venerdì 17 dicembre 2004

ancora sulla malattia mentale fra le truppe Usa

il manifesto 17.12.04
IRAQ, I MARINES IMPAZZITI PER LA GUERRA
Tra i soldati Usa dilagano le malattie mentali, come non si vedeva dai tempi del Vietnam
G.S.

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Sul fronte americano non è solo il numero dei morti in Iraq a preoccupare pur se la cifra dei caduti si avvicina ai 1.300, e non è poco. Anche se nemmeno lontanamente paragonabile agli oltre 100.000 morti iracheni. Quello che gli Stati Uniti stanno per affrontare e stanno già affrontando è un "diluvio di decine di migliaia di soldati che tornano dall'Iraq con seri problemi mentali provocati dallo stress e dalla carneficina della guerra, denunciano i veterani e sostengono i medici militari", è l'allarme lanciato ieri dal quotidiano The New York Times. Su questo terreno il paragone con il Vietnam non è solo una previsione catastrofica ma è già una realtà. Secondo uno studio dell'esercito, un soldato su sei in Iraq presenta sintomi da depressione acuta, forte ansia o disturbi mentali post-traumatici, ma, secondo alcuni esperti, la percentuale potrebbe anche aumentare a uno su tre, la stessa registrata in Vietnam. Siccome finora, secondo il Pentagono, circa un milione di soldati statunitensi hanno servito in Iraq e Afghanistan, il numero di coloro che avranno bisogno di assistenza psicologica per problemi mentali potrebbero superare i centomila.
"C'è un treno in arrivo pieno di gente che avrà bisogno di aiuto per i prossimi 35 anni", ha detto al quotidiano di New York Stephen L. Robinson ventennale veterano dell'esercito che è ora direttore esecutivo del National Gulf War Resource Center. A fine settembre erano già 885 soldati evacuati dall'Iraq per problemi psichiatrici. Quello che era previsto come un rapido e breve intervento in Iraq si è trasformato in un terreno di battaglia che non si era più visto dai tempi del Vietnam, soprattutto a Falluja: imboscate a ogni angolo di strada, impossibilità di distinguere tra iracheni amici o nemici.
Gli effetti sui soldati americani sono disastrosi ed erano stati proprio "i disturbi post-traumatici da stress". Nel suo plotone di 38 militari, 8 hanno divorziato mentre erano in Iraq o da quando sono tornati in febbraio, sostiene Rieckoff, mentre su una compagnia di 120 uno si è suicidato (anche il numero dei suicidi nell'esercito si è moltiplicato). Troppi veterani si danno all'alcool e non riescono più a trovare un lavoro dopo il rientro. "E' quando ritornano e trovano che le loro relazioni non sono normali e che non riescono a mantenere un lavoro che si rendono conto che hanno un problema".
Per prevenire questi effetti l'esercito ha dispiegato "unità per controllare lo stress". Ma Rieckhoff ha detto di averne sentito parlare solo dopo essere rientrato e di non avere mai visto queste "unità" finché comandava un plotone in Iraq.


carta.it 16.12.04

Migliaia i soldati Usa che necessitano di cure psicologiche


Il sistema sanitario americano potrebbe dover far fronte a decine di migliaia di soldati di rientro dall'Iraq con gravi problemi di salute mentale. A lanciare l'allarme sono legali dei veterani e medici militari, citati oggi dal New York Times.
Stando ai risultati di uno studio commissionato dall'esercito, un soldato su sei tornato dall'Iraq denuncia sintomi di forte depressione, ansia o disordine da stress post-traumatico, ma il rapporto potrebbe salire secondo alcuni esperti a uno su tre. Considerando che finora circa un milione di militari hanno prestato servizio o in Afghanistan o in Iraq, stando a cifre fornite dal Pentagono, circa centomila soldati potrebbero aver bisogno di terapie psicologiche. "Sta arrivando un intero convoglio pieno di gente che avrà bisogno di aiuto per i prossimi 35 anni'', ha dichiarato Stephen L. Robinson, direttore del National Gulf War Resource Center, autore di un rapporto per il Center for American Progress, gruppo di ricerca statunitense, sul bilancio psicologico della guerra. Alla situazione di fortissimo stress vissuta sul fronte - spiegano gli esperti - va inoltre aggiunto il fatto che in nessun conflitto recente i soldati hanno avuto così poche certezze sulla durata del loro dispiegamento.