martedì 25 gennaio 2005

«storia dei corpi»

Repubblica 25.1.04
LA VERA STORIA DEL TUO CORPO

parla Alain Corbin, direttore di una grande opera sull'argomento
Oggi si cerca di evitare il dolore: bellezza ed efficienza sono lo specchio del benessere
Solo con l'Illuminismo comincia uno studio più attento e scientifico
Per secoli i punti di vista della Chiesa, della scienza e dell'arte si sono confusi
Nel Medio Evo era considerato la prigione dell'anima e dunque si doveva mortificare
intervista di FABIO GAMBARO


PARIGI. «Il corpo è un luogo conflittuale ove si sovrappongono una varietà di rappresentazioni, credenze e sistemi simbolici, attraverso i quali, ad ogni epoca, il dato soggettivo lotta con la norma sociale». Da molti anni, Alain Corbin si occupa del corpo come oggetto d'indagine storica, scandagliando la complessità di una realtà materiale su cui si sovrappongono proiezioni culturali e scientifiche che di volta in volta ne modificano la percezione, le fattezze e i comportamenti. Non stupisce, quindi, che insieme a Georges Vigarello e Jean Jacques Courtine, egli sia all'origine di un vasto progetto che, dopo quasi dieci anni di lavori, è giunto finalmente in porto.
Stiamo parlando dell'imponente Histoire du corps, di cui vengono oggi pubblicati i primi due volumi, De la Renaissance aux Lumières e De la Révolution à la Grande Guerre (Seuil, pagg. 573 e 442), mentre per il terzo, Le XX siècle, si dovrà attendere l'autunno. Quella concepita dai tre storici francesi è un'opera ricchissima, che spazia dal Rinascimento ai giorni nostri e che mette in luce la lenta evoluzione della percezione collettiva del corpo e delle sue innumerevoli implicazioni, utilizzando una grande varietà di dati e prospettive: dai progressi della medicina alle posizioni della chiesa, dalle visioni degli artisti alle pratiche igieniche, dalla percezione del dolore al trionfo dello sport, dalla scoperta della sessualità alla fascinazione di fronte al deforme, dalle riflessioni filosofiche all'uso del corpo in guerra e sul lavoro.
«In passato, sono stati pubblicati diversi studi sul corpo nell'antichità e nel medioevo, ma nulla sull'epoca moderna e contemporanea», spiega Corbin, che insegna alla Sorbona ed è autore di numerosi saggi, tra cui Storia sociale degli odori, L´invenzione del tempo libero e Il mondo ritrovato di Louis-François Pinagot. «Per questo periodo, mancava soprattutto una storia globale che tenesse conto di tutti i possibili approcci e fosse capace di ricostruire i diversi sistemi di rappresentazioni che, dal Cinquecento all'epoca contemporanea, hanno modellato la nostra concezione del corpo. Si pensi ad esempio a come, tra il XVI al XIX secolo, i punti di vista della chiesa, della scienza e dell'arte si sono confusi e sovrapposti. Nella prospettiva storica, il corpo è sempre una realtà poliedrica e sfuggente, la cui percezione varia con l'evolvere delle condizioni materiali e culturali».
Una realtà in cui la distinzione tra soggetto e oggetto diventa problematica?
«Il corpo è un oggetto diverso da tutti gli altri, giacché è un oggetto che contiene il soggetto. Noi stiamo dentro al nostro corpo, ne abbiamo coscienza, lo percepiamo come un oggetto d'indagine, ma naturalmente non possiamo mai separaci da esso. Inoltre, nel corpo sentiamo costantemente il lento lavorio della morte. È dunque un oggetto la cui fine è sempre annunciata».
Il vostro lavoro mostra quanto sia lenta l'evoluzione delle conoscenze relative al corpo...
«In effetti, nel Rinascimento il corpo è ancora pensato come un'entità legata al cosmo da una serie di fili più o meno invisibili, che gli attribuiscono un carattere magico e misterioso. Nel corso del Settecento però diventa oggetto d'osservazione e di sperimentazione, attività da cui a poco a poco emergere l'idea di un corpo concepito come una macchina. Molti studiosi, da Cassirer a Foucault, hanno sottolineato l'importanza di questa lenta evoluzione che ha progressivamente liberato il corpo dalle sue relazioni con un universo di forze oscure».
L'avvento del punto di vista della scienza e della medicina è stato un processo lineare?
