mercoledì 29 dicembre 2004

la condanna dei Templari
continua la ricerca sull'antico regolamento di conti tra cristiani

Il Tempo 29.12.04
Documenti inediti dall’Archivio Vaticano. Parla Barbara Frale
di CARMINE MASTROIANNI

LA SERA del 18 marzo del 1314 una fiamma alta ardeva nel cuore di Parigi. Su una pira bruciavano Jacques de Molay e Geoffroy de Charney, rispettivamente il Gran Maestro dei Templari e il Precettore del Tempio della Normandia. Con la loro morte finiva per sempre anche il più misterioso e potente ordine cavalleresco della cristianità. Dopo la storia nasceva il mito.
«Pochi sanno che ad assistere al rogo del Gran Maestro de Molay vi era anche un italiano, il mercante Boccaccino di Chelino, il padre di Giovanni Boccaccio, che si trovava nella capitale francese per affari. Tornato in Italia raccontò l'accaduto in famiglia biasimando "il gesto infame" compiuto dal re Filippo il Bello. L'episodio è narrato da Boccaccio nel De casibus virorum illustrium, un'operetta scritta in latino pressoché dimenticata».
A parlare è Barbara Frale, medievista e Ufficiale dell'Archivio Segreto Vaticano, una delle poche studiose che può svelarci i veri misteri che ancora si celano dietro la storia dei «cavalieri rossi». Frale cita le parole dell’autore del Decamerone, dedicate al maestro dei Templari giustiziato a Parigi: «Iacopo col fratello del Delfino fu condotto all’istesso supplizio che soffersero gli altri. Il quale ambedue con intrepido e costante cuore in presenza del re sopportarono, né niente altro mai dissero, finché a loro bastarono i forti spiriti...Così diceva Boccaccio, padre mio...».
Dottoressa Frale, quali sono le novità sui Templari?
«Posso anticiparle che stiamo studiando nuovi documenti in collaborazione con lo storico francese Alain Demurger. Abbiamo ritrovato i fascicoli di un processo antitemplare celebrato sotto l'egida di frate Bernardo Gui, l’inquisitore dominicano reso famoso da Umberto Eco ne "Il nome della Rosa". Si tratta di un processo di stregoneria in piena regola con tanto di maghi, pozioni e gatti neri».
Recentemente si è romanzato molto sui Templari, soprattutto circa i loro presunti rapporti con il mitico Graal. Ma cosa c'è di vero?
«Il "mistero" a cui gli studiosi stanno lavorando riguarda una celebrazione eucaristica che i Templari tenevano la sera del Giovedì Santo e durante la quale bevevano del vino inteso come sangue mistico. Il rito è talmente strano da non avere alcun riscontro né nella liturgia cristiana né in quella bizantina. Nessuno studioso di simbologia ha saputo darmi una spiegazione, l'unica cosa abbastanza certa e sconvolgente è che tale pratica rituale risalirebbe al primo periodo del cristianesimo, cioè mille anni prima della fondazione dell'Ordine templare».
Nel suo libro sui Templari, edito dal Mulino, non si fa cenno a Napoleone Bonaparte. Eppure si parla di un oscuro rapporto tra il còrso e i cavalieri dalla croce rossa.
«Non affronto l'argomento perché riguarda più la storia contemporanea che non quella medievale. Posso dirle tuttavia che non tanto Napoleone, ma i suoi generali ebbero interesse per i Templari».
In che senso?
«Quando nel 1809 i francesi occuparono Roma, saccheggiarono non soltanto i tesori ma anche i documenti custoditi nel Vaticano. I Marescialli di Francia dimostrarono una particolare predilezione per le pergamene che riguardavano l'Ordine del Tempio, tanto da trascurare degli atti pontificali assai più importanti e preziosi come le preziose bolle d'oro».
È noto che i più potenti graduati dell'esercito napoleonico facevano parte della massoneria, e si è sempre sostenuto che i Templari siano sopravvissuti al 1314...
«I segreti della massoneria sono imperscrutabili. I Templari avevano delle commende disseminate dal Portogallo all'Armenia, dalla Scozia alla Sicilia, eppure all'atto della sospensione dell'Ordine erano conosciuti i nomi di appena un migliaio di cavalieri. Questo è il mistero che noi medievisti dobbiamo svelare. Quanto ai Templari soppressi nel Trecento, scartabellando fra le pergamene dell'Archivio Vaticano, proprio quelle trafugate dai francesi, ho trovato delle notizie sorprendenti che dimostrano come papa Clemente V credesse nell'innocenza dei cavalieri templari. Fra quei documenti infatti c'era anche la bolla emanata dal pontefice nel concilio di Vienne del 1312».
Quella che abolì l'Ordine.
«Non esattamente, e questa è stata una grande sorpresa. Quel decreto sospendeva l'Ordine del Tempio, ma con una sentenza non definitiva motivata oltretutto da cause di forza maggiore. La particolarità di quel singolare atto giuridico è che da settecento anni è ancora in vigore e se un pontefice volesse, potrebbe revocarlo».
Visto che solamente un papa avrebbe la potestas di ricostituire l'Ordine del Tempio, chi sono i tanti templari esistenti oggi in Italia e nel mondo?
«Falsi epigoni, nostalgici che si fregiano di un nome e di simboli dei quali più nessuno possiede il copyright. Altri invece fanno parte di associazioni serie, ma non hanno più nulla a che vedere con i Cavalieri di Gerusalemme. Anzi, nella bolla di Clemente V si minacciava di scomunica chiunque avesse ricostituito o utilizzato i simboli dell'Ordine».