mercoledì 5 maggio 2004

Wen Jiabao in Italia

una segnalazione di Licia Pastore

Il Messaggero Mercoledì 5 Maggio 2004
ARRIVA domani in Italia ...il premier cinese Wen Jiabao
di GIANNI SOFRI
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ARRIVA domani in Italia, per una visita ufficiale di tre giorni, il premier cinese Wen Jiabao, all’interno di un tour europeo che lo ha portato, o lo porterà, anche in Germania, Belgio, Gran Bretagna, Irlanda e alla sede della Ue. Nella prima metà di giugno il Presidente Ciampi compirà una visita di una settimana in Cina.
Primo ministro dal marzo 2003, geologo e ingegnere di formazione, Wen fa parte del gruppo di tecnocrati che occupano i posti chiave nella “quarta generazione” dei dirigenti cinesi del dopo-Mao. Nel marzo di quest'anno è salito alla ribalta con un importante discorso che annunciava una svolta nella politica economica della Repubblica popolare cinese: una svolta subito sancita ufficialmente dalla sessione annuale dell'Assemblea Nazionale del Popolo.
Il vertiginoso sviluppo degli ultimi anni (una crescita del 9,1% nel 2003) ha prodotto o aggravato contraddizioni e problemi, con il rischio crescente di tensioni sociali: una crescita incontrollata della disoccupazione a fronte di quella di un ceto di nuovi ricchi e ricchissimi; squilibri territoriali (le province costiere hanno un Pil che è mediamente quattro volte superiore a quello delle province dell'interno), tra città e campagna (il reddito delle città è almeno tre volte superiore a quello delle campagne). Si aggiungano i milioni (da 100 a 200, a seconda delle valutazioni) di migranti soprattutto giovani che, lasciati i loro villaggi, conducono nelle grandi città un'esistenza precaria: un vero esercito industriale di riserva, ma anche una mina vagante sul terreno sociale. E ancora, i molti danni che uno sviluppo incontrollato sta portando agli equilibri ambientali; e per finire ma in realtà l'elenco potrebbe continuare a lungo c'è il problema dell'energia che lo sviluppo richiede: lo scorso anno, la Cina ha visto aumentare del 31% le sue importazioni di petrolio, del quale è divenuta il secondo consumatore mondiale, dopo gli Stati Uniti, ma prima del Giappone.
La nuova linea proposta da Wen Jiabao ha inteso affrontare per la prima volta questo insieme di problemi: in primo luogo, attraverso un raffreddamento dello sviluppo, che secondo il governo dovrebbe attestarsi quest'anno sul 7%. Ma Wen ha anche invitato a «cambiare il modo della nostra crescita economica», cercando uno sviluppo più equilibrato, più attento alla qualità (e non solo ai record numerici), capace di controllare lo sfruttamento delle risorse e il degrado ambientale, soprattutto di garantire una distribuzione più equa tra le diverse province e tra città e campagna (indirizzando maggiormente gli investimenti dello Stato verso l'agricoltura). Se la proprietà privata era già riconosciuta dal 1999, le si è conferita oggi, con una revisione della Costituzione dell’82 (già più volte emendata), una certezza giuridica (l’“inviolabilità”), che offra maggiore tranquillità agli investitori. Agli imprenditori privati si riconosce non più solo una generica collaborazione all’economia pubblica, ma il carattere di “costruttori dell'opera socialista”. Secondo il “Pensiero” dell'ex Presidente Jiang Zemin, entrato a far parte della Costituzione, il Partito non rappresenta più soltanto i lavoratori e le forze patriottiche, ma “le forze produttive avanzate”, “la cultura cinese avanzata” e “gli interessi della schiacciante maggioranza del popolo cinese”: un'altra apertura nei confronti degli imprenditori privati.
