venerdì 18 marzo 2005

«lo stile è l'uomo stesso»
(George-Louis Leclerc de Buffon)

L'Unità 18.3.05
lo sfogo su «Libero»
Veneziani: mia moglie mi brucia i libri
Fulvio Abbate

In questa vicenda è possibile immaginare un uomo di destra distrutto, disperato, un uomo di destra straziato fra i suoi libri violati, calpestati, strappati, venduti per sicuro sfregio dall'ex moglie che ha scelto di diventare una furia irrefrenabile. L'uomo di destra in questione è Marcello Veneziani, non un tipo qualunque, bensì la pupilla della nostra destra di governo, membro di spicco del consiglio d'amministrazione della Rai, gioiello di famiglia della destra intellettuale. La donna che, parole sue, da tempo si starebbe accadendo sulle prime edizioni e altri volumi «chiosati, con annotazioni a margine, sottolineature, spesso introvabili», purtroppo, non c'è modo di vederla bene in volto.
Una storia di separazione in corso, con gli avvocati al lavoro, il magistrato che dovrà mettere ordine nella complicata matassa, così lo scenario. Di fronte all'evidenza dello sfregio, l'uomo di destra distrutto Veneziani prende carta e penna e, lasciando da parte il pudore e perfino il timore di sporcare il proprio blasone professionale, mette tutti a conoscenza del proprio dramma umano dalle pagine di «Libero».
«Cari lettori, vi considero ormai la mia famiglia e perciò vorrei parlarvi con il cuore in mano di cose che solitamente non si scrivono sui giornali», dichiara subito il consigliere d'amministrazione della Rai. Quanto al resto della sua lettera aperta, contiene sia lacrime da bibliofilo («la cosa a cui più tengo, dopo le persone care, sono i miei libri. Ne ho 15 mila divisi in sette grandi librerie a parete, sono il mio pane e la mia anima; li vivo e li respiro... ») e amarezza da studioso privato violentemente delle proprie «sudate carte». Veneziani cita le perdite: «Gentile, Soffici, Bergamin, Borges, Campo, testi spariti. Strappate le “Enneadi” di Plotino, opera a me cara a cui dedicai un mio libro, bruciata la biografia di Simone Weil, bruciato “Così parlò Zarathustra”». Accenna poi alla sorte toccata alle opere di Heidegger, di Arendt, «con le mie annotazioni, e potrei continuare il doloroso elenco, a cominciare dai libri che mi sono più cari, su cui studio e ho studiato. Non posso far nulla, oltre una denuncia, libri deturpati o spariti non sono tomi intonsi per abbellire la biblioteca; no, sono libri letti, chiosati da me, con annotazioni a margine, sottolineature, spesso introvabili. Non possono essere ricomprati».
Strada facendo, come è proprio di certi bibliofili, Veneziani non sa davvero nascondere neppure un grammo di disperazione. Che tuttavia non gli impedisce di soffermarsi sulle modalità distruttive dell'ex moglie: «Altri sono stati prima nascosti tra i materassi, sotto i divani, per poi farli sparire del tutto. I miei figli hanno salvato le opere di Borges, almeno per ora. Però, confermano i miei figli, i libri escono di casa in gruppi di 40-50, per non far più ritorno, ed essere venduti. Ricevo telefonate deliranti che mi ripetono: venduti».
Ci sarebbe la soluzione di portare via tutto, ma Veneziani non sembra contemplarla perché ha «speranza di rientrare in casa dopo che i miei figli hanno chiesto al magistrato di restare con me nella casa famigliare».
Non resta dunque che immaginarlo, come lui stesso si descrive, costretto a entrare in casa furtivamente; giusto il tempo di prendere un cambio d'abito, un paio di mutande, alcune magliette, o, più nobilmente, per consultare in fretta questo o quell'altro testo. Non è dunque vero, come il comunista ha creduto fino a questa mattina, che i fascisti ignorano dove i libri stiano esattamente di casa. O, nel migliore dei casi, hanno letto soltanto «Navi e poltrone» dove opportunamente si dimostra che fu la Regia Marina a sabotare lo sforzo bellico di Mussolini.
f.abbate@tiscali.it

La Provincia 18.3.05
l'intervista Willy Pasini, sessuologo
Uomini vittime: andiamoci piano
S. Gol.

Reduce dalla registrazione di una puntata di "Porta a porta" andata in onda ieri sera, Willy Pasini non ci sta a catalogare l'uomo come la vera vittima della coppia che scoppia. Psichiatra, sessuologo e scrittore di libri che hanno sviscerato ogni aspetto, nel bene e nel male, del rapporto d'amore, Pasini si dice anche contrario alla nuova moda dell'outing, della confessione "pubblica" dei sentimenti più privati. Eppure, ormai non che vip che si rispetti che non lavi i panni sporchi in pubblico. Lo so, è un fenomeno diffuso. Ma non mi piace. Io chiamo questa moda extimità. E' l'esatto contrario dell'intimità. E' come indossare una sottoveste sopra gli abiti, anzichè sotto. Sono convinto, e la mia esperienza di sessuologo me lo conferma, che i sentimenti devono restare privati, anche quando un matrimonio, un'unione si sfascia. Quindi non approva neanche la confessione di Marcello Veneziani? Non conosco questo caso, quindi non posso parlarne. Posso però dire in modo più generale che questa voglia di outing a tutti i costi forse farà salire le vendite dei giornali o salire gli ascolti della tv ma è controproducente. E cosa pensa delle tante storie di ordinaria separazione in cui è lui che diventa la parte debole? Ogni giorno nasce una nuova associazione che riunisce padri separati. Sulla storia dell'uomo che soccombe, dell'uomo-vittima non sono tanto d'accordo. O meglio, ci saranno anche casi che dicono il contrario, ma la verità è che il maschio ora si ritrova spesso a subire una rottura del rapporto perché a volerlo è la donna e, semplicemente, l'uomo non è abituato a subire una decisione. E soprattutto non è abituato a venire abbandonato. E' così da secoli, non inventiamo nulla. Certo, sono invece favorevole alle battaglie dei padri separati quando si parla di figli negati. Un genitore ha diritto a seguire, vedere, proteggere i propri figli anche quando il matrimonio si è rotto. Sono d'accordo sull'affido condiviso. Sarebbe un grande passo verso la civiltà della coppia separata, per il bene dei figli oltretutto. Ammetterà almeno che qualcosa di strano nel rapporto tra i sessi c'è, se è vero che gli uomini hanno sempre più paura a lasciarsi andare. Non c'è dubbio: gli uomini sono terrorizzati. La donna fa paura, o meglio fa paura la determinazione della donna. Sa cosa sento spesso dai ragazzi nella mia veste di sessuologo? "Non mi voglio sposare perché so già come va a finire: lei tra due anni mi molla, in più la devo mantenere e magari devo anche rinunciare al figlio che è nato". Sposarsi, diciamolo, non conviene più. E le donne, improvvisamente sono tutte aguzzine? Le donne dovrebbero certo farsi un esame di coscienza prima di piangere dicendo che non esistono più uomini veri.