venerdì 15 ottobre 2004

Dario Fo: la storia delle donne

Repubblica 15.10.04
Il Premio Nobel sta preparando lo spettacolo sulla figura femminile nella storia con un laboratorio-cantiere.
Debutto all'inizio del 2005

DAL NOSTRO INVIATO
RODOLFO DI GIAMMARCO

Santa Cristina di Gubbio (Perugia) - Parla di pie signore e di etère greche, della madre di Cristo e di Maddalena, di eroine e prostitute del Rinascimento in pittura, di operaie e suffragette, di badesse e attrici, di pulzelle e "medicone", e di streghe e universo femminile emancipato, di sante e scienziate, e dei ruoli oscillanti di cittadine di ieri e di oggi, il cantiere-laboratorio di Dario Fo che prelude a uno spettacolo della primavera 2005 sul tema del Vangelo e le donne. Un po' lezione, un po' work in progress, un po' prove aperte, un po' story-board con i suoi già visibili disegni-scenografia mostrati dal vivo e proiettati su schermo, gli appunti di Fo hanno preso forma nel corso di cinque giornate di inarrestabili racconti e apologhi a base di citazioni, studi e denunce che hanno avuto per pubblico un gruppo di appassionati della scena e della cultura, dando luogo a sedute mattiniere e pomeridiane nella Libera Università di Alcatraz diretta dal figlio Jacopo Fo, coautore di libri ispiratori come "Il libro nero del Cristianesimo" e "Gesù amava le donne".
Dario Fo, in un´epoca che avalla un´emancipazione politically correct della donna, lei lancia il sasso contro censure e omertà, soprattutto se la prende con una de-femminilizzazione del mondo religioso. Come mai si interessa di culto e clero?
«Non si può assistere alla crescita in presenza e in influenza di donne-manager, di registe, di professoresse universitarie, di giudici-donne o di intellettuali sia artiste che professioniste restando poi in silenzio di fronte al fatto che l´unico campo in cui una discriminazione è pesantemente in atto sia quello della religione. Vale ancora la regola invalicabile dettata dai padri della Chiesa, da S. Agostino e S. Tommaso d´Aquino. Per loro la donna non poteva e non può aspirare ad alcun accesso, neanche per fare il chierichetto o il sacrestano, e l´unico ingaggio resta quello di perpetua, a patto d´essere vecchie e bruttine. E pensare che all´inizio del secolo scorso, nel 1908, una tragedia segnò invece una conquista importante, e fu quando 129 lavoratrici morirono nel rogo di una fabbrica di Chicago, bloccate dall´esterno, cui seguì un corteo funebre dove la gente coprì i loro feretri di mimose, un fiore che è diventato il distintivo della festa della donna. Mi colpisce la discriminazione femminile nella comunità del clero perché paradossalmente sono proprio i vangeli canonici e apocrifi, e le iconografie religiose, a dimostrare quanto il ruolo della donna fosse in auge tanto tempo fa».
E lei se la prende con questo oscuramento, che a dire la verità fu anche politico, sociale, artistico?
«Sì, nello spettacolo cerco di riassumere a modo mio, epico e fabulatorio, tutto quest´orizzonte di concause. Il mistero della scomparsa delle oranti, sacerdotesse dei riti arcaici del Mediterraneo raffigurate in vari bassorilievi, si spiega anche con la nascita di un cristianesimo assurto a culto di stato nell´era di Costantino, ma c´è tra l´altro il concilio di Nicea ad accreditare una moralità maschilista. L´operazione censoria però non abolisce le allegorie e gli appuntamenti che ci sono, ben testimoniati, tra Cristo e le donne: l´affollarsi di figure femminili che lo seguirono in Galilea, di cui ci dà conto tra l´altro la "Deposizione" del Pontormo, l´imbattersi con l´indemoniata, con la sordomuta, il rapporto con la Maddalena spiato da tantissimi pittori come Caravaggio, il Correggio o il Parmigianino. Malgrado tutto, nel Medioevo la bambina neonata doveva aspettare 40 giorni per avere l´anima. E il potere aveva fatto quadrato, come l´arte. Non si videro donne recitare. Shakespeare scriveva per false donne, con attori in veste muliebre. Ma c´è ad esempio la badessa Rosvita che per educare le suore scrive commedie comico-grottesche. Il Ruzante butta giù dialoghi per donne, e lì per fortuna si fece largo, nel Veneto, il fenomeno delle prostitute teatranti che la sapevano più lunga delle signore per bene, "pute" che diventavano poetesse, che fecero le modelle per quadri di pregio talvolta acquistati da loro stesse. E a un certo punto, nel '600, il Papa invitava a pranzo queste meretrici d´alto loco. Poi ci sono casi limpidi come quello di Artemisia Gentileschi, e più tardi, in palcoscenico, quello della Andreini. Ma intanto s´è affermata la leggenda di un'Eva puttana e superficiale».
Sarà polemico?
«Beh, l´americano Dan Brown nel "Codice da Vinci" sostiene che Gesù aveva chiesto alla Maddalena e non a Pietro di mettere la prima pietra. Giuditta che mozza la testa a Oloferne è una fantasia che sa di contentino alle donne, come il culto della Madonna che è un po´ un patteggiamento col popolo. In un´indulgenza del 1517, come ricorda Jacopo in un suo libro, l´ecclesiastico che fosse incorso in peccato carnale con qualsiasi donna era assolto con il semplice pagamento di 67 libbre, 12 soldi. Una materia del genere va decantata (ci rivedremo qui ad Alcatraz fra un mese) e poi vorrei trattarla con Franca, che adesso è affaticata e in crisi per una distrazione di fondi ai danni della nostra associazione per i disabili. Chi meglio di lei accanto a me, per questo argomento?».