giovedì 3 febbraio 2005

l'onesto Sirchia... /2

Corriere della Sera 3.2.05
L’inchiesta di Milano. Ammanco misterioso nei conti dell’azienda
«Pagammo Sirchia»
Il verbale del manager. Il ministro: mai fatto
di Luigi Ferrarella


MILANO - Il professor Girolamo Sirchia ha svolto consulenze scientifiche per Immucor, e per questa attività Immucor lo ha compensato: parola dell’indagato e dimissionario presidente della divisione italiana della multinazionale americana, Nino De Chirico, che in un verbale «segretato» di metà gennaio ha contraddetto quanto dichiarato l’altra sera al Corriere dall’allora primario del Policlinico di Milano e oggi ministro della Salute. Mai svolte consulenze per Immucor, assicurava il ministro nello smentire alla radice di aver ricevuto alcun compenso dalla società che produce macchine per i test del sangue: mai, tantomeno in 4 assegni (per 70 milioni di lire) della divisione tedesca, intestati nel 1998/1999 a suo nome, spediti via corriere postale in Svizzera, all’indirizzo di un funzionario dell’Ubs di Lugano che risulta averli ritirati.
Sul percorso dei soldi saranno le indagini a districarsi tra la smentita (a valle) del ministro, che ieri ha inviato in Procura il suo difensore Corso Bovio, e la consegna (a monte) delle fotocopie degli assegni portate in Procura da una Immucor messa alle strette in patria dall’autorità di controllo della Borsa (la Sec).
Ma a contraddire Sirchia sul presupposto delle consulenze è invece la deposizione di De Chirico. Premette che non era lui, impegnato con le strategie, a occuparsi della contabilità spicciola. Ma di fronte al carteggio che la sua ex casa madre ha portato in Procura, e alle schede della contabilità aziendale recanti la motivazione «consulting fees», dice di ritenere si trattasse dei compensi erogati a Sirchia per sue attività (senza accordi scritti, ma orali come è possibile nel diritto civile) di consulenza scientifica, interventi a convegni e pubblicazioni. Su cosa? Su questioni di interesse per l’azienda, che produce macchine diagnostiche (come il sistema Galileo) la cui penetrazione commerciale sul mercato risente molto del parere (in termine tecnico: validazione) che i pochi luminari del settore esprimono sui protocolli d’uso ai fini della prevedibilità del margine di errore nella diagnosi.
In Immucor, intanto, spunta un altro «giallo»: un ammanco aziendale di 120mila euro, usciti dai conti ufficiali della società e finiti sul conto di una addetta all’amministrazione, collaboratrice di De Chirico e del consulente esterno Straziota. Il nuovo corso dell’azienda l’ha licenziata e denunciata per appropriazione indebita; ma la donna, nella causa di lavoro, ha laconicamente fatto presente che tutto sarebbe passate al vaglio della gerarchia e dal consiglio di amministrazione. Di qui una ridda di ipotesi alternative, dal ricatto interno all’azienda (l’ammanco come prezzo per tenere il silenzio su prassi disinvolte) fino a un modo per creare disponibilità extracontabili affidate in custodia alla dipendente.
Nel frattempo non manca la polemica politica. «Le notizie sono così gravi - ritiene il verde Alfonso Pecoraro Scanio -- che necessitano di un chiarimento totale da parte del ministro: se rispondessero anche parzialmente al vero, avrebbe il dovere di dimettersi». «Confermo la mia fiducia nel ministro che conosco come persona integra -ribatte il presidente della Commissione Sanità del Senato, Antonio Tomassini -. Col tempo si chiarirà tutto a favore di Sirchia».

