venerdì 19 marzo 2004

Nietzsche a Torino

Repubblica, ed. di Torino 19.3.04
Quei sogni che abitano dove viveva Nietzsche

"La Mole Antonelliana è geniale, l´ho ribattezzata Ecce Homo"
Nella vecchia casa torinese del filosofo tedesco c´è ora il negozio "My Dream»
di ALFONSO CIPOLLA


«Conoscete Torino? Ecco una città secondo il mio cuore. Anzi la sola. Tranquilla, quasi solenne. Terra classica per gli occhi e per i piedi (grazie ad una pavimentazione magnifica e ad un colore tra il giallo e l´ocra che fonde armoniosamente tutte le cose). Un soffio di buon Settecento. Palazzi di quelli che parlano al cuore; non fortezze stile Rinascimento! E poi: scorger le Alpi dal centro della città! Queste lunghe strade che sembrano condurre in linea retta verso le anguste cime nevose! Aria serena, limpida in modo sublime. Non avrei mai creduto che una città, grazie alla luce, potesse diventare così bella. A cinquecento passi da me il Palazzo Carignano, un grandioso vis-à-vis (costruito nel 1670). Di rimpetto a questo, il teatro Carignano, dove si dà in modo degnissimo la Carmen. Si può camminare per mezze ore di seguito sotto alti portici. Qui tutto è costruito con liberalità ed ampiezza, specialmente le piazze, così anche nel cuore della città si ha un senso superbo di libertà. Vi ho trascinato, s´intende, il mio bagaglio di preoccupazioni e di filosofia».
A eleggere Torino come propria città ideale è Friedrich Nietzsche che visse nella capitale sabauda per ben sei mesi, suddivisi in due soggiorni diversi tra il 1888 e il 1889. Alloggiava in una camera d´affitto al numero 6 di via Carlo Alberto: terzo piano con finestra vista piazza: trenta lire al mese. Padroni di casa erano Davide e Candida Fino, di cui si è tramandata l´esistenza solo per quel loro inquilino eccellente, e non perché titolari di una rivendita di giornali situata davanti agli uffici delle Poste, che all´epoca erano in Palazzo Campana.
Torino non perdona. La sua affannosa operosità è contagiosa. Il filosofo tedesco in quei sei mesi lavorò come un forsennato: scrisse Ecce Homo, completò Il caso Wagner, Nietzsche contro Wagner, L´Anticristo, Il crepuscolo degli Idoli, Ditirambi dionisiaci, e non contento compose anche musica: una ballata in omaggio alla figlia dei suoi padroni di casa e la Preghiera alla vita. A fronte di tanto lavoro, non si saranno certo stupiti i probi coniugi quando il 3 gennaio del 1889 videro sotto casa il loro inquilino abbracciare e baciare un cavallo malmenato, e quindi stramazzare al suolo in deliquio.
Si racconta che Davide Fino, vegliando il malato, ne raccolse le confidenze. «Sono passato vicino alla Mole Antonelliana, l´edificio più geniale che è stato forse costruito per l´assoluto impulso verso l´alto, non ricorda nient´altro se non il mio Zarathustra. L´ho battezzata Ecce Homo e l´ho circondata nel mio spirito con un immenso spazio libero». Fu allora che il buon giornalaio venne a sapere da Nietzsche che Nietzsche non era Nietzsche, ma nientemeno che Dioniso e il Cristo Crocifisso. Il Fino non ci pensò due volte, e per non rischiare di perdere la mesata d´affitto, chiamò immediatamente uno psichiatra.
Ora al numero 6 di via Carlo Alberto, una lapide ricorda il genio del filosofo che in Torino «conobbe la pienezza dello spirito che tenta l´ignoto, la volontà di dominio che suscita l´eroe». Curiosamente, proprio di fronte alla lapide, oggi campeggia l´insegna di un negozio: My Dream, il mio sogno.