mercoledì 29 dicembre 2004

«Malattie mentali è emergenza mondiale»

La Gazzetta del Mezzogiorno 28.12.04
Malattie mentali è emergenza mondiale

ROMA - Ogni venti secondi c’è chi si toglie la vita: ogni anno al mondo sono da 900 ad un milione le persone tra cui tanti adolescenti e ragazzi che decidono da farla finita: un fenomeno inquietante e più grande di un maremoto. Ed accanto ai suicidi crescono la tendenza a «medicalizzare e farmacolizzare» malumori e contrattempi della vita, come evidenziano prescrizioni a dismisura per psicofarmaci, da somministrare in particolare ad adolescenti e bambini, nonché l’intossicazione acuta da alcool.
Sono queste le nuove emergenze sanitarie nel mondo di cui si fa portavoce Benedetto Saraceno, il direttore del ’Mental Health’ dell’Oms, l’Organizzazione Mondiale della Sanità.

«Le malattie mentali ci sono eccome - precisa subito Saraceno - Le stime sono di 150 milioni di persone affette da depressione maggiore e di 25 milioni quelle colpite da schizofrenia e psicosi. Patologie che non sono in aumento ma vengono, oggi, diagnosticate di più come la depressione che prima passava inosservata: a preoccupare ed allarmare sono altri fenomeni».
Intanto i suicidi: ogni anno da 900mila a un milione di persone si tolgono la vita. «Una ogni venti secondi - precisa Saraceno - Se 50 anni fa erano le donne a suicidarsi di più, oggi sono in costante aumento gli uomini ed in particolare i più giovani e ciò è inquietante: non siamo in presenza di un’epidemia però il fenomeno non va sottovalutato».

Perché un adolescente o ragazzo dovrebbe suicidarsi e cosa fare per contrastare questa escalation? «Alla base del suicidio ci sono impulsi violenti - osserva Saraceno - il giovane reagisce in modo impulsivo ad eventi della vita che lo riguardano: parlare e dialogare con adolescenti e ragazzi è fondamentale così come interessarsi della loro vita che è diversa da quella dell’adulto e richiede sempre un sostegno ed un appoggio». L’Oms propone poi la messa al bando dei mezzi più letali: pistole e armi da fuoco; detossificazione del gas e pesticidi. «Chi ricorre ad ansiolitici e tranquillanti - avverte Saraceno - ha molte più possibilità di salvarsi: diventa un tentato suicidio».
Sono i paesi dell’ex-Urss (tra i primi 10 al mondo) quelli a più alta incidenza di suicidi, mentre la Cina è il paese con il più alto numero di donne che si tolgono la vita. «Le zone rurali sono a più alto rischio diversamente da quel che si crede - osserva Saraceno - di suicidio rispetto alle zone industrializzate, alle grandi aree metropolitane».

Dai suicidi all’intossicazione acuta da alcool: sono 90 milioni le persone che abusano di alcool o di sostanze illecite. «La dipendenza da alcool è diminuita: non c’è quasi più l’ubriacone per strada che tutto sommato non era poi tanto pericoloso - nota Saraceno - oggi c’è l’intossicazione acuta, ossia l’abuso di alcool e sostanze una volta la settimana: ciò è alla base degli incidenti stradali mortali e di atti di violenza inauditi».
Forse c’è da pensare che l’intossicazione acuta da alcool sia la causa scatenante di qualcosa che è però già presente, latente? «Forse, ma è difficile dirlo - risponde Saraceno - fatto sta che in stato di forte ebbrezza si verificano incidenti mortali e atti violenti».

E le droghe? «Si consumano ma non si registrano aumenti particolarmente significativi - spiega Saraceno - anche per le droghe iniettabili, mentre capita spesso di incrociare il consumo misto di alcool, droghe e psicofarmaci: una miscela esplosiva». Ecco la cosiddetta cultura della droga per risolvere malumori, disagi e contrattempi della vita, ci si affida a sostanze che eccitano o sedano. «Le iper-prescrizioni di psicofarmaci sono in forte crescita: la tendenza a medicalizzare e farmacolizzare ogni malumore o conflitto della vita - avverte Saraceno -ci preoccupa e molto specie quando si somministrano gli psicofarmaci a bambini ed adolescenti: è questa una tendenza pericolosa da contrastare».

E veniamo alle malattie psichiatriche per eccellenza: schizofrenia e depressione. «Va subito detto che questa patologie - sottolinea Saraceno - sono uguali e identiche in ogni angolo del mondo e che non sono in crescita: solo che oggi rispetto al passato sono diagnosticate di più, come la depressione». Le cifre sono sempre alte comunque. «Stimiamo che la depressione nel 2020 salirà dal quarto al secondo posto dopo le malattie infettive per la disabilità che provoca - osserva Saraceno - in termini di giorni di lavoro persi, di qualità della vita e di costi sociali, molto più elevati di altre malattie come tumori e malattie cardiovascolari».
E per la cura? «Indubbiamente quella farmacologica - ribatte Saraceno - in prima battuta sapendo bene che il farmaco è un sintomatico e poi un mix di farmaci e psicoterapia, di recupero sul piano sociale e lavorativo». E tra le psicoterapie riconosciute dall’Oms, c’è quella ad indirizzo cognitivo - comportamentale mentre invece la classica psiocanalisi freudiana e junghiana, «non la incontriamo mai tra le pratiche terapeutiche: a noi interessa - conclude Saraceno - soprattutto il funzionamento dei servizi, i livelli di assistenza e di cura che debbono assicurare».