venerdì 17 dicembre 2004

staminali

una segnalazione di Franco Pantalei

ANSA.IT
MEDICINA: POSSIBILE CENTUPLICARE LE STAMINALI DEL CERVELLO

ROMA - Centuplicare la produzione di cellule staminali del cervello adulto: e' quanto e' riuscito a fare il gruppo guidato da Stefano Bertuzzi, ricercatore dell'Istituto Telethon Dulbecco presso l'Istituto di Tecnologie Biomediche del Consiglio nazionale delle Ricerche (CNR) di Segrate (Milano).
La ricerca, pubblicata on line sul Journal of Neuroscience e finanziata anche dalla Fondazione Cariplo, e' stata condotta in collaborazione con Rossella Galli e Angela Gritti, dell' Istituto di ricerca sulle cellule staminali del San Raffaele di Milano, diretto da Angelo Vescovi.
Anche se tradurre questa scoperta in cure richiedera' ancora molti anni, la ricerca e' un passo molto importante verso la possibilita' di riparare lesioni cerebrali e malattie neurodegenerative, come quella di Alzheimer e il morbo di Parkinson. Le ricadute potrebbero essere molto importanti anche per la cura di alcuni tumori.
Si tratta di un passo avanti fondamentale, anche se ''non dobbiamo dimenticare che questa e' una ricerca di base e che siamo ancora lontani dal letto del paziente'', ha osservato Bertuzzi. Ma senza dubbio, ha aggiunto, ''siamo entrati nella stanza dei bottoni del cervello''. Il gene scoperto dal gruppo di Bertuzzi si chiama VAX1. Non e' il primo freno alle staminali del cervello finora scoperto, ma secondo i ricercatori e' indubbiamente il piu' potente.
Due anni fa era stato il gruppo di Angelo Vescovi a scoprire un altro freno biologico delle staminali adulte del cervello nel gene EMX2: quando il gene e' spento le cellule immature si moltiplicano piu' rapidamente, mentre quando e' acceso le cellule maturano e proliferano meno..
Spegnendo il gene VAX1, le cellule staminali del cervello adulto si moltiplicano 100 volte piu' velocemente del normale. ''E' una scoperta importante - ha osservato Bertuzzi - perche' adesso diventa possibile modulare il funzionamento di questo gene per produrre cellule staminali''.
La conferma dell'importanza del gene-freno e' venuta dall'esperimento condotto su cellule staminali del cervello di topi adulti geneticamente modificati in modo da non avere il gene VAX1. Coltivando in laboratorio queste cellule, i ricercatori hanno osservato che si moltiplicano con un ritmo cento volte superiore rispetto a quanto avverrebbe in condizioni normali. ''Con questo lavoro i ragazzi del mio gruppo, in particolare Jose' Miguel Soria, hanno dimostrato che VAX1 e' un potente ostacolo alla moltiplicazione delle cellule staminali del cervello adulte. Il risultato piu' sorprendente e' che in assenza di VAX1 le cellule proliferano 100 volte di piu'''.
Il gene-freno e' una vecchia conoscenza dei ricercatori. Lo stesso gruppo di Bertuzzi lo aveva individuato come il gene fondamentale che guida la maturazione delle cellule staminali del cervello durante lo sviluppo embrionale. ''Adesso abbiamo aggiunto un altro tassello importante - ha detto il ricercatore - perche' abbiamo scoperto che nel cervello adulto il gene VAX1 reprime la formazione delle cellule staminali''. In condizioni fisiologiche e' quindi un gene essenziale perche' nel cervello si trovi presente sempre lo stesso numero di staminali. Ma poterlo disattivare rende possibile avere a disposizioni grandissime quantita' di cellule staminali neurali da usare in future terapie.

Ansa.it
Telethon: possibile centuplicare staminali cervello
17/12/2004 - 13:44

(ANSA) - ROMA, 17 DIC - Centuplicare la produzione di cellule staminali del cervello: e' quanto e' riuscito a fare l'Istituto Telethon Dulbecco di Segrate (Milano). Anche se tradurre questa scoperta in cure richiedera' ancora molti anni, la ricerca e' un passo molto importante verso la possibilita' di riparare lesioni cerebrali e malattie neurodegenerative, come quella di Alzheimer e il morbo di Parkinson. Gli impieghi potrebbero essere molto importanti anche per la cura di alcuni tumori.
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Repubblica 16.12.04 - SUPPLEMENTO SALUTE

L'anno raccontato dai medici
Con le staminali nuove speranze
Le ricerche hanno aperto nuove prospettive di cura I grandi esperti tracciano un bilancio del 2004 con un occhio rivolto al futuro biotecnologico. Intervista a Claudio Bordignon
di Daniele Diena

