tra riformati e papisti. E se non mancano parole di sdegno del filosofo verso i primi - "conosco la follia dei riformati per averci avuto a che fare e non sopporto che a loro basti la fede e che ritengano inutili alla loro salvezza le opere buone" - non meno critico è l'atteggiamento verso la Chiesa di Roma: "Conosco anche la debolezza dei costumi, la crassa stupidità, la Santa Ignoranza della nostra religione romana". Il fatto è che l'assolutismo religioso non può accordarsi con la verità, essendo invece portatore di un sistema esclusivo di tutto ciò che con esso non coincide immediatamente. "Ora, la verità è soltanto diversità e confronto, ciò che sconvolge ogni sistema organizzato. Mi sono scontrato con gli uni a Napoli e a Roma, con gli altri a Ginevra e sono scappato a Tolosa... La guerra è il peggior nemico del filosofo. Per secoli, egli ha pazientemente e con difficoltà impostato sistemi destinati ad aiutare l'uomo a uscire dalla sua bestialità, e di punto in bianco quella fragile costruzione va in pezzi. tesori di sfumature, di sottigliezze di ragionamento, di concetti accuratamente vagliati, di idee sviluppate con la massima prudenza, si ritrovano in un momento buttate a terra, calpestate, fatte a pezzi, ridotte in polvere".

Corriere della Sera 4.2.04
TRADUZIONI
Il "Candelaio" conquista anche i lettori asiatici


L'interesse per le opere di Giordano Bruno cresce sempre più non solo in Italia, ma anche in Europa e in Asia. A partire dall'edizione critica delle opere italiane curata da Giovanni Aquilecchia - e pubblicata con il patrocinio dell'Istituto italiano per gli studi filosofici presso Les Belles Lettres in Francia e l'Utet in Italia - si sono moltiplicate le traduzioni in diversi Paesi. In Giappone, dopo il De la causa, lo studioso Morimichi Kato ha recentemente dato alle stampe il Candelaio, mentre in Cina Lea He Liang fa seguire alla traduzione della commedia anche quella della Cabala del cavallo pegaseo. Si tratta di eventi straordinari: per la prima volta, infatti, in Asia le opere di Bruno vengono traslate a partire dalla conoscenza diretta della lingua e non da altre traduzioni. Nei prossimi mesi si annunciano lo Spaccio de la bestia trionfante in Romania a cura di Smaranda Bratu Elian (che ha già tradotto La cena de le ceneri, il Candelaio e il De la causa), e i primi due volumi della collana delle opere bruniane in Germania (traduzione e testo originale) presso l'editore Felix Meiner, coordinata da un agguerrito gruppo di filosofi tedeschi. Altri progetti ancora sono in corso di realizzazione in Brasile, Inghilterra, Svezia e Spagna. Il discorso non cambia anche sul fronte della saggistica. Basta scorrere la recente bibliografia bruniana, a cura di Maria Cristina Figorilli (Les Belles Lettres), per rendersi conto dello straordinario moltiplicarsi di saggi e volumi nelle lingue più diverse. A distanza di qualche anno, ormai, dal quarto centenario della morte del filosofo (1600-2000) l'entusiasmo per il suo pensiero non sembra arrestarsi.
Le ragioni di questo successo sono molteplici e sarebbe difficile, in poche righe, riuscire a darne conto. Ma credo che alcuni temi presenti nell?opera di Bruno si prestino a un dibattito sempre più attuale. Le pagine dedicate all'uso civile della religione, alla tolleranza, alla separazione tra teologia e scienza, alla necessaria unità dei saperi scientifici e umanistici, alla coerenza tra vita e filosofia, alla libertà del pensiero, al rispetto delle diverse culture possano stimolare una riflessione di notevole spessore.