mercoledì 29 dicembre 2004

una polemica piuttosto mal posta:
De Giovanni è per il cristianesimo, Parlato per l'illuminismo

il manifesto 28.12.04
COMMENTO
Povero Cristo
VALENTINO PARLATO

Biagio De Giovanni è persona colta, anche per questo ho letto con attenzione il suo articolo, sul Riformista, dal titolo provocatorio, «Perché dove c'è Cristo c'è più libertà». Accettando, cadendo nella provocazione, sono portato a rispondere con un altro titolo, «Perché dove c'è Robespierre c'è più libertà», anche se Robespierre piuttosto che crocefisso fu ghigliottinato, ma morì egualmente, con il merito, tutto laico, di non essere resuscitato. Non ho niente contro le radici giudaico-cristiane (e sottolineo il giudaico) della nostra Europa, ma cancellare la rivoluzione francese mi sembra eccessivo. Cancellare le guerre di religione, l'Inquisizione e la idolatrata Isabella Cattolica anche. Mi sorprende che Biagio De Giovanni, persona che ha viaggiato nelle terre della filosofia, scopra adesso nel cristianesimo una virtù che del cristianesimo non era propria, quella famosa tolleranza che fu più di Voltaire che dei papi e dei cardinali al seguito. Rimuovere il Concilio di Trento non mi pare opera meritoria per un filosofo che conosce la storia della cultura europea meglio di me. E che infatti scrive: «La libertà dei moderni e la scienza dei moderni si è affermata anche combattendo quelle pulsioni, fino a contrapporsi alla medesima Rivelazione in quanto tale: l'Illuminismo è stato anche (e qualcuno dice soprattutto) questo. Democrazia e Chiesa cattolica si sono contrapposte fino ai tempi recenti». Biagio De Giovanni sa bene che le cose sono andate a questo modo, ma tanto più mi è difficile capire perché dia questo primato al cristianesimo, considerando (oggettivamente) secondari l'Illuminismo, la rivoluzione francese. Mi è difficile capire perché De Giovanni rimuova il Concilio di Trento e anche il Concilio di Papa Giovanni XXIII? E mi è difficile capire la sua apertura al protestantesimo. Mi viene il dubbio che nell'attuale rigurgito bushiano dei valori fondamentali e religiosi non contemporanei, soprattutto europei, stiamo buttando nella spazzatura la rivoluzione francese, l'Illuminismo e pure la buon'anima di Kant.

Che significato ha oggi, in un mondo globalizzato, affermare la priorità del cristianesimo, sia pure in quanto religione (ma non è vero) di libertà? Eppure nel cristianesimo c'è un aspetto per me affascinante: è quello della kenosis, della mortificazione massima del dio fatto uomo: «elì, elì, lamma sabactani». Ma con la kenosis non si può affermare una priorità sul mondo. Quindi è da trascurare. La superiorità cristiana è ben rappresentata dal titolo di testa del Sole 24ore di ieri: «L'onda lunga dei listini». Questo è il vero maremoto. E Cristo che c'entra?

Corriere della Sera 29.12.04
Il ruolo della Chiesa e l’eredità della Rivoluzione francese
Livia Michilli

ROMA - «Dove c’è Cristo c’è più libertà», scriveva lunedì Il Riformista. «Dove c’è Robespierre c’è più libertà», replicava ieri Il manifesto. È un botta e risposta sul primato del cristianesimo e il suo rapporto con la democrazia e la libertà, quello che va in pagina sui due quotidiani. Il monoteismo cristiano, spiega Biagio De Giovanni sul Riformista, «non opprime l’uomo con il proprio comando politico-religioso, ma distingue tra politica e religione» e questo è l’asse della laicità moderna. «Perciò avviene che il mondo moderno si formi anche intorno alla libertà dei cristiani» e la superiorità del cristianesimo, continua De Giovanni, è proprio nell’aver gettato un «seme di libertà» nell’Occidente, che oggi deve difendere la sua visione del mondo e della storia «senza alcun fanatismo ma con ragionevole determinazione». Una tesi contestata da Valentino Parlato che, sul Manifesto, ricorda l’Inquisizione e il Concilio di Trento: «Mi viene il dubbio che nell’attuale rigurgito bushiano dei valori fondamentali e religiosi non contemporanei, soprattutto europei, stiamo buttando nella spazzatura la Rivoluzione francese e l’Illuminismo». Secondo Parlato la superiorità cristiana è ben rappresentata dal titolo che il Sole 24 Ore pubblicava all’indomani del terremoto nel sudest asiatico: «"L’onda lunga dei listini" - diceva il titolo -. Questo è il vero maremoto. E Cristo che c’entra?», si chiede Parlato. De Giovanni gli risponderà domani sul Riformista: «Dobbiamo interrogarci su cosa sia oggi l’Occidente: è davvero ridotto ad un "listino prezzi" che non merita di essere difeso, spostando l’asse del mondo altrove, o è ancora un’entità che rappresenta le forme della libertà politica moderna?».

interviene anche Garavagnuolo, oggi sull'Unità:

L'Unità, 29.12.04
DE GIOVANNI, IL FASCINO DELLA DESTRA HEGELIANA
Bruno Gravagnuolo

Il destro hegeliano. "Perché dov'è Cristo c'è più libertà". Titolo di ieri d'apertura del Riformista, in testa a un articolo di Biagio De Giovanni, a riassumerne le tesi di fondo: a) la libertà moderna si forma "nel cuore stesso della visione cristiana", b) L'Occidente è in campo con una sua visione del mondo "che va difesa con ragionevole determinazione". A supporto De Giovanni cita lo "Hegel cristiano". Ma ne fraintende il senso. Perché il Cristianesimo in Hegel è bensì un punto di svolta storica dove l'Universale infinito con Cristo si incarna nell'uomo (in tutti gli uomini!). E però esso è ancora forma della coscienza alienata, coscienza del servo che ha il divino fuori di sé. Talché quella coscienza servile andrà superata in un Universale laico condiviso e basato sui diritti di tutti e di ciascuno. Insomma il Cristianesimo per Hegel è tappa. Fase storica della liberazione dello Spirito che procede attraverso Lavoro e Sapere. Il che significa primato della Ragione globale, e non già dello specimen cristiano a tutela di un'area geopolitica. In altri termini De Giovanni resta ancorato a un hegelismo angusto (conservatore alla David Strauss) e non coglie la dinamica universalista e "atea" della laicità hegeliana, quella che criticava il Kant della Pace perpetua, colpevole di non prevedere un vero ordinamento statuale mondiale. Eccolo l'epilogo del vero Occidente: democratico e cosmopolita. Altro che meschina difesa della "sua visione del mondo".

Malpelo nell'uovo. Dalle stelle alle stalle. Anche Rosso Malpelo, simpatico corsivista dell'Avvenire vuol parlare di Hegel e della sua Menschenwerdung (incarnazione del divino). E lo fa accanendosi sul refuso di un nostro articoletto sul Natale ("reliqua " invece di "reliquia"). Nonché su presunte desidenze sbagliate ("Hoc facite in comemoratione mea"? Ma è Zwingli sull'Eucarestia). Il resto è tutto un fiorire di punti esclamativi e puntini sospensivi, a indicare lo stupore di Rosso per i traviamenti di una "nostra" idea: il mondo pagano che anticipa il valore etico della persona umana. Con la libertà interiore del sapere e l'eguale dignità degli uomini, da Parmenide a Epicuro. Eresia che scatena le bizze del nostro timorato correttore di bozze. Il suo cervello Dio lo riposi....

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