Il 2004 è stato l'anno delle staminali. Da tempo grande promessa e poi graduale conquista, più volte annunciata attraverso le pubblicazioni dei primi successi della cosiddetta "ricerca di base", la cura con le staminali, le "madri" di tutte le cellule, ha fatto finalmente registrare i primi, attesissimi, risultati concreti sui pazienti. Da Milano a Francoforte, da Boston a Roma fino a Torino, sono numerosi i centri di sperimentazione clinica avanzata che hanno pubblicato le prime casistiche di ammalati delle patologie più gravi con "storie" di regressione della malattia, ottenuta con le staminali, osservate con "follow up" fino a 2 anni. Siamo insomma ad una svolta importante per la medicina, e non solo, che sta avendo riflessi significativi anche sull'economia e perfino sul tessuto industriale. Ne abbiamo parlato con chi è in prima linea su questa frontiera emergente della ricerca e della terapia, il professor Claudio Bordignon, direttore scientifico dell'Istituto San Raffaele, di Milano.
Un anno di importanti avanzamenti scientifici e di nuove prospettive mediche, in particolare per le patologie cardiache.
"Sì, diversi tipi di cellule staminali sono state impiantate nelle aree infartuate del muscolo cardiaco, con risultati alterni e peraltro non sempre soddisfacenti. Le staminali emopoietiche ed i mioblasti del muscolo scheletrico quando si iniettano nel cuore non paiono riuscire a fondersi con il tessuto circostante e a ricostruire correttamente il tessuto cardiaco. In molti casi hanno portato un miglioramento della funzione cardiaca e delle condizioni del paziente, probabilmente per un effetto pro-angiogenico (produzione di nuovi vasi) prodotta dall'impianto di cellule staminali".
La strada invece più proficua?
"Assai più promettenti sembrano gli studi su cellule staminali "specializzate" nella riparazione di vasi e cuore, come quelli svolti da Ziegler dell'ateneo di Francoforte sull'uso delle EPC (endothelial progenitor cells) in Europa e negli Usa dal professor Anversa e successivamente da Schneider sull'uso di cellule staminali endogene".
Che cosa è emerso?
"I risultati sugli animali sono molto promettenti e l'applicazione sull'uomo è attesa a breve. Più conclusivi sono stati i risultati di nuovi metodi per bloccare i disturbi del ritmo cardiaco: una nuova e rivoluzionaria tecnologia ablativa, messa a punto dal dottor Pappone, al San Raffaele, e pubblicata sul "New England Journal of Medicine", è divenuta uno standard terapeutico per il sistema sanitario americano".
Un altro settore d'applicazione delle staminali è quello delle malattie neurodegenerative: cosa è stato fatto?
"Dopo i risultati parzialmente deludenti di uno studio randomizzato di diversi centri Usa, riguardanti il trapianto di cellule fetali nel cervello di pazienti affetti da Parkinson, la ricerca si sta focalizzando su cellule staminali neurali: il gruppo di Fred Gage, con il supporto della società biotech Stem Cells, Inc. sta finalizzando una serie di studi per il trattamento di malattie neurodegenerative congenite ed acquisite (Parkinson e sclerosi multipla). In quest'ultimo settore anche l'Italia è all'avanguardia col gruppo del S. Raffaele (Gianvito Marino ed Angelo Vescovi)".
Queste ricerche stanno rivoluzionando l'industria?
"Direi che l'esempio della californiana Stem Cell Inc. è sintomatico: certe terapie fortemente innovative, come l'uso medico delle staminali, poco si addicono alle strutture di ricerca e di marketing della grande industria farmaceutica. Di conseguenza nuove società biotecnologiche con modelli di sviluppo fortemente innovativi si fanno strada negli Usa come in Europa. Anche in Italia stanno sviluppando modelli terapeutici innovativi (MolMed, Bioxell, Genextra)".
Il progresso di questo filone di ricerca è però frenato dall'acceso dibattito sulle fonti da cui è lecito ricavare le staminali. Tra i nodi da sciogliere c'è l'ammissibilità o meno dell'utilizzo delle embrionali, che sarebbero ovviamente le più appetibili da parte dei ricercatori perché in grado di trasformarsi in tutti i tessuti dell'organismo. In alcuni paesi, come la Corea del Sud, stanno producendo risultati scientificamente avanzati, anche tramite la clonazione, che sollevano però grandi quesiti etici. Come uscire dall'impasse? Secondo il Bordignon è urgente "armonizzare la legislazione in materia a livello sovranazionale".