martedì 23 marzo 2004

un'intervista con Tony Carnevale

Italia Sera 20.3.04
Incontro con il musicista Tony Carnevale tra dischi, scuola di musica e un laboratorio per giovani
"Sono solo un compositore che cerca
di regalare emozioni ed esperienze"


Un bellissimo live dal titolo "Live Rock Symphonic Concert", un laboratorio di musica dove imparare il mestiere della musica, una scuola per capire come "maneggiare" ed usare il rock, e tante altre cose. Tony Carnevale musicista romano da tanti anni "on the road" si racconta in questa intervista esclusiva per il nostro giornale.
- Tony per chi non ti conosce vuoi in modo succinto presentarti ai nostri lettori ?
" Mi piace far iniziare la mia attività nel '75 - avevo 15 anni - in un cinema della capitale quando presentai per la prima volta dei pezzi miei con il mio gruppo d'allora . Poi ho fatto tutta un'altra serie di cose fino ad arrivare a quell'occasione veramente importante che è stata la Biennale di Venezia con una colonna sonora per un film sul barocco. Da lì ho iniziato a lavorare per la televisione, realizzando tantissime cose tra le quali la sigla di "Appuntamento al cinema" a cura dell'Anicagis (oggi ancora in onda) poi l'esperienza discografica con Patty Pravo, che ha interpretato due miei brani. Dal 1991 di certo molti mi considerano e mi conoscono per aver pubblicato lavori definiti "progressive", cosa che se da una parte mi fa piacere dall'altra mi sta stretta".
-Difatti la tua recente uscita live tu l'hai definita come "Rock Sinfonico" piuttosto che progressive...
"Esatto, anche se avrei preferito a questa definizione quella di "sinfonismo moderno", ma forse era meno chiara. Cosa vuol dire? Vuol dire che scrivo la mia musica in stile sinfonico, utilizzando strumenti moderni, come la chitarra, la batteria etc. Questi eseguono "parti" precise, con una scrittura polifonica fortemente contrappuntistica, in funzione di un sound generale dove sono tutti protagonisti. Il termine rock sinfonico avvicina gli amanti del rock spesso restii a sentire parlare di musica sinfonica.."
-E comunque il tuo primo lavoro "Risonanze" del '91 è finito in una enciclopedia del progressive brasiliana...
"E' vero, anche se, a mio parere, non c'è una nota "prog" in tutto il disco! Peccato che non ci si poteva permettere un'orchestra vera. Pensa che è stato realizzato interamente con i campionatori"
-Forse qualcuno ti ha sempre definito in questo genere perché hai collaborato con musicisti dell'area prog italiana come ad esempio Francesco Di Giacomo...
"Forse. Del resto,n anche l'ultimo cd - edito lo scorso anno e riguardante un concerto live del '96 - è stato realizzato con alcuni musicisti/amici, ma ti posso assicurare che l'etichetta di musicista prog mi va molto stretta, poiché spesso è usata per indicare solo un determinato periodo storico piuttosto che un genere. E poi io mi sento un compositore che "vive" di musica a 360 gradi" e che a volte fa anche il prog".
-Tony come è nata l'idea di questo disco dal vivo?
"Durante una lezione con i ragazzi del mio "laboratorio di applicazioni industriali della musica" al Conservatorio di Frosinone, portai per una lezione sul recupero delle vecchie registrazioni con le attuali tecnologie un brano dal vivo di un concerto tenuto a Roma. Un allievo esclamò "finalmente ti sento suonare!". Rimasi perplesso anche perché, pur passando diverse ore insieme, mai mi era capitato di suonare davanti a loro. Forse- pensai- ha proprio ragione, pur suonando da tanti anni non avevo mai pubblicato qualcosa dal vivo. Così tirai fuori dal cassetto questa registrazione live datata 1996 ed iniziai a lavorarci sopra...".
-Dunque, un album nato senza nessuna urgenza discografica...
"Sicuramente, ma non solo. La registrazione riguardava un concerto al "Frontiera" di Roma eseguitocon qualcosa come dodici musicisti ! Un super-gruppo nato dopo un concerto per una manifestazione chiamata "Progressivamente" tenutasi quattro anni prima ".
-Perché non l'avevi pubblicata prima?
"Perché in un primo momento dal punto di vista sonoro non mi sembrava un gran che. Così l'avevo messa in un cassetto. Poi, come ti ho detto, tornò nelle mie mani sette anni dopo. Un ricordo particolare che ho di quel concerto è lo stupore dei presenti nel vedere tutti questi musicisti salire e scendere dal palco".
-Già: circa 80 minuti di gran musica dove suoni alcuni brani dei tuoi primi due album e dove proponi anche "Quadri di una esposizione" di Mussorgsky, conosciuta suite messa su disco negli anni '70 anche da Emerson con Lake e Palmer. Come è nata l'idea di rivisitarla?
"E' stata una mia scelta per far capire al pubblico che la musica può essere lo stile che vuoi ma, quando è bella, è bella e basta, anche se scritta cento anni prima. Questa mia versione poi, è stata riconosciuta dalla Siae come semi-originale per cui posso firmare il brano insieme al compositore russo. Questo perché ho tenuto la partitura originale per pianoforte costruendoci attorno una nuova situazione ritmico-sinfonica. Differente poi da quella realizzata da Emerson che ne fece un brano rock eliminando la parte pianistica..."

