martedì 15 febbraio 2005

mentire

L'Arena Martedì 15 Febbraio 2005
Domani.
Frottole e bugie.
All’Upif si parla delle loro origini
Relatrice Teresa Sassaroli
di Giuseppe Corrà


Lavagno. Le bugie sono ancora di moda in un mondo in cui tutto rischia di divenire virtuale? Meglio parlarne all’Università popolare di istruzione e formazione. L’appuntamento è domani, alle 15.15, nella sala civica di San Pietro di Lavagno con la professoressa Teresa Sassaroli. La bugia ha sempre accompagnato la storia dell’uomo. Tutti la deprecano, ma continua a fiorire, anche se noi siamo fatti per dire la verità e quando raccontiamo bugie andiamo contro la nostra natura. A volte ci sentiamo a disagio; altre, invece, proviamo un sottile piacere nel narrarle sempre più grosse. Ma, chi sa davvero ascoltare s’accorge quando si tratta di frottole. Esistono tanti tipi di bugie. Quelle dei bambini, funzionali alla crescita, create dalla loro fantasia. Esse tendono a far percepire per vero quanto sognano o temono.
Vasta è la gamma delle bugie degli adulti che possono mentire anche tacendo: bastano pochi gesti, semplici insinuazioni. Si può mentire a fin di bene, come quando si parla ad un ammalato; ci sono le bugie dette per scherzo; le bugie generose quando si fa del bene in segreto, ma anche quelle dettate dal proprio tornaconto, quando si imbroglia per il proprio interesse. A preoccupare genitori ed educatori ci sono le tipiche bugie degli adolescenti. Essi snocciolano volentieri spacconate e vanterie con i coetanei, mentre con i grandi inventano scuse.
La vita quotidiana è tutta un intrecciarsi fra menzogna e linguaggio perché non esiste una società senza comunicazione. Occorre perciò condividere il linguaggio ed il significato delle parole, soprattutto per mezzo dei mass media e in particolare della televisione: la scatola magica che produce e insegna il presunto vero, le forme e i gesti dello stare insieme, il nuovo significato delle parole. La televisione mette d’accordo, ci fa condividere stili di vita, gesti e parole. La tv sa creare questo ambiente, perché tempo e spazio si confondono e tutto diventa possibile dalle fiction e ai reality.
Teologi e filosofi si sono divisi sulla bugia: i Sofisti affermano che il linguaggio è sempre menzognero perché le esperienze non sono parole. Sant’Agostino riconosce che il linguaggio è spesso limitato e oscuro. Per Kant la bugia non è mai lecita, per Schopenauer la menzogna può rappresentare una legittima difesa contro l’invadenza curiosa. Già Platone consigliava ai governanti di mentire per il bene del popolo e Machiavelli, più tardi, incoraggia il suo Principe a comportarsi da gran simulatore.
Anche la letteratura vive di finzione con le sue poesie, con il «dolce inganno» dove le parole spingono alle emozioni, al dolore, alla gioia o alla compassione. Pure con i romanzi. Oggi noi viviamo quasi gioiosamente nella menzogna, fra i valori iperbolici della new economy, i messaggi promozionali della pubblicità, le fiction della televisione, fino ai sogni quotidiani.