La revisione che l'Assemblea ha approvato - con il 99% dei voti - riguarda anche i diritti dell'uomo, che la Costituzione della Rpc ora “rispetta e protegge” ufficialmente (ma non si vede ancora bene con quali conseguenze pratiche). Ci sono forti dubbi, tra gli osservatori, su questo ampio insieme di innovazioni: dubbi che vertono soprattutto sulla reale possibilità del governo di dar loro attuazione. E' tuttavia importante che vengano ufficialmente riconosciuti, per la prima volta, problemi e contraddizioni che accompagnano il “miracolo” economico cinese di questi anni, e se ne cerchino i rimedi.
Per gli imprenditori italiani (anche se assai meno che per quelli di altri Paesi europei), la Cina è sede di delocalizzazioni, outsourcing e aperture di negozi, che interessano i settori più disparati, dalla meccanica all'arredamento, dall'alta moda ai gioielli e persino al prosciutto sudtirolese. Ma è fonte anche di molte e contraddittorie preoccupazioni che comprendono la contraffazione di prodotti stranieri, i vantaggi “sleali” delle esportazioni cinesi, l'incremento continuo del consumo cinese di materie prime (dal petrolio all'acciaio al carbone), con il conseguente aumento dei loro prezzi sul mercato internazionale; ma anche il timore crescente di una possibile “bolla” cinese dopo la crescita degli ultimi anni.
In alcune interviste degli ultimi giorni, Wen Jiabao ha tentato di rassicurare i suoi interlocutori politico-economici. Ha ricordato come il 55% delle esportazioni cinesi provengano da imprese in cui è presente il capitale straniero, e che nel 60% dei casi lavorano materiali provenienti dall'estero. Ha promesso di aumentare la tutela della proprietà intellettuale e di punire le contraffazioni.
Alla fine di gennaio, il Presidente della Repubblica Hu Jintao venne ricevuto a Parigi in pompa magna, in occasione dell'apertura ufficiale di un “Anno della Cina”: una sorta di lungo festival della cultura cinese ufficiale, con grandi mostre e manifestazioni di ogni genere. Molti parlamentari, soprattutto verdi e una parte dei socialisti, disertarono vistosamente l'Assemblea Nazionale quando Hu vi tenne il suo intervento, intendendo così protestare contro il silenzio di Chirac sul problema dei diritti umani (altri affidarono la protesta a una lettera). Si parlò, su alcuni giornali, di una vera e propria onta per la patria dei diritti dell'uomo. Fra l'altro, il Premio Nobel 2000 per la Letteratura Gao Xingjiang, che vive a Parigi da molti anni, è stato escluso, in omaggio all'ospite, da ogni manifestazione dell'“Anno della Cina”.
Dopo di allora, malgrado l'inserimento nella Costituzione del rispetto dei diritti dell'uomo, non si può certo dire che dalla Cina siano arrivati segnali incoraggianti. Il 5 marzo è stato arrestato un vescovo cattolico. Alla fine dello stesso mese sono state arrestate, sia pure solo per pochi giorni, Ding Zilin e altre due “madri della Tiananmen”. E soprattutto, pochi giorni fa, Pechino ha bruscamente deluso le aspirazioni dei democratici di Hong Kong: malgrado le sue prerogative speciali, la città non potrà eleggere a suffragio universale i propri rappresentanti nelle elezioni del 2007 e 2008. L'anno scorso, ben 5.343 cinesi hanno presentato domanda di asilo politico in altri Paesi (solo da cittadini turchi è venuto un numero maggiore di domande).
Questo sarà dunque, prevedibilmente, uno dei due temi di cui si parlerà fra il 6 e il 9 maggio prossimi: con più probabilità sui giornali che negli incontri ufficiali. Nei quali prevarranno invece i problemi economici. E' di meno di un mese fa la notizia che una Compagnia aerea cinese ha confermato l'acquisto di 21 Airbus, mantenendo una promessa fatta da Hu Jintao a Chirac. Il governo italiano avrà anch'esso qualcosa da farsi promettere?

* Professore di Storia contemporanea e dell’Estremo Oriente, Università di Bologna