Un laboratorio
per i giovani


-Passiamo all'esperienza del tuo laboratorio di musica...
"Un laboratorio iniziato nel 2001 presso il Conservatorio "L. Refice di Frosinone": un'esperienza unica e di cui vado fiero. Un progetto dove insieme ai ragazzi, si attraversano tutte le fasi della produzione musicale, dall'idea iniziale al missaggio definitivo. Il tutto si sviluppa sulla base del rapporto con i partecipanti, senza un programma didattico preciso e con la caratteristica dell'imprevedibilità su quello che si andrà a fare, dato che ogni discorso di carattere teorico scaturisce da un problema di carattere pratico/realizzativo. Tutti lavorano sul proprio progetto originale e sui progetti degli altri con uno scambio di reciproche stimolazioni enormi sulle quali mi riservo di intervenire come provocatore e coordinatore. Non bisogna dimenticare che non facciamo libera espressione artistica. Quella la lascio all'individualità, fuori da questo contesto. Al laboratorio si viene per confrontarsi e sviluppare le capacità creative all'interno di un progetto originale: questa è la nostra unicità. Si impara ad essere autonomi, sfruttando le proprie capacità anche nella musica su commissione, per avere i mezzi per produrre i propri progetti senza il ricatto delle case discografiche...."
-Un progetto che poi si è sviluppato con il passare del tempo...
"Esatto. Il laboratorio si è sviluppato poi al di fuori grazie all'Imaie (Istituto per la tutela dei diritti degli artisti interpreti esecutori) che dal 2002 ci sostiene con delle borse di studio che hanno permesso ai ragazzi di realizzare i propri progetti musicali , lavorando in un vero e proprio studio di registrazione. Attualmente il Laboratorio, che intanto ha cambiato nome e si chiama "Centro di produzione di musica originale", ha sede presso il Music Village Institute di Roma dove abbiamo aperto anche una sezione dedicata ad un altro grande esperimento..."
-Beh, a questo punto, un "segreto" che devi rivelarci...
"Ma tanto non è più un segreto in quanto, ad oggi, è una situazione già avviata. E' una sezione nata specificatamente per la realizzazione di un progetto originale da parte di una band o di un gruppo, partendo da quella particolare situazione che è il fare musica originale "a più mani" seguendo un iter che possa comprendere sia la parte creativa/strutturale che quella successiva, cioè quella strettamente pratica con gli "strumenti in mano". Insomma, l'esperimento o la novità, chiamala come vuoi, consiste nel guidare un gruppo rock a fare un disco dall'idea al master definitivo..."
-Ed è forse per questo che, per poter agire liberamente nel tuo lavoro hai fondato anche una etichetta tutta tua?
"Certo. L' "Artonica", questo è il nome, prima era una società, poi ha continuato l'attività grazie a diversi collaboratori che mi aiutano a portarla avanti. Sotto l'egida di questa etichetta, oltre ai miei lavori, ultimamente abbiamo pubblicato il cd di uno dei partecipanti al laboratorio, Paolo Bianchi. Un lavoro nel quale ho riversato tutta la mia esperienza e la mia struttura operativa".
- Un'etichetta per sentirti svincolato da certi meccanismi discografici...
"Esatto. Io mi sono sempre autoprodotto per avere la libertà di fare quello che più mi piace, senza forzature dovute al mercato. Anche quello di dare "voce" ai giovani rientra in questo discorso. Pochi arrivano al successo o semplicemente a fare un disco, e quei pochi devono sempre accettare dei compromessi; non ultimo, quello di snaturare la propria sensibilità musicale".
-Considerazioni che hai tratto su base di esperienze personali?
