martedì 4 gennaio 2005

la timidezza è innata?

Repubblica 4.1.05
Uno studio del San Raffaele di Milano: dietro rossori e isolamento un motivo biologico

Timidi a causa di un gene
Un'alterazione modifica il comportamento dei bambini
di FRANCO VERNICE


MILANO - Vostro figlio arrossisce per un nonnulla e magari si isola davanti ai giochi dei suoi amici? Forse al San Raffaele di Milano hanno scoperto il motivo: un gene nascosto nel Dna. Il «colpevole» è stato battezzato con una sigla: «5-HTTLPR», un gene che, in una sua particolare versione, rende i bambini che lo hanno nascosto nel loro bagaglio genetico più timidi e insicuri dei loro coetanei. La prova, secondo i ricercatori dell'Università vita e salute del San Raffaele di Milano guidati dal professore di psicologia clinica Marco Battaglia, che la timidezza, in certi casi, può avere appunto una finora insospettata causa genetica.
La ricerca è stata effettuata selezionando un gruppo di 300 ragazzini lombardi tra i quali è stato individuato un sottogruppo di 49 bambini di età compresa fra i 7 e i 9 anni. Spiega il professor Battaglia: «La cosa nuova e chiara che è emersa è la relazione fra il gene della timidezza e il comportamento cerebrale, stabilendo un rapporto causale fra quel particolare gene e l'emotività. Per la prima volta si dimostra che alcuni geni comunemente presenti nella popolazione possono influenzare non solo alcuni aspetti del comportamento umano ma anche le modalità attraverso le quali il nostro cervello analizza informazioni importanti nella comunicazione fra le persone, come i segnali non verbali di accettazione o rifiuto».
Gli scienziati milanesi si sono mossi in questo modo: un anno fa hanno studiato le reazioni dei piccoli e il loro grado di timidezza nella vita di tutti giorni. Poi hanno proceduto allo studio del loro Dna con un semplice prelievo di saliva. Quindi, hanno fatto scorrere su un monitor immagini di altri ragazzini dalle diverse espressioni: allegre, rabbiose e neutre. «Di fronte alle manifestazioni di gioia la reazione era uguale per tutti, mentre di fronte ad atteggiamenti di aggressività ci siamo accorti che il cervello di alcuni bambini reagiva in maniera differente, con maggior coinvolgimento emozionale. Un aiuto particolare ci è arrivato dalla possibilità di studiare alcune coppie di gemelli, una risorsa straordinaria per poter distinguere fra origine genetica e condizioni ambientali», racconta ancora Marco Battaglia. Risultato: l'indizio chiaro, in pratica, di un'inferiore difesa davanti a situazioni sgradevoli. «E in questi casi la predisposizione all'ansia risulta superiore», sottolinea ancora Battaglia
Si calcola che l'8-10 per cento dei nostri figli siano timidi: «Metà di loro, crescendo impareranno a gestirsi da soli. L'altra metà correrà invece maggiori rischi di restare vittima dell'ansia, dell'ipertensione e, con gli anni, a essere più inclini, per esempio, all'alcolismo come forma di automedicamento», avverte lo psicologo del San Raffaele.
Da qui l'importanza di una diagnosi precoce della timidezza e la conseguente possibilità di un intervento ancora in età infantile. Il risultato del lavoro dei ricercatori comparirà sul numero in uscita di Archives of general psichiatry.