martedì 14 dicembre 2004

Federico Masini:
cinesi a Roma

Repubblica ed. di Roma 14.12.04
Grazie a un accordo programmatico tra le università potranno iscriversi nelle facoltà della Capitale. Un campus per stranieri
Dalla Cina matricole per Roma i tre atenei aprono le porte
ANNA MARIA LIGUORI

Sapienza, Tor Vergata e Roma Tre aprono le porte agli studenti cinesi. Anzi, sono i rettori delle università cinesi a chiedere con insistenza che Roma accolga, come da decenni fanno Parigi, Londra e Berlino, senza contare l´America e il Giappone, i loro giovani per un intero corso di laurea, master o dottorato compreso. Ma la capitale, come del resto quasi tutta l´Italia, fino a qualche mese fa rispondeva picche: nessuna struttura adeguata, zero possibilità di reggere un´immigrazione culturale massiccia dal paese asiatico. Ora invece i presupposti per un´inversione di rotta ci sono tutti.
Negli ultimi sei mesi si sono succedute decine di delegazioni e visite di docenti cinesi nei tre atenei romani. I contatti si sono stretti al punto tale che il ministero degli Affari esteri il 1° dicembre scorso ha inviato una lettera ai rettori in cui è espresso l´invito «di mettere a disposizione le informazioni sui corsi offerti, sulle accomodation, sulle infrastrutture turistiche e del tempo libero e quant´altro, tramite Internet. Di qui la rilevanza di rendere quanto prima disponibili tali informazioni, per accelerare i tempi, su web almeno in lingua inglese. Ciò consentirebbe ai potenziali studenti cinesi di orientarsi fin d´ora per le iscrizioni in Italia nell´anno accademico 2005-06». Una richiesta che va di pari passo con il protocollo d´intesa appena firmato a questo scopo dai rettori capitolini e cioè di fare «sforzi congiunti per garantire la possibilità alla maggior parte degli studenti cinesi di studiare nella capitale» e a quella del sindaco Walter Veltroni che ha annunciato, pochi giorni fa, l´allestimento di un campus per studenti stranieri, soprattutto asiatici, all´interno di un´area industriale dismessa. Guido Fabiani, rettore di Roma Tre, dice che «occorre entrare in una dimensione internazionale», mentre Alessandro Finazzi Agrò, rettore di Tor Vergata, è «interessato ad ospitare studenti cinesi».
Ma le università romane, anche senza seguire programmi ufficiali, da anni lavorano e costruiscono rapporti, anche d´eccellenza, con gli atenei cinesi. A maggio scorso il rettore uscente della Sapienza Giuseppe D´Ascenzo e un gruppo di docenti sono andati in visita ufficiale presso le università di Pechino, Nanchino, Shanghai e Xi´an per lo scambio di professori e studenti, l´elaborazione di ricerche e attività didattiche in comune. Il preside della facoltà Studi orientali, il sinologo Federico Masini elenca alcuni risultati dell´incontro: «Ho stipulato due accordi con le università di Beida e di Beijing di Pechino. Per quanto riguarda la nostra università l´anno prossimo è previsto l´arrivo di studenti cinesi che potranno scegliere la facoltà da frequentare. Si tratta del primo accordo per lo scambio di studenti in ambito extracomunitario. Attualmente i ragazzi cinesi che studiano in Italia hanno borse di studio del ministero degli Esteri».
A Tor Vergata invece lavora Sandro Schipani, docente di Diritto romano, il giurista italiano che ha curato la pubblicazione del maggior numero di libri in Cina e ha rapporti stretti con i cinesi, ha iniziato a collaborare con l´università di Giurisprudenza di Pechino 15 anni fa: «Ho avuto in questi anni numerosi studenti a livello post laurea alcuni hanno perso il dottorato di ricerca tutti sono adesso docenti in Cina. Abbiano tradotto testi di diritto romano dal latino al cinese insieme ai testi dei nostri codici civile penale e di procedura. Abbiamo pubblicato lì oltre 20 volumi, le nostre traduzione sono stati utili anche per la redazione della loro legge sui contratti. Anche noi traduciamo però le loro leggi in italiano».
Giampaolo Rossi, ordinario di diritto amministrativo a Roma Tre, ha invece cominciato la collaborazione un anno fa ma si è subito appassionato: «Sono appena stato all´università di Changchun, 7 milioni di abitanti, 65 mila studenti a tempo pieno e 25 mila a tempo parziale, dove ho tenuto tre lezioni. Ho proposto una convenzione quadro tra le due università, tra le facoltà di scienze politiche e di giurisprudenza. Un rapporto che spero sia proficuo e duraturo».