giovedì 9 settembre 2004

un convegno sull'arte preistorica in Valcamonica

Il Messaggero 8.9.04
Si apre oggi un simposio internazionale in Valcamonica, che vanta la più alta concentrazione europea di graffiti
di EMANUELE PERUGINI

ALTRO che primitive manifestazioni di arte, in quei graffiti c’è la storia dell’uomo, la sua psicologia, il suo senso religioso e mitologico. Nei segni scolpiti sulle pareti di rocce sparse in ogni angolo del mondo, non ci sono astratte rappresentazioni della vita così com’era qualche decina di migliaia di anni fa, ma anzi c’è una vera e propria forma di scrittura che ora possiamo iniziare a leggere e decifrare.
È su questi temi che studiosi e ricercatori provenienti da trentasei paesi discuteranno a Darfo Boario Terme (Bs), nel piccolo centro delle valli bresciane, da oggi e fino al 14 settembre prossimo in occasione del XXI Simposio internazionale di Valcamonica dedicato all’ “Arte Preistorica e Tribale, nuove scoperte, nuove interpretazioni, nuovi metodi di ricerca”.
Non è un caso che antropologi, archeologi, storici dell’arte e anche psicologi, abbiano scelto di venire a presentare le loro ultime scoperte proprio in questo sperduto lembo d’Italia. A pochi chilometri da dove sarà organizzato il congresso internazionale, a Capo di Ponte per la precisione, c’è infatti la sede del Centro Camuno di Studi preistorici guidato dal professor Emmanuel Anati, che è anche uno dei principali istituti mondiali in cui si studia la cosiddetta arte rupestre. E proprio quest’anno il centro compie i suoi 40 anni di attività.
Il centro di Capo di Ponte è un punto di riferimento mondiale per gli studiosi di arte rupestre. È infatti la sede del Wara, il World Archive of Rock Arts, un progetto immenso che ha come obiettivo la catalogazione e archiviazione di tutte le realizzazioni di arte primitiva del mondo di cui si abbia conoscenza: secondo le stime dei ricercatori sono almeno 45 milioni di pitture e graffiti e almeno 100.000 manufatti di vario genere.
E sempre qui in Valcamonica, inoltre, c’è la maggiore concentrazione di arte rupestre d’Europa. Un insieme di più di 300.000 immagini istoriate nella roccia che costituiscono il primo sito italiano iscritto dall’Unesco nella lista del “Patrimonio Culturale Mondiale”.
Molti gli argomenti che verranno discussi nel convegno: lo sviluppo del sentimento religioso e mitologico, il significato psicologico dell’arte rupestre e, infine, la possibilità di una traduzione di quel linguaggio primitivo. Per gli esperti che partecipano al simposio infatti, l’arte rupestre è una vera e propria forma di scrittura e c’è anche chi ne ha proposto una traduzione.
«In quei segni - spiega Anati che presenterà il suo ultimo lavoro di ricerca sui graffiti della Valcamonica, il libro La Civiltà delle Pietre - c'è la dimostrazione che lo spirito dell'uomo si è manifestato sin dagli inizi nelle stesse forme che noi oggi conosciamo. Leggere quei segni e scoprire che narrano di questioni di vita quotidiana, come il lavoro, la caccia, i problemi con i vicini, nello stesso modo in cui le viviamo oggi dopo oltre 10.000 anni, è commovente». «Non solo ma in quei graffiti sparsi in tutti i continenti c’è anche la prova che l’umanità - continua - all’inizio della sua storia evolutiva parlava la stessa identica lingua e condivideva la stessa cultura» in ogni parte del mondo, dall’Africa all’Australia, all’Asia e all’Europa. «In ogni continente - spiega - vediamo che l’arte si somiglia, che i simboli usati sono gli stessi, come pure le stesse sono le associazioni simboliche utilizzate. Questo significa che lingua e cultura avevano sicuramente una forte matrice comune».
E quell’antica e primitiva lingua era scritta, non solo parlata. Almeno questo è quanto sostengono due ricercatori francesi, Henry de Lumley e Roland Dufrenne. Il primo infatti ritiene che i graffiti di monte Bego al confine tra Italia e Francia sulle Alpi Marittime siano infatti una vera e propria scrittura geroglifica, molto più vecchia delle altre forme fino ad oggi conosciute. Il secondo invece, venerdì prossimo presenterà la sua proposta per poter tradurre e decifrare quella lingua primitiva scritta nella roccia.