L'Unità 26 Febbraio 2005
Laici, una specie a rischio
Nicola Tranfaglia
Diciamo la verità: la crisi politica che attraversa l'Italia sembra dipanarsi verso un esito sempre più disastroso. E tra i protagonisti della crisi la Chiesa cattolica occupa un posto centrale.
Negli anni in cui il partito cattolico deteneva la maggior porzione di potere politico, i partiti politici italiani si muovevano con notevole autonomia.E le scelte parevano dettate soprattutto dal confronto sulla politica economica, sociale e culturale, sulla politica estera, sui grandi temi di contrasto che dividevano gli schieramenti.
Oggi i partiti e i due blocchi dello schieramento sono divisi su tutto ma il Vaticano sembra esercitare su di essi un potere inusitato. Quando si svolsero i due referendum decisivi per la secolarizzazione del Paese nel 1974 sul divorzio e nel 1981 sull'aborto i cattolici furono presenti nel fronte referendario con le posizioni diverse dettate dal loro modo di interpretare la politica italiana e i destini del Paese e in tutti e due i casi i referendum segnarono la vittoria del fronte referendario grazie alla robusta presenza di cattolici democratici al loro fianco. Ora le cose sembrano essersi rovesciate e i cattolici presenti nell'uno e nell'altro schieramento si oppongono compatti al referendum sulla fecondazione assistita.
È come se il primato della politica tanto decantato a destra e a sinistra suoni come un'espressione a vuoto giacché i comportamenti sembrano segnare per i cattolici di destra come per quelli di sinistra il primato della dottrina della Chiesa.
Soltanto così si può spiegare il fallimento dei negoziati tra l'Unione di centrosinistra e i radicali che si é consumato nella sera di mercoledì dopo che le trattative erano andate avanti alcuni giorni e sembrava, a giudicare da quel che ne hanno detto i mezzi di comunicazione, che gli ostacoli fossero stati superati e che fosse imminente un annuncio di accordo, sia pure parziale, tra le due parti.
Nel centrosinistra si dice che é colpa dei radicali invitati a una netta scelta di campo e nel centrodestra si invitano Pannella e Bonino a scegliere definitivamente il centrodestra a cui sono vicini da molti anni in politica estera e nella politica economica.
Ma quel che non funziona in queste spiegazioni é che, se si fosse guardato ai programmi, non avrebbe avuto senso nessuna trattativa tra il centrosinistra e i radicali tante sono le differenze sul piano dei contenuti. E invece le trattative sono iniziate e andate avanti fin quasi alla fine malgrado le differenze programmatiche.
La rottura é stata determinata, in realtà, dalla parte cattolica del centrosinistra che, nella sua parte maggioritaria, vuole astenersi sul prossimo referendum o almeno votare no e non accetta che nello schieramento compaiano le liste Luca Coscioni espressamente intitolate alla libertà di ricerca in campo medico e dunque alla materia specifica del referendum sulla fecondazione assistita. Ma é vero, oppure no, che tutta la sinistra é decisa a battersi per il referendum e per i quesiti referendari? E come si fa a rifiutare l'apporto o meglio l'ospitalità ai radicali su questa base?
Ed é vero oppure no che tutto il centrosinistra é convinto della necessaria separazione tra la laicità dello Stato e le dottrine della Chiesa e non può dunque battersi per il no alla libertà di ricerca? O anche qui le parole non corrispondono ai fatti e c'é una verità più profonda per cui i cattolici democratici privilegiano alla fine sempre il messaggio della Chiesa di fronte alle esigenze dello Stato e di un moderno pensiero laico. E si può procedere a colpi di veto in questioni politiche che riguardano l'una o l'altra coalizione?
Se volessimo cercare una spiegazione più convincente alla confusione che sembra avvolgere tutta la scena politica in questo momento dovremmo forse invocare il fatto che siamo di fronte a un declino piuttosto che a un primato della politica e dei partiti, che le vecchie ideologie che hanno retto il nostro sistema politico per un sessantennio non sono più in grado di distinguere tra i valori da difendere e quelli da dismettere e che oggi contano soltanto le convenienze elettorali e l'influenza dei media, soprattutto di quelli televisivi in grandissima parte legati alla Chiesa e ai suoi valori.
La spiegazione sembra trovare qualche conferma nella inaspettata celebrazione di don Giussani per cui il TG1 che non ha voluto dedicare una diretta per la grande manifestazione per la pace e la liberazione di Giuliana Sgrena di sabato scorso si prepara a trasmettere in diretta i funerali del fondatore di Comunione e Liberazione.
Tutto questo spettacolo ci lascia un sapore amaro. Ci pareva che, negli ultimi dieci anni, si fossero voltate alcune pagine del passato come quella che vedeva la Chiesa cattolica arbitra del destino italiano e che, almeno nel centrosinistra, si fosse raggiunta un'opinione condivisa sul necessario rispetto della religione ma, nello stesso tempo, sull'importanza della separazione politica e culturale tra lo Stato e la Chiesa cattolica, sull'importanza di uno Stato laico che nella sua costituzione repubblicana considera tutte le religioni sullo stesso piano e non discrimina tra chi é credente e chi non lo é.
Anzi sul fatto che proprio la libertà religiosa e l'eguaglianza dei cittadini di fronte alla legge sia la miglior garanzia per non creare contrapposizioni artificiali e per favorire il rispetto reciproco.
Ma evidentemente ci siamo sbagliati e in questo paese si va indietro, come vuole del resto l'attuale maggioranza che sforna ogni giorno leggi anticostituzionali e legate alla visione di una società ingiusta e confessionale nelle sue scelte fondamentali.
«SEGNALAZIONI» è il titolo della testata indipendente di Fulvio Iannaco che - registrata già nel 2001 - ha ormai compiuto il diciottesimo anno della propria continua ricerca e resistenza.
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