L'Unità 3.2.05
Quegli strani assegni per il dottor Sirchia
I pm di Milano scoprono che il ministro ha preso soldi da un'industria Usa. «Non è indagato» dice l'avvocato
Un'inchiesta che scotta In ottobre, il professor Romanelli, agli arresti domiciliari, si tolse la vita poco prima di essere interrogato dagli stessi pm
LUCA FAZIO


MILANO. Se è una bomba deve ancora scoppiare. «La procura sta indagando, ma non mi risulta che il professor Girolamo Sirchia sia formalmente indagato». La precisazione dell'avvocato Corso Bovio del resto non fa che confermare la clamorosa svolta dell'indagine sugli appalti in sanità condotta dai pm milanesi Maurizio Romanelli e Eugenio Fusco. I due magistrati, durante una trasferta americana, si sono imbattuti quasi per caso nel potente ministro della salute Girolamo Sirchia. Il suo nome figura su quattro assegni che la filiale tedesca della Immucor, una multinazionale di sistemi diagnostici, avrebbe versato su un conto svizzero intestato al ministro tra il 1998 e il 1999 (15 mila dollari il 4 giugno 1998, 9 mila dollari il 9 settembre 1998, 6 mila dollari il 24 novembre 1999 e altri 10 milioni delle vecchie lire sotto la voce «viaggio-staff»). In quel periodo, Sirchia era primario del Centro transfusionale del Policlinico e assessore alle politiche sociale del comune di Milano. Secondo le prime indiscrezioni, altri novanta medici sarebbero stati sul libro paga della multinazionale americana. Il ministro Sirchia, sentito dal Corriere della Sera, ha detto di non ricordare alcun contatto con la Immucor. «In base a quello che avranno meditato - ha aggiunto il suo avvocato - i pm mi diranno se è il caso che il ministro si presenti per chiarimenti o per dare indicazioni». Considerate le gravi notizie diffuse dalla stampa, risulta strano che il ministro Sirchia non sia formalmente iscritto nel registro degli indagati. La procura però mantiene il più stretto riserbo su tutto, anche su questo aspetto.
In attesa di nuovi sviluppi si capisce dal basso profilo delle dichiarazioni, anzi, dalla quasi totale assenza di dichiarazioni, che in queste ore prevale la massima prudenza. Solo i Verdi abbozzano un attacco frontale. «Sulle verifiche relative alle tangenti sui farmaci - dice Alfonso Pecoraro Scanio - il ministro della salute Girolamo Sirchia venga immediatamente a riferire in Parlamento. Le notizie apparse su un importante quotidiano italiano sono così gravi che necessitano un chiarimento totale da parte del ministro e dell'intero governo». Il verde Francesco Carella, presidente della Commissione parlamentare d'inchiesta sul servizio sanitario nazionale, dice che prima di trarre conclusioni bisogna attendere l'esito delle indagini. Per poi aggiungere: «Se quanto si legge sui giornali fosse vero, sarebbe di una gravità enorme, con ricadute sul piano politico». Carella, messo Sirchia tra parentesi, sottolinea comunque la deprecabile consuetudine che emerge dall'inchiesta milanese: «E' grave che continuino a verificarsi casi di pagamento di medici da parte di industrie farmaceutiche o di apparecchi elettromedicali». Stefano Inglese, segretario generale del Tribunale dei diritti del malato, preferisce non sbilanciarsi. Esprime fiducia nei giudici e si augura che il ministro contribuisca a fare chiarezza.
Antonio Tomassini (Forza Italia), presidente della Commissione Igiene e Sanità del Senato, invece è l'unico a non nutrire alcun dubbio. «Ci sono alcuni elementi che sono tra loro in contraddizione e difficilmente spiegabili - dice - e non si capirebbe il perché di un'operazione così complicata a fronte dell'entità esigua della somma di cui si parla. E' come se si volesse uccidere qualcuno usando la pistola a tappo».
Certo è che con elementi di poco conto difficilmente i magistrati milanesi si sarebbero spinti fino a mandare poliziotti e finanzieri nel reparto di Immunoematologia del Policlinico di Milano per farsi aprire i cassetti e cercare tutti i documenti degli appalti assegnati dal 1994 al 2001. Quello è l'ospedale dove regna ancora sovrano il ministro per la salute Girolamo Sirchia, e quel reparto è il luogo da dove il potente ministro ha costruito la sua lunghissima carriera.
Non è la prima volta che questa complicata inchiesta della procura milanese assume risvolti clamorosi: il dottor Francesco Mercuriali, agli arresti domiciliari, il 4 ottobre scorso si uccise con un colpo al cuore poco prima di essere interrogato dagli inquirenti Il ministro Sirchia lo ha sempre considerato un suo «allievo e collaboratore validissimo». Quel giorno, a casa di Mercuriali, disse «si è ucciso di sicuro per la frustata dell'inchiesta».