«Tutt'altro. L'evoluzione è stata irregolare, ricca d'andirivieni, di elementi contraddittori e di credenze ricombinate con le conoscenze scientifiche. La medicalizzazione del corpo e il primato delle conoscenze scientifiche s´impongono molto lentamente, dato che resistono a lungo le ricette tradizionali e i consigli dei ciarlatani. Nel XVIII e nel XIX secolo il discorso dei medici è recepito solo da una ristretta élite sociale. È vero che a quell'epoca vengono pubblicati alcuni grandi manuali di fisiologia, ma ciò non significa che quelle nozioni appartenessero a tutti. Chi si mostra particolarmente attento ai progressi della medicina è il mondo degli artisti, basti pensare ai corpi perfetti e muscolosi che appaiono nella Zattera della medusa di Gericault. Oggi le conquiste della medicina si diffondono rapidamente. In passato esse penetravano nel corpo sociale, modificandone i comportamenti, solo in maniera lentissima. Spesso, inoltre, le conoscenze scientifiche si confondevano con le credenze anteriori».
Può fare qualche esempio?
«Alla fine dell'Ottocento era ancora diffusa la teoria dell'"impregnazione", secondo la quale una donna restava segnata per sempre dalla prima relazione sessuale. Di conseguenza, si pensava che il figlio avuto da un secondo uomo ereditasse i tratti somatici del primo amante. Inoltre, in certe campagne francesi, a metà del Novecento, si continuava ad attribuire doti magiche al sangue mestruale. Insomma, vecchio e nuovo convivono a lungo, anche perché il corpo è il luogo dove si affrontano sempre diverse visioni del mondo. Nel corso dell'Ottocento, la relazione tra corpo e sessualità è dominata dal conflitto tra tre diverse entità. La morale cattolica che condanna il piacere e la carne. La medicina che attribuisce al corpo la missione della riproduzione della specie. La natura vede nel piacere il miglior modo di utilizzare il corpo umano. Sono tre letture diverse del mondo con cui gli individui, e i loro corpi, devono fare i conti, cercando di risolvere lo scontro tra pulsione, soggettività e norma sociale».
Un conflitto che emerge fin dal XVIII secolo.
«Il secolo dell'illuminismo approfondisce molto la conoscenza di sé. I diari dell'epoca ci trasmettono la testimonianza di una ricerca attraverso la quale gli uomini provano a definire meglio il corpo, i suoi limiti e i suoi comportamenti, confrontandosi con la norma medica, la norma igienica e la norma religiosa. Dato che la percezione del proprio corpo è sempre all´intersezione di un sistema di norme multiple, lo scontro tra affermazione di sé e rispetto delle convenzioni sociali è presente ad ogni epoca, anche se in forme e modi diversi. Oggi ad esempio il discorso moralistico della chiesa sembra in declino, mentre la riproduzione della specie come missione del corpo non è più un imperativo per nessuno. In compenso, agiscono nuovi imperativi».
Quali?
«Accanto ai canoni di bellezza imposti dalle mode (che per altro esistevano anche in passato), agisce l'obbligo di sentirsi bene e in armonia con il proprio corpo, controllandone tutte le manifestazioni, sentendolo e stimolandolo al meglio. Le norme contemporanee impongono di sfuggire al dolore, obbligandoci ad essere sempre disponibili al piacere. Un corpo bello ed efficiente è necessariamente lo specchio del nostro benessere».
C'è stato un tempo in cui era considerato lo specchio dell'anima...
«Le relazioni tra corpo e anima hanno sempre affascinato gli uomini. Per la filosofia medievale, il corpo era la prigione da cui l´anima doveva evadere per raggiungere la salvezza. Il corpo cessa di essere il vile contenitore dello spirito solo con il naturalismo del XVIII secolo. Più tardi, nel corso dell´Ottocento la scienza del corpo cerca di capire in che modo il cervello agisce in accordo con gli altri organi. Mentre nel XX secolo, con la psicoanalisi, il soggetto s'identifica con il proprio corpo, il quale diventa sintomo dell´inconscio. Detto ciò, il mito del corpo come specchio dell'anima ha resistito fino a oggi, basti vedere l'attenzione ossessiva che prestiamo all'apparenza esteriore».
Un'attenzione che alimenta il narcisismo e il culto di sé...
«È vero, il culto del corpo è oggi una tendenza dominante, che forse si spiega con il disincanto del mondo e l'appannarsi delle credenze religiose. Nel momento in cui non c'è più salvezza nell'aldilà, ci si rivolge alla realtà concreta della natura, e quindi al proprio corpo. A volte in maniera ossessiva. Così, la chirurgia estetica, che ai suoi albori era solamente riparatrice, oggi è al servizio di una bellezza fantasmatica inseguita a qualsiasi costo. Trapianti, impianti e protesi varie trasformano però il corpo in un ibrido, nel quale sempre più convivono naturale e artificiale. Senza dimenticare che i progressi della genetica e della clonazione finiranno per produrre trasformazioni profonde nella nostra percezione. Il corpo rischia di non essere più quello che è stato finora. Probabilmente siamo nel mezzo di una svolta epocale, le cui conseguenze per adesso sono difficili da decifrare e misurare».