mercoledì 23 giugno 2004

paura

ricevuto da Paola Franz

www.unito.it
La ricerca italiana guidata da Piergiorgio Strata pubblicata su "Neuron"
IL RICORDO DELLA PAURA PASSA PER IL CERVELLETTO:
SCOPERTA LA PROTEINA CHE NE TIENE TRACCIA

Lo studio è stato realizzato dall'Università di Torino
e dalla Fondazione S. Lucia di Roma


La paura, come il dolore, è un meccanismo di difesa che ci aiuta a prevenire pericoli e situazioni peggiori, ma può anche essere una malattia che fa vivere in uno stato di eterna ansia. Negli esperimenti condotti sui ratti è noto che suoni associati a leggere, ma fastidiose, scosse elettriche vengono memorizzati, dopo una fase di apprendimento, come una “lezione di pericolo”; successivamente, anche il solo suono induce negli animali uno stato di paura e di ansia. La formazione dei ricordi associati ad eventi traumatici è mediata da una struttura posta nella profondità del nostro cervello e che l‘uomo ha ereditato dai rettili, l‘amigdala: quest‘ultima regola gli stati emotivi di paura ed ansietà, mentre alterazioni della sua funzione inducono patologie quali attacchi d‘ansia, depressione ed autismo. In uno studio condotto su topi e pubblicato oggi su “Neuron”, il gruppo di ricercatori dell‘Università di Torino e dell‘IRCCS Fondazione Santa Lucia di Roma, Benedetto Sacchetti, Bibiana Scelfo e Filippo Tempia, guidati dal Professor Piergiorgio Strata, hanno dimostrato che la memoria di un evento che provoca paura è accompagnata da modificazioni stabili in un particolare tipo di sinapsi (formata dalle fibre parallele e dalla cellula di Purkinje). A sua volta tale sinapsi possiede in esclusiva una specifica proteina (la subunità delta2 del recettore del glutammato, codificata dal gene GRID2 la cui mutazione provoca atassia cerebellare); quando questa manca l‘animale “impara” la reazione di paura acquisita ma poi la dimentica, mentre la paura innata rimane intatta. Vengono pertanto confermate alcune recenti ricerche che hanno dimostrato l‘importanza del cervelletto anche nel controllo delle emozioni e non soltanto nella regolazione dei movimenti, come sostenuto per lungo tempo. Negli animali la stimolazione del cervelletto ha provocato reazioni comportamentali indicative di un aumentato stato di paura. Nell‘uomo la stessa stimolazione evoca sintomi psicotici, mentre in pazienti con lesioni in questa sede sono stati documentati gravi disturbi della sfera emotiva (ad esempio depressione ed autismo). Il cervelletto è inoltre in grado di regolare direttamente e indirettamente l‘attività dell‘amigdala e, come dimostrato per la prima volta con questo studio, è coinvolto nella formazione dei ricordi legati alla paura. “L‘identificazione di un sito così specifico per il consolidamento della memoria della paura apre la via - ha dichiarato il Professor Strata - alla manipolazione della proteina coinvolta e alla possibilità d‘interferire con i fenomeni di paura ed ansia. A livello per ora del tutto teorico, la manipolazione di tale proteina potrebbe farci dimenticare esperienze sgradevoli che possono influenzare negativamente il nostro stato psichico. Altra prospettiva, sulla quale attualmente lavoriamo, riguarda lo studio dei meccanismi molecolari della modificazione sinaptica associata alla memorizzazione della paura dimostrata in questo lavoro”. Lo studio effettuato dai ricercatori di Torino e Roma fa parte di un vasto progetto per studiare i meccanismi della memoria e dell‘apprendimento a livello di modificazioni che avvengono nelle sinapsi (plasticità sinaptica); tali studi sono di fondamentale importanza per i processi di riabilitazione. Il progetto è sostenuto dal Ministero dell‘Università e della Ricerca e dal Ministero della Salute attraverso la Fondazione Santa Lucia.