«25 Aprile anti-riforma», opposizione divisa
La proposta in lettere all’Unità e Liberazione.
Bertinotti: difendo la Costituzione, ma basta polemiche
Monica Guerzoni
ROMA - Tricolore alle finestre e tutti in piazza, a Roma, contro lo «scempio» della Costituzione nata dalla Resistenza. E non in un giorno qualunque, ma il 25 Aprile, sessantesimo della Liberazione. L’appello è partito dal basso, dai lettori, dai vecchi partigiani, dai tesserati ed è approdato nelle segreterie dei partiti. La sinistra radicale si mobilita. I riformisti sono più cauti, ma difficilmente, vista l’onda verde, bianca e rossa che invade le caselle di posta dei quotidiani di sinistra, potranno tirarsi indietro. «Sarà il primo appuntamento per rinnovare unitariamente l’impegno dei cittadini a difesa di quella libertà di bandiera, di uguaglianza e di giustizia che si chiama Costituzione» hanno scritto i partigiani dell’Anpi al quotidiano del Prc, Liberazione . «25 aprile, tutti a Roma a difesa della Costituzione nata dalla Resistenza» è l’appello inviato da un diessino di Bologna alla rubrica Cara Unità . La pagina delle lettere del quotidiano fondato da Gramsci e diretto da Antonio Padellaro è a senso unico, chi invita a riempire «i balconi d’Italia con i tricolori e la scritta "salviamo la Costituzione"» e chi le bandiere vorrebbe listarle con un grande nastro nero, Italia a lutto .
Fausto Bertinotti richiama alla memoria i versi di Pietro Calamandrei,
se voi volete andare«Un anniversario solenne come quello dei 60 anni ci chiede di andare alle radici della Repubblica - riflette il segretario di Rifondazione - la cui fonte è la Resistenza, è la Costituzione». Il 25 Aprile Bertinotti manifesterà con questo spirito, ma che la festa non diventi una mobilitazione contro la maggioranza: «Antifascismo, Resistenza e difesa della Costituzione sono un unico processo politico, però basta polemiche». Anche il direttore di Liberazione , Piero Sansonetti, scenderà in corteo, ma lascerà a casa il tricolore: «Non mi appassiona, meglio la bandiera della pace».
in pellegrinaggio
nel luogo dove è nata
la nostra Costituzione
andate nelle montagne
dove caddero i partigiani
nelle carceri dove furono
imprigionati, nei lager
dove furono sterminati ...
La sinistra-sinistra, insomma, ci sarà. Il verde Alfonso Pecoraro Scanio chiama alla protesta nazionale, propone una settimana di iniziative in tutta Italia (dal 25 Aprile al Primo Maggio) in difesa della Costituzione e dei diritti dei cittadini e sprona l’Unione di Prodi a riempire le piazze. «Visto lo scempio che il governo Berlusconi sta compiendo, l’idea di mobilitare gli italiani il giorno della Festa della Liberazione mi pare utile e dovremo esserci tutti». Col tricolore listato a lutto? «Ma no... C’è ancora il referendum, la battaglia non è persa».
Il 60° del 25 Aprile contiene in sé il valore della difesa della Costituzione, quindi manifestare contro la riforma della Cdl «è legittimo» ragiona il presidente dei deputati della Margherita, Pierluigi Castagnetti. Purché si stia alla larga da forzature: «Tra la lotta di Liberazione e la Carta dei padri costituenti il legame è strettissimo, ma non possiamo disperdere la possibilità che anche chi combatteva dall’altra parte riconosca il valore della Resistenza». Dario Franceschini è più cauto. Per il coordinatore del partito di Francesco Rutelli la battaglia contro la riforma della seconda parte della Carta dev’essere la più dura possibile, ma l’opposizione deve stare attenta a non impoverire la ricorrenza fondante della democrazia: «Il 25 Aprile è la festa dell’unità nazionale e non può diventare la festa di metà Paese».
