Corriere della Sera 25.1.05
«Mi presenterò con un programma differente, non alternativo». L’ipotesi di tenere una «consulta» sui contenuti
Bertinotti a Prodi: lo strambo sei tu
Il leader prc non arretra, poi la telefonata di tregua: saremo leali, ma obbedire non si usa tra pari
di Francesco Alberti
MILANO - Finisce con Bertinotti che, rivolto ai compagni di partito, propone di appendere nei locali di Rifondazione una foto con la scritta «Sono Fausto, lo Strampalato». Finisce con Romano Prodi che, dopo un lunedì bolognese speso nella «Fabbrica del programma», si sente al telefono con l’alleato e i toni, assicurano, sono «distesi». Finisce con i prodiani che lanciano messaggi ovattati a Fausto il Rosso: nessuna intenzione di andare alla guerra sulle primarie, però è innegabile che gli elettori debbano essere messi in condizione di capire le eventuali differenze tra i competitori. Finisce, si direbbe, a tarallucci e vino. Se non fosse che dietro al botta e risposta tra Prodi e Bertinotti, dietro al termine «strampalerie» con il quale il Professore ha criticato l’intenzione dell’alleato di correre alle primarie senza un programma veramente alternativo, si celano tatticismi e strategie per nulla convergenti. Per questo, al termine di una giornata condita da punzecchiature e piccoli avvertimenti, è lo stesso leader del Prc a chiudere il coperchio della polemica, assicurando che «le primarie, se si faranno, non influenzeranno i rapporti nella coalizione», che «l’avversario da battere è Berlusconi» e che rispetto al ’98 «è tutto cambiato, saremo leali». E intanto da ambienti di Rifondazione rimbalza l’ipotesi di far precedere le primarie da una sorta di «consulta di programma» aperta a partiti e sindacati: un modo per disinnescare la mina. Per ora, comunque, Bertinotti non molla la presa. Respinge al mittente l’accusa prodiana di «strampalerie»: «Sono licenze poetiche - dice con sorriso a fior di labbra - di un autorevole dirigente politico italiano». Aggiunge: «E poi "strampalerie" è una parola che non esiste nel vocabolario (e qui sbaglia: Zingarelli docet, ndr.). In ogni caso, l’unica vera stramberia sarebbero primarie con un solo candidato». Insomma, facciamola finita: «Non le ho inventate io queste consultazioni. Casomai sono stato trascinato». Ritirarsi? Neanche a parlarne: «Si tratta di pressioni del tutto incoerenti con l’idea della democrazia. Che inizia da due: e io sono il secondo». Un secondo che potrebbe anche essere primo al traguardo, perché «non è vero che aprioristicamente un candidato moderato sia più competitivo di uno di sinistra». E se sarà lui a vincere, avverte, allora Prodi potrebbe saltare in aria, «e sarebbe l’unico modo accettabile per cambiarlo».
Che poi lo stesso Bertinotti consideri remota una tale eventualità, e subito si affretti a definire l’uomo dell’Ulivo «un buon candidato del centrosinistra», è altra cosa. Di certo non saranno «sofismi semantici» a fermarlo: «Mi presenterò con un programma differente da quello di Romano, ma non alternativo, io sono alternativo a Berlusconi». E di fronte al rischio, in caso di sconfitta, di doversi adeguare alle scelte della maggioranza, il capo postcomunista assicura «lealtà». Che è cosa diversa però dall’«obbedienza» chiesta da Prodi: «Quel termine - sibila - non si usa tra pari...».
«SEGNALAZIONI» è il titolo della testata indipendente di Fulvio Iannaco che - registrata già nel 2001 - ha ormai compiuto il diciottesimo anno della propria continua ricerca e resistenza.
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