mercoledì 23 giugno 2004

donne diavoli e santa Inquisizione
nel napoletano

Repubblica - ed. di Napoli 23.6.04
QUELLE DONNE NELL'ORBITA DEL DIAVOLO
di Giovanni Romeo


Per puro caso, la pubblicazione degli atti di un importante convegno vaticano sull´Inquisizione - cui "Repubblica" ha dato ampio risalto nei giorni scorsi - è venuta a coincidere con la scoperta dei drammatici scenari di satanismo in Lombardia e con le plateali imitazioni degli sconosciuti di Frattamaggiore. Mentre il pontefice ribadisce la condanna del celebre tribunale, da frange del mondo giovanile arrivano segnali inquietanti di disordine e morte. Ovviamente, per i cattolici che dissentono dai severi giudizi ripetutamente espressi dal Papa sugli inquisitori, non si tratta di una coincidenza. Se - sembra di sentirli dire - si prendono le distanze dalle istituzioni che per tanti secoli hanno cercato di preservare la purezza della fede da ogni contaminazione, gli esiti sono ovvi: quando il gatto non c´è, i topi ballano.
Le cose però sono un po´ più complicate. La storia della Napoli della Controriforma può essere un buon punto di riferimento per orientarsi in un terreno così scivoloso.
Tenuti a bada per quasi tutta l´età moderna da due tribunali dell´Inquisizione spesso l´un contro l´altro armati, i napoletani attratti nell´orbita del diavolo non soffrirono più di tanto dei loro controlli, agevolati anche da strategie repressive morbide, propense a un uso calibrato dello strumento giudiziario e, in particolare, delle condanne a morte. Processi, pene infamanti, minacce di scomunica, rifiuti dell´assoluzione sacramentale, non impedirono a molti di essi di dedicarsi a pratiche diaboliche di vario genere. Si pensi alle elaborate cerimonie che caratterizzano la ricerca di presunti tesori sepolti, uno dei passatempi più diffusi nei secoli scorsi a Napoli e nell´area flegrea. Siccome la tradizione vuole che siano dei diavoli a custodirli, riti a base di sacrifici di animali e anche, in rari casi, di esseri umani, sono ritenuti indispensabili per ammansirli e convincerli a non ostacolare gli scavi. Ma la sensibilità che fa da sfondo a queste vicende non è confrontabile in alcun modo con gli atteggiamenti dei satanisti contemporanei. Più che ai cupi scenari di oggi, siamo vicini alla truffa, per gli organizzatori, o al sogno di vincere la lotteria, per chi si lascia trascinare in queste avventure.
Diverso è il discorso per quanto riguarda le confessioni di stregoneria. L´orizzonte evocato in molti di questi racconti presenta indubbi punti di contatto con le drammatiche storie giovanili dei nostri giorni. Mi riferisco alle rivelazioni relative alla partecipazione al sabba e ai rapporti sessuali individuali col demonio, che a Napoli e in tutta l´Italia moderna, al contrario di quanto si è soliti credere, non sono quasi mai conseguenza delle pressioni psicologiche o delle torture di giudici ossessionati da cattive letture. La questione più controversa è quella della partecipazione al sabba, la misteriosa cerimonia notturna condotta dal diavolo, che torna in tanti processi: gruppi di persone, quasi sempre donne, si riunivano davvero di notte nel segno di Satana o presumevano di farlo, suggestionate da unguenti allucinogeni? Oggi si tende ad avvalorare la seconda ipotesi, ma in ogni caso la figura del diavolo intercettava bisogni profondi, irraggiungibili da una Chiesa pur capace di soddisfare attraverso i suoi riti e i suoi culti esigenze altrettanto vitali.
Proprio l´archivio dell´Inquisizione napoletana conserva confessioni di partecipazione a sabba diabolici - non estorte sotto tortura - che non hanno nulla da invidiare ai più celebri processi europei del Seicento. Orge caratterizzate dal patto di sangue con Satana, da balli, da pratiche sessuali libere, anche se prive di godimento, da cibi abbondanti, ma senza sale, e talvolta anche da infanticidi, rientrano nelle esperienze o nelle suggestioni di molte napoletane e lasciano spesso perplessi e incerti i loro giudici. Dinamiche dello stesso tipo sono ancora più evidenti nelle tante rivelazioni di rapporti sessuali individuali col diavolo, che costituiscono uno dei frutti più drammatici, non solo nella Napoli moderna, dell´internamento «rieducativo» delle «peccatrici» da redimere. Quanto più si stringe il cerchio sulle donne e sulla loro sessualità, tanto più il diavolo diventa per molte di esse l´unica alternativa. Giovane, imperioso, bello, si presenta di notte accanto ai letti delle recluse e dà loro i piaceri fisici preclusi dalla morale ufficiale. Uno scenario difficile da immaginare oggi, anche se l´Irlanda di "Magdalene" ci deve far riflettere. In ogni caso, se è vero che l´orizzonte in cui matura il satanismo contemporaneo non è quello della costrizione e della repressione, la sessualità e la morte sono, ora come allora, gli aspetti dell´esperienza in cui la figura del diavolo manifesta nel modo più prepotente la sua straordinaria forza di attrazione.