martedì 20 aprile 2004

il prof. Federico Masini intervistato da Annalina Ferrante nella ricorrenza della rivolta di Tienanmen

ricevo da Annalina Ferrante:

«ho realizzato una breve intervista a Federico Masini sui fatti di Piazza Tienanmen pubblicato sul sito:
www.radioscrigno.rai.it

Sarà visibile fino a domani sulla home page. Dopo sarà in archivio e ci si dovrà linkare, sempre sulla home page, alla voce "almanacco".
Annalina (18.4.04)»

Per ascoltare questa intervista (che è in formato Real Player) occorre dunque collegarsi al sito sopra indicato e poi cliccare sul link in basso, oppure si può scaricare quel file sul proprio computer cliccando direttamente sull'indirizzo seguente:

http://www.radio.rai.it/radioscrigno/audio/alm218.ram


18 aprile 2004
L'almanacco di Radioscrigno
Nel 1989 i moti e la tragica repressione di piazza Tienanmen


Il 18 aprile 1989, al suono degli slogan "Abbasso la rivoluzione, viva la democrazia, viva la Cina" un pugno di studenti, diventati migliaia nel corso delle settimane, occupava piazza Tienanmen (Porta della Pace Celeste) nel cuore di Pechino.
In questa piazza si svolsero raduni importanti durante la rivoluzione culturale, quando Mao, con la divisa delle Guardie Rosse, organizzava parate che riunivano fino a un milione di persone. Nel 1976 un altro milione di persone riempì la piazza per portargli l'estremo saluto. Nel 1989 fu il teatro di un'occupazione pacifica, tragicamente abbattuta sette settimane dopo, sostenuta da richieste precise da parte degli occupanti: lotta alla corruzione, risanamento dell'economia e più voce nelle scelte politiche future del paese.
Era morto da pochissimo Hu Yaobang, l'ex segretario del partito licenziato per aver appoggiato le proteste studentesche del 1987, e fu Zhao Zyang, l'allora segretario del partito, a farsi sostenitore della protesta studentesca.
Il 20 maggio viene introdotta la legge marziale, mentre il "paladino" Zhao Zyang veniva progressivamente allontanato dai vertici del partito.
In questa data gli studenti iniziano lo sciopero della fame chiedendo un dialogo che sembrava lontanissimo. Le proteste continuano con la costruzione provocatoria di una statua della libertà in polistirolo ma il 28 maggio gran parte della protesta studentesca era rientrata sfinita da una attesa lunghissima e sfidata dal silenzio duro e pervicace delle autorità.
I primi giorni di giugno, infatti, scorrono in una quiete sinistra e surreale tanto che, per esempio, sui quotidiani italiani dal 1 al 3 giugno le notizie sugli avvenimenti cinesi sono commentate da brevi corrispondenze nelle pagine interne.
Ma il silenzio minacciava una reazione che si rivelò tragica. Infatti, alle prime ore del 4 giugno l'esercito cinese interviene con i carri armati e le mitragliatrici pesanti sulla folla radunata nella piazza, mentre per tutto il giorno e fino a not te inoltrata i manifestanti si oppongono con tutti i mezzi possibili all'avanzare nei mezzi corazzati: lanci di pietre, barricate, bottiglie molotov.
La protesta viene soppressa in un bagno di sangue. Il ricordo di Tienanmen viene cancellato d'autorità dalla storia ma non dai protagonisti, dai familiari delle vittime, dai testimoni.
Quattordici anni dopo, va riconosciuto che la Cina è l'unico paese del blocco comunista dell'est a sopravvivere e rimanere saldo e compatto, sia politicamente che economicamente, tra le macerie del muro di Berlino e il collasso e la frantumazione dell'impero sovietico. Ed è una nazione all'avanguardia che ha voluto e saputo conciliare, a leggere i commentatori più attenti, comunismo e capitalismo. Un'alchimia davvero strana e incomprensibile agli occhi occidentali.
Oggi, allora, come possiamo leggere quegli avvenimenti? A che prezzo questo paese dalla cultura millenaria ha raggiunto la sua stabilità? Si può "dimenticare" una tragedia, come mille nella storia, per sopravvivere e costruire un paese nuovo?
Lo abbiamo chiesto ad un testimone d'eccellenza di quei giorni: il Prof. Federico Masini, preside della Facoltà di Studi Orientali dell'Università La Sapienza di Roma.

A cura di Annalina Ferrante