sabato 26 febbraio 2005

irrefrenabile Sopsi
i "cioccolatisti"

farmacia.it
25 Febbraio 2005 - 17:16
PSICHIATRIA: AUMENTANO I "CIOCCOLISTI"
I CACAO-DIPENDENTI/ANSA


(ANSA) - ROMA, 25 FEB - Il cioccolato rende più dolce la vita ma, a volte, è molto di più: non soltanto un grande piacere del palato, bensì una vera e propria forma di dipendenza. Si tratta di un fenomeno relativamente nuovo ed è solo da poco che gli specialisti hanno cominciato a studiarlo. Gli psichiatri, però, assicurano: i "cioccolisti", ovvero i cacao-dipendenti, sono in crescita e si contano soprattutto tra donne e adolescenti. A puntare i riflettori sul fenomeno gli psichiatri riuniti a Roma per il X Congresso della Società Italiana di psicopatologia (Sopsi), che ne hanno discusso in una apposita sessione. Ma da dove nasce quello che gli esperti definiscono il "craving", ovvero il desiderio irrefrenabile, per il cioccolato? Il cacao, ha spiegato la psichiatra dell'Università La Sapienza di Roma Angela Iannitelli, "contiene numerose sostanze biologicamente attive e simili ai cannabinoidi che potenzialmente possono causare comportamenti anomali e sensazioni psicologiche vicine a quelle prodotte dalle sostanze d'abuso". In altri termini, il cioccolato funziona come un "riequilibratore dell'umore, dando un immediato effetto di benessere", ma i principi attivi in esso contenuti, precisa l'esperta, sono comunque blandi e non determinano effetti negativi come per le droghe e l'alcol. Così, può succedere che il consumo occasionale di cioccolato, magari per "tirarsi un po' su", possa trasformarsi in abuso e dipendenza: "Abbiamo ad esempio osservato - ha affermato Iannitelli - che molti giovani, soprattutto se in condizioni di particolare stress, consumano cioccolato come una sorta di self-therapy; anche se inconsapevolmente, cioè, ricorrono al cacao proprio per riequilibrare un deficit biologico, come nel caso di un basso livello dei neurotrasmettitori coinvolti nella regolazione dell'umore e che alcune sostanze contenute nel cioccolato riescono ad integrare". E che il fenomeno del cioccolismo sia una realtà lo dimostra un recente studio, probabilmente il primo del genere, coordinato appunto da Iannitelli: intervistando un campione di 350 studenti universitari (da 20 a 28 anni) è infatti risultato che ben il 63,87%, in prevalenza tra le donne, ha una forma di vera e propria dipendenza dal cioccolato; il 34,25% , invece, lo consuma vivendo poi profondi sensi di colpa e il 45,77% consuma cioccolato in modo funzionale, ovvero come self-therapy quando si sente sotto stress o negli stati di ansia. Insomma, il popolo dei cacao-dipendenti sembra in crescita, soprattutto tra le donne: ma per il sesso femminile, precisano gli esperti, possono entrare in gioco anche i cambiamenti ormonali, che rendono il craving per il cioccolato particolarmente acuto in relazione alle fasi del ciclo mestruale. Ma la cioccolato-dipendenza fa male? "Non ci sono danni dimostrati - ha affermato Iannitelli - ma è chiaro che per particolari persone, ad esempio con altre patologie in atto, un abuso di tale sostanza potrebbe dare effetti negativi". Il vero problema, però, è psicologico: "Come per tutte le altre sostanze d'abuso - ha rilevato la psichiatra - si cerca all'esterno la soluzione di un problema e di un malessere che è tutto interiore". E quando l'abuso diventa vera dipendenza si possono raggiungere comportamenti-limite: "E' il caso - ha affermato lo psichiatra Icro Maremmani dell'Universita' di Pisa - di chi comincia a consumare cioccolato in segreto, sceglie di frequentare solo luoghi dove sia disponibile questo prodotto o addirittura arriva a selezionare il partner e gli amici sulla base del loro consumo di cioccolato per non sentirsi "sotto accusa". Ma in fondo, il cioccolato rappresenta anche una via più facile e sicura al piacere: "E' una sostanza non pericolosa, facile da reperire e soprattutto non illegale, ma riesce a dare - ha concluso Maremmani - momenti di piacere di cui, nel ritmo frenetico della società moderna, si è sempre di più alla ricerca". (ANSA).