venerdì 19 marzo 2004

Emanuele Severino

Gazzetta di Parma 19.3.04
CULTURA— Grande partecipazione per la lezione del docente: «Il tema della verità è l'impegno per il futuro»
Il futuro della tecnica secondo Severino
Il grande filosofo ospite della facoltà di Ingegneria per una conferenza su università e tecnica
di Lisa Oppici


Un viaggio straordinario tra passato e futuro, guidato da uno dei più illustri filosofi del nostro tempo. Davvero affascinante, ieri, la conferenza su «Università e tecnica» tenuta da Emanuele Severino alla facoltà di Ingegneria dell'Università. L'incontro, organizzato dalle facoltà di Architettura e di Ingegneria come quarta «stazione» di una serie di appuntamenti annuali iniziati nel 2000 con Maria Corti, ha fatto registrare il classico «tutto esaurito»: tanti i docenti e gli studenti dietro i banchi ad ascoltare in un silenzio quasi religioso l'intervento del grande filosofo, preceduto dai saluti introduttivi del preside vicario di Ingegneria, Edzeario Prati, del preside di Architettura, Giovanni Bassanelli, di Ivo Iori (docente della facoltà di Architettura e responsabile della collana «Opere inedite di cultura», (in cui a breve sarà pubblicato il testo della conferenza) e di Renato Rizzi, professore associato all'Istituto universitario d'arte di Venezia.
Severino ha accompagnato il pubblico in un viaggio nello spazio e nel tempo, prendendo le mosse dalle caratteristiche necessarie delle istituzioni formative: «Se la scuola e l'università – ha spiegato - hanno il compito di non far vivere "in sogno" i popoli, insegnandogli invece a guardarsi attorno, allora è inevitabile che pongano come contenuto fondamentale la tensione tra il grande passato, costruito all'insegna della convinzione di un senso unitario e assoluto del mondo e delle cose, e il grande presente della frammentarietà: tra la tradizione dell'Occidente e la civiltà della tecnica della contemporenaità, ossia il prevalere di quel modo di pensare che dice no al passato».
Due atteggiamenti diversi, due modi opposti di vedere le cose: l'idea forte di una verità assoluta e di un senso unitario e organico da un lato, la sua negazione dall'altro.
La tecnica è parte integrante dello scontro, anche perché fortemente collegata all'essenza del pensiero filosofico degli ultimi duecento anni. «La sostanza del pensiero filosofico contemporaneo – ha continuato Severino - consiste nel dire che è impossibile un Dio, un centro, un significato fondamentale del mondo, una verità assoluta, un fondamento assoluto. Le competenze scientifiche del nostro tempo e il pensiero filosofico e il suo "sottosuolo" sono due candidati alle nozze: da una parte le competenze specifiche dello scienziato e dall'altra la filosofia, che dicendo che non esiste un limite assoluto apre il campo alla tecnica. Andiamo dunque verso un tempo in cui la tecnica così intesa, cioè unita al sapere filosofico e non vincolata, è destinata al dominio».
In questo dominio già ora si assiste a una sorta di ribaltamento dei ruoli, proprio perché «la tecnica oggi è "lo" strumento, non uno strumento qualsiasi». È lo strumento di cui si servono le forze conflittuali, e al quale esse si affidano per prevalere. Così facendo, però, abdicano in parte a sé: «Oggi tutti si servono della tecnica, e sono così legati alla sua potenza da rinunciare sempre più a loro stessi». Eccola allora trasformarsi da mezzo a fine.
Ed ecco noi avviati verso una sorta di «paradiso della tecnica» che non sarà poi così paradisiaco: «Quello sarà il luogo dove coralmente i popoli avvertiranno che la situazione raggiunta mancherà di un requisito fondamentale: la verità. L'accostamento al problema della verità – ha concluso Emanuele Severino - costituirà l'autentico impegno dell'uomo del futuro».