domenica 5 dicembre 2004

la violenza contro i bambini

La Stampa 5.12.04
PANE AL PANE
Bambini d’Italia così pochi così maltrattati
Lorenzo Mondo

PARLIAMO di bambini, uccisi, rapiti, venduti. A Volpiano, presso Torino, una madre ha ucciso a coltellate la sua bambina di quattro anni che portava il nome luminoso di Nausicaa. Non ce l'ha fatta a darsi la morte con la stessa arma e sta lottando in ospedale per riemergere a una semivita di dolore e rimorso in compagnia di medici e psicofarmaci. A Mazara del Vallo sono mesi ormai che la piccola Denise è scomparsa dalla strada vicino a casa in cui giocava. Inutili finora le indagini, gli appelli a chi, in quell'ambiente circoscritto, presumibilmente ha visto e sa. E' come se si fosse volatilizzata. Ad Avezzano una immigrata ucraina dai turbinosi trascorsi ha dato alla luce una bimba che, attraverso mediatori interessati, ha venduto ancor prima della nascita a una coppia di coniugi cinquantenni che non poteva avere figli. L'uomo l'ha denunciata come sua, frutto di una relazione adulterina.
E' un piccolo campionario di vicende che hanno al centro, con situazioni e responsabilità diverse, la sorte infelice di bambini in una società evoluta come la nostra. Certo, il caso più atroce si rivela quello di Volpiano, che d'altronde è soltanto l'ultimo di una raccapricciante serie. Storici, sociologi e psicologi mettono in guardia da ogni eccessivo allarme. Sappiamo che nessuna epoca è stata immune dal sacrificio dei bambini. Il mito di Medea è un archetipo che illustra quale terrificante rivalsa possa esigere l'amore tradito, la perdita di senso della vita. E ci viene ricordato che anche in passato, specie nel mondo contadino, erano frequenti le soppressioni di infanti, alla stregua di gattini annegati in un fosso. Ma il turbamento nasce proprio dalla considerazione che per troppe volte siamo ancora lì. La città, che dovrebbe rappresentare il massimo di socializzazione, nutre e occulta storie di solitudine, di abbandono, di lotta stremante con giornate senza redenzione. L'uscita da ancestrali miserie, i più confortevoli accessori, la sanità pubblica non riescono a scongiurare certi drammi.
La sequestrata di Mazara porta il discorso sullo sfruttamento dei bambini. Anche se sfuggono i contorni della vicenda, resta il fatto che Denise è diventata quanto meno strumento di trame criminose. Una esperienza che, quand'anche si concludesse positivamente, lascerebbe in lei una ferita indelebile. Ad Avezzano si registrano invece risvolti contrastanti. Il traffico di denaro getta un'ombra livida su quella che potrebbe apparire la tutta umana disperazione di una madre, inquina l'aspirazione dei compratori a dotarsi di una creatura su cui riversare il proprio affetto. E' un caso di patente imbarazzo per chi deve giudicare tra il dovere di reprimere un losco commercio e la preoccupazione di garantire comunque alla bambina il calore di una famiglia (magari la stessa che ha fatto ricorso a una illecita forma di adozione).
Tutto questo avviene, e suona come tristo paradosso, in un paese come l'Italia, afflitto da un bassissimo tasso di natalità. Dove si uccidono e maltrattano i bambini ma si cerca anche spasmodicamente di procurarseli, a tutti i costi. Quasi una compensazione oscura, e spesso stravolta, all'impoverimento umano del nostro futuro.