"Ovviamente: dopo tanti anni e diverse esperienze, ho capito che la più grossa difficoltà per un musicista è quella di riuscire a vivere "materialmente" della propria produzione originale; attenzione: ho detto musicista e non canzonettaro!! Credo che l'Arte raramente riesca a paga re... Del resto, basta guardarsi intorno per capire ciò che dico: mi riferisco a quei musicisti - e ribadisco il termine "musicisti" - bravi e preparati che, per ovvie ragioni, troviamo sì in televisione ma al seguito di orchestre o, in realtà molto modeste, come luoghi o locali di musica live. Di contro invece, sono un'infintà i cosiddetti "personaggi" che (grazie alla politica delle major discografiche), ci vengono quotidianamente propinati da giornali, radio e tv, alla radio e nei dischi; nella maggior parte dei casi parliamo appunto di personaggi ma certamente, non di musicisti. Non tutto quello che suona è musica. A tal proposito, il mio scopo è di preparare i ragazzi ad essere "musicisti" a 360 gradi e, soprattutto, li alleno e a non lasciarsi catturare da facili illusioni. Spiego loro quanto sia difficile campare di musica in senso tecnico, artistico; credo sia fondamentale che smettano di poter pensare di riuscire a vivere facendo soltanto i turnisti. Debbono imparare a sfruttare anche i numerosi "interessi industriali" che ruotano intorno alla musica (dischi a parte), che siano spot pubblicitari, sigle televisive, ecc. Attività collaterali che possono però confluire nelle esigenze personali finanziando le proprie cose: sembra assurdo ma, per ciò che riguarda le mie produzioni potrei scrivere: "realizzato grazie ai canzonettari, a Mediaset, alla RAI" etc.."
-Certo, stando alle tue esperienze, non c'è proprio nulla che permette a chi studia musica di esprimersi completamente senza pressioni esterne?
"Mah, forse il cinema: l'unica oasi felice di tutto il panorama artistico. Ma il problema è arrivarci... La maggior parte degli spazi sono già occupati e, anche qui, se non sei il figlio di quello o di quell'altro, per chi conta è come se non esisti.. Io ho fatto recentemente due colonne sonore, in ordine di uscita "Una bellezza che non lascia scampo" di Francesca Pirani e "A un millimetro dal cuore" di Iole Natoli, due esperienze particolarissime sia per l'importanza che ha avuto in tutti e due i film la musica, sia perché mi sono trovato a lavorare con due donne, e non bisogna mai dimenticare che ogni rapporto artistico è, o dovrebbe essere, anche e soprattutto un rapporto umano, per cui confrontarsi creativamente. In questo caso, lavorare con due donne è stata un'esperienza diversa e importante. Il cinema, quando lo riesci a fare, ti permette di essere un po' più libero di fare musica e, soprattutto, di cambiare: si entra in una storia, si lavora, si conclude e si passa ad un'altra magari di un genere diverso ".
-Sentimenti provati anche realizzando la colonna sonora di uno dei tre episodi del film di Luciano Emmer "L'acqua e il fuoco", con Giancarlo Giannini e Sabrina Ferilli, film presentato alla Mostra di Venezia.
"No. L'esperienza con Emmer è da dimenticare: non voleva un musicista, ma un juke box; non una colonna sonora ma una sonorizzazione più o meno discutibile... ho sofferto le pene dell'inferno ma avevo un impegno contrattuale..."
- Alla fine di questa bella chiacchierata e dopo aver parlato in pratica di tutte le forme di arte musicale che hai toccato, come ti definiresti oggi e come definiresti la tua bella carriera nel mondo della musica?
"Professionalmente mi definirei un compositore; artisticamente cerco di dare emozioni utilizzando i suoni per comunicare un mondo interiore invisibile...anche se spesso costretto ad usare la stessa arte per vivere...speriamo che il futuro porti i cambiamenti necessari alla società umana per poter valorizzare questi "inutili" mestieri che il mondo attuale sta lentamente facendo sparire ...spero tanto che dal mio laboratorio esca una nuova generazione di musicisti.. "
Per quanti volessero avvicinarsi al mondo di Tony Carnevale, consigliamo i seguenti indirizzi: tonycarnevale@libero.it
http://digilander.libero.it/artonica

Edizione n. 334 del 20/03/2004