domenica 27 marzo 2005

homeless a Roma

SENZA DIMORA 12.0424/03/2005
Redattore Sociale
Uomo, tra i 30 e i 45 anni, italiano nel 31,51% dei casi, con alle spalle esperienze di alcolismo, droga e disagio mentale: questo l'identikit degli homeless nella capitale tracciato dalle associazioni che li incontrano e li sostengono

ROMA – Età compresa tra i 30 e i 45 anni, prevalentemente di sesso maschile e italiano nel 31,51% dei casi con esperienze di alcolismo, droga e disagi mentali: questo l’identikit degli homeless nella capitale, il cui numero è cresciuto notevolmente secondo le associazioni che li incontrano, che evidenziano allo stesso tempo la chiusura di molti centri diurni per mancanza di fondi. Questo uno dei dati allarmanti emersi nel corso della conferenza “Insieme si può”, organizzata nei giorni scorsi al Teatro Verde dalla Caritas della XXX Prefettura e dall’associazione “La Speranza’’, in collaborazione con il Coordinamento del Volontariato del XVI Municipio. Ne dà notizia il periodico telematico www.vocidivia.it, che si occupa dei fatti di cronaca, politica, attualità del Municipio XVI di Roma. "Il Comune di Roma per motivi di bilancio si è visto costretto a chiudere una serie di piccoli centri diurni - ha spiegato la Presidentessa della Commissione dei Servizi Sociali, Cristina Maccone - ma con il progetto di aprirne di più grandi. Nonostante questa carenza di fondi si è cercato di fronteggiare l’emergenza freddo di queste ultime settimane con dei camper dove prima venivano rifocillate con un pasto caldo le persone in difficoltà per poi avviarle, grazie ad un computer, al primo centro di ricovero disponibile”.
La cooperativa “Il Grande Carro”, con sede a Donna Olimpia, cerca di aiutare le persone in difficoltà creando un’impresa economica senza fini di lucro. “Dal 1996 – ha ricordato Ilario Volpi, presidente della cooperativa – ci occupiamo di manutenzione del verde, ristrutturazioni, ristorazione, fornendo 80 pasti al giorno per le mense di alcuni centri diurni, catering, buffet, convegni e cene a domicilio”. La particolarità di questa “impresa sociale” è che più della metà dei soci lavoratori sono pazienti dai 20 ai 60 anni dei Centri di Igiene Mentale, con un passato di ricoveri e di visite, alcuni dei quali affetti da depressioni gravi e schizofrenia. “Tutti i soci sani – dichiara Volpi – pongono particolare attenzione all’operato dei loro compagni meno fortunati e non abbiamo mai avuto nessun tipo di problema”.
Don Stefano Meloni, rappresentante della Caritas Diocesana, ha riferito che con 50mila euro ha trasformato l’oratorio di una chiesa in refettorio e dormitorio per le persone in difficoltà; alla gestione di tale centro contribuiscono numerose altre parrocchie del XIV e XV Municipio. (lab)
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