Trasformare il 60° della Liberazione nel lancio del referendum abrogativo sarebbe un errore, concorda Vannino Chiti, ma poiché la segreteria Ds è preoccupata, la Quercia rilancerà il tam-tam della base: «Sì a una manifestazione contro lo sfregio della Costituzione. Non al posto del 25 Aprile, ma dentro alle celebrazioni del 25 Aprile» . Il riformista Ds Peppino Caldarola non diserterà il corteo, ma invita all’accortezza. «Evitiamo la chiamata a raccolta contro la dittatura, non trasformiamo la battaglia referendaria nello scontro tra una destra che vuole innovare la Carta alla carlona e una sinistra che non vuole cambiare nulla». Radicalizzare va bene, ma sui contenuti , perché altrimenti il campo si restringe e il parlamentare diessino la battaglia in difesa della Costituzione vuole vincerla.
La leader dei Repubblicani europei Luciana Sbarbati, infine, bacchetta l’Unione: «Si può fare, si deve fare ed è anche tardi. Sono due anni che denuncio, da sola, l’attacco che mira alla Corte Costituzionale - lamenta l’unica donna leader della federazione dell’Ulivo -. La Carta è stata messa nel cassetto anche dal centrosinistra, perché non è stata insegnata nelle scuole. Non dobbiamo aspettare la vigilia del referendum per combattere questa battaglia...».
L'Unità 27 Marzo 2005
Una norma inserita nel decreto «omnibus» dà il via libera ai finanziamenti, bloccati per mesi e mesi in commissione Difesa
I 60 anni della Liberazione: via libera ai fondi
Nedo Canetti
ROMA Le organizzazioni partigiane e combattentistica avranno i contributi organizzativi e finanziari per celebrare degnamente il 60esimo Anniversario della Resistenza e della Guerra di Liberazione. Lo prevede una norma, inserita, sottoforma di emendamento, nel decreto cosiddetto «omnibus» (perché assembla decine di interventi nei campi più disparati), convertito definitivamente in legge dal Senato. Si è scelta questa strada dell'emendamento (presentato da diversi senatori del centrosinistra, primo firmatario, Luigi Marino, PcdI), perché il ddl, presentato un anno fa da senatori di tutti i gruppi, esclusa An (primo firmatario, Gianni Nieddu, Ds), era rimasto bloccato per mesi in commissione Difesa. Anche quando la commissione aveva dato il «via libera» per l'aula, si era, un'altra volta, impantanato alle soglie dell'approvazione, con la giustificazione, da parte della maggioranza, della mancanza di tempo (si doveva occupare tutto quello a disposizione per la devolution), in verità perché il centrodestra era intenzionato ad esprimere sì un voto favorevole, ma contemporaneamente al ddl sul riconoscimento come «belligeranti» dei repubblichini di Salò.
Infatti, il governo che, fino al giorno prima aveva congelato il ddl sul Sessantennale, con la scusa della mancanza di fondi, li trovava immediatamente, al momento in cui la stessa commissione Difesa varava per l'aula le norme su Salò. Protestava fermamente il centrosinistra. Era lo stesso presidente dei Ds al Senato, Gavino Angius, a farsi portavoce, in assemblea, di questa protesta. Intanto, però, si avvicinava la data del 25 aprile, senza che la legge riuscisse ad avere il disco verde di Palazzo Madama. Considerando che, di questo passo, e dovendo poi il testo passare ancora all'esame della Camera, si è scelta la scorciatoia dell'emendamento, ora approvato. Stabilisce che le Associazioni combattentistiche e partigiane, d'intesa con il ministero della Difesa, sono autorizzate a preparare ed organizzare manifestazioni celebrative ed iniziative storico-culturali sul piano nazionale ed internazionale per il 60° della Liberazione. Avranno un contributo di 3 milioni e 100 mila euro.
Inizialmente, il programma prevedeva un impegno per il triennio 2004-2006, che dovrà ora essere modificato almeno cronologicamente. Soddisfazione hanno espresso il presidente del PcdI, Armando Cossutta, che ha ricordato il contributo del suo partito al buon esito dell'iniziativa e il diessino Antonio Pizzicato, firmtario dell'emendamento. Entrambi hanno sottolineato l'importanza di essere riusciti a far approvare il provvedimento prima del 25 aprile e di averlo sganciato dalla «corsia parallela» del ddl su Salò.