Il Gazzettino 14.10.04
NEW YORK - È legittimo mettere una copia dei dieci comandamenti in un'aula di tribunale o un monumento che raffigura le tavole della legge nella piazza pubblica che sta tra parlamento e corte statali? Oppure è un simbolo innegabilmente religioso che viola la separazione tra stato e chiesa?
Gianna Pontecorboli
Dopo venticinque anni di silenzio sui temi religiosi, la Corte Suprema degli Stati Uniti ha deciso ora di prendere in considerazione una disputa che ricorda da vicino quella del crocefisso nelle classi delle scuole pubbliche italiane. I nove giudici che compongono la Corte dovranno decidere nei prossimi mesi chi ha ragione tra due stati che, messi di fronte al problema, hanno preso direzioni opposte. In Texas, infatti, il parlamento locale ha ricevuto in dono dal Fraternal Order of Eagles, un gruppo religioso, una pesante statua con l'iscrizione dei dieci comandamenti e ha deciso di sistemarla nel parco che sta di fronte alla Corte Suprema del Texas, a Austin. Quando un senzatetto locale, Thomas Van Orden, si è rivolto al tribunale per far togliere la statua i giudici gli hanno dato torto. «I dieci comandamenti - hanno stabilito - hanno sia un messaggio religioso che un messaggio secolare. Simboleggiano un giusto governo tra gente libera». In Kentucky, un analogo tribunale non ha invece appoggiato i rappresentanti di due contee, che avevano deciso di appendere delle copie dei dieci comandamenti nelle aule della corte locale e ha ordinato loro di appendere ai muri anche la Magna Carta e la dichiarazione di indipendenza americana. «Specialmente in una corte, la gente non deve sentirsi diversa perchè non partecipa alla visione religiosa prevalente» ha sostenuto l'Associazione per le libertà civili del Kentucky. Adesso, la Corte Suprema dovrà ascoltare gli argomenti delle parti in primavera e probabilmente decidere entro l'estate prossima. La questione, però, rischia di far riaffiorare delle polemiche mai sopite. Già nel 1980, infatti, i nove giudici avevano deciso di far togliere le copie dei dieci comandamenti dalle aule scolastiche. In Alabama, lo scorso anno, il presidente della Corte Suprema statale, Roy Moore, aveva clamorosamente sfidato l'ordine federale di rimuovere un analogo monumento. Per la sua ribellione, Moore ha perso il lavoro ma i suoi sostenitori non hanno perso tempo, ieri, a cantare vittoria. «Dio risponde alle preghiere» ha dichiarato Jimmie Green, un ex giudice del Kentucky che ha rifiutato di togliere personalmente dal muro del suo corridoio il testo delle tavole della legge, «non c'e' ragione migliore per andare in galera che difendere un documento sacro».
«SEGNALAZIONI» è il titolo della testata indipendente di Fulvio Iannaco che - registrata già nel 2001 - ha ormai compiuto il diciottesimo anno della propria continua ricerca e resistenza.
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