Corriere deIla Sera 14.1.04
Il pm: violenze sessuali e molestie su ragazzi da 11 a 14 anni. Uno degli indagati è ancora in servizio
«Abusi su minori nel centro cattolico»
Milano, chiusa l’inchiesta su 4 educatori di una comunità legata alla Diocesi
di Paolo Foschini
MILANO - «...tanto da indurre alla fuga, almeno in un’occasione, un ragazzino albanese di undici anni che venne poi ritrovato tremante e terrorizzato nei pressi di un deposito della metropolitana». A volte non serve andar proprio nei dettagli di ogni atto giudiziario per farsi un’idea di cosa è brutto: forse basta la fine, basta immaginarsi quel ragazzino lì, uno fra gli altri, suoi coetanei o appena più grandi. Tutti vittime di abusi e violenze sessuali, vessazioni, maltrattamenti, minacce. E tutti ospiti di una fondazione di ispirazione cattolica, che almeno a livello locale rappresenta uno dei più importanti istituti d’accoglienza per minori sul territorio della Diocesi di Milano. Sotto accusa per l’inferno inflitto a quei ragazzi, adesso, ci sono quattro tra i laici che in quella comunità lavoravano da anni, uno dei quali tuttora al suo posto con ruoli anche di grande responsabilità: ed è la Procura di Milano che, al termine di un’inchiesta condotta con la collaborazione di altri operatori della casa, di quei quattro è ormai pronta a chiedere il rinvio a giudizio. L’istituto, che pure ha una lunga tradizione alle spalle, come molti altri analoghi, ha visto evolvere la sua missione iniziale insieme col mutare dei tempi. Una volta gli ospiti della comunità erano soprattutto figli di famiglie in difficoltà, piazzati lì dal Tribunale per i minori. Oggi sono tutti o quasi tutti ragazzini extracomunitari beccati in giro senza permesso di soggiorno e senza un adulto a farsene carico: ragazzi che i Servizi sociali del Comune dirottano appunto in istituti come quello in questione, pagando una retta che a Milano è compresa fra i 50 e i 100 euro al giorno per ciascun ragazzo. Attualmente la struttura finita nel mirino della magistratura ne accoglie una cinquantina, ma può arrivare a ospitarne alcune decine in più: ragazzi che una famiglia non ce l’hanno o che comunque ce l’hanno molto lontana. E che, se anche non lo è, purtroppo, quasi mai si trova in condizione tale da poter o voler chiamare i carabinieri di fronte a un’ingiustizia - chiamiamola così - subita magari da un figlio. Neppure quando il figlio incontra un orco.
Certo, l’inchiesta stessa ha appurato che non solo di orchi era fatta quella comunità. Anzi. I dipendenti che ci lavorano e che si occupano dei ragazzi a vario titolo sono quaranta o giù di lì (le rette del Comune non coprono neppure le spese) dai cuochi agli operatori specializzati. Per ogni ragazzo, una volta arrivato, viene preparato un progetto di studio, di lavoro, comunque di inserimento sociale: molti funzionano, pare. Ed è stata proprio la «parte sana» della struttura, in particolare un gruppo di pedagogisti, a convincere pian piano alcuni tra i ragazzi-vittima che sopportare in silenzio era un martirio peggiore del male. E che gli sfoghi di lacrime lungo le scale, le confidenze tra compagni di camera, insomma le voci, che ormai da anni andavano comunque correndo all’interno dell’istituto, dovevano essere trasformate in altrettanti verbali d’accusa, denunce con nomi e cognomi: per isolare gli «orchi» dagli altri e fare in modo che i buoni restassero e i cattivi se ne andassero...
I racconti dei ragazzi, che fotografano una serie di fatti specifici risalenti al periodo 1998-2001 e sono ora finiti nel fascicolo del pm Fabio De Siati, di cattivi ne hanno individuati quattro. Tutti dipendenti o ex dipendenti della fondazione. Due se ne sono andati ormai da tempo. Uno, formalmente allontanato quattro anni addietro, è stato comunque stipendiato fino a pochi mesi fa.
Ma il quarto è tuttora responsabile di una delle sezioni in cui le varie attività della fondazione sono divise. Ed è a lui che sono contestati - per quanto sia sempre arduo stilare una classifica dello squallore - alcuni dei comportamenti più violenti nei confronti dei suoi giovani ospiti: comprese le minacce, per indurli al silenzio, servendosi in maniera più o meno esplicita addirittura di «armi custodite nella cassaforte del suo ufficio». I particolari su ciò che un ragazzo di undici-quattordici anni, perché questa era la loro età media, può essere costretto a subire sono persino troppo ovvi per citarli: basti dire che le umiliazioni non erano solo di natura sessuale e comprendevano le punizioni più varie. Di qui l’accusa di maltrattamenti, in aggiunta a quella principale. L’inchiesta è stata chiusa a metà dicembre, il fascicolo consegnato agli indagati pochi giorni fa. In assenza di richieste difensive da parte loro, nei prossimi venti giorni, la Procura è pronta a mandarli a processo.
«SEGNALAZIONI» è il titolo della testata indipendente di Fulvio Iannaco che - registrata già nel 2001 - ha ormai compiuto il diciottesimo anno della propria continua ricerca e resistenza.
Dal 2007 - poi - alla sua caratteristica originaria di libera espressione del proprio ideatore, «Segnalazioni» ha unito la propria adesione alla «Associazione Amore e Psiche» - della quale fu fra i primissimi fondatori - nella prospettiva storica della realizzazione della «Fondazione Massimo Fagioli»