lunedì 21 marzo 2005

Picasso a Villa Olmo di Como

La Provincia 20.3.04
PICASSO A Como la rinascita del Minotauro
Un corridoio angusto si schiude di colpo sul monumentale sipario: ecco il pezzo forte della mostra aperta da ieri nelle sale di Villa Olmo

Silvia Bernasconi
info:
http://www.corriere.it/promotion/Picasso/

http://www.picassocomo.it/

Un corridoio angusto, con fotografie d'epoca sull'arte del toreare, si apre all'improvviso sulla monumentale Deposizione del Minotauro in costume di Arlecchino, un sipario in tela grezza dipinta a tempera di tredici metri di lunghezza e otto di altezza. È il pezzo forte della mostra Picasso. La seduzione del classico curata da Massimo Bignardi, Maria Luïsa Borràs e Luigi Fiorletta, che ieri ha aperto al pubblico negli spazi di Villa Olmo. Realizzato da Pablo Picasso nel 1936 per uno spettacolo teatrale, Quatorze Juillet di Romain Rolland andato in scena al Théatre du People il 14 luglio di quell'anno, e rimasto a lungo arrotolato, oggi conservato al Museo d'Arte Moderna e Contemporanea "Les Abattoirs" di Toulouse che lo espone solo sei mesi all'anno per non comprometterne l'integrità, qui ritrova la sua dimensione scenografica. Una possente figura mitologica dal volto d'aquila tiene fra le braccia un Minotauro morto con indosso un costume da arlecchino, mentre un uomo barbuto, avvolto in una pelle di cavallo e con un giovane sulle spalle, si fa loro incontro minaccioso. Sullo sfondo un paesaggio desolato e una torre in rovina. La drammaticità della scena, giocata sui toni dei grigi e degli azzurri, e i riferimenti alle vicende storiche contemporanee trovano conferma nelle Minotauromachie degli stessi anni - in mostra tra le altre Minotaure aveugle guidé par une fillette dans la nuit del 1934 - e anticipano Guernica, che Picasso avrebbe dipinto l'anno successivo per gridare il dolore della cittadina basca bombardata.
Capolavoro indiscusso, esposto in Italia solo due volte - la prima otto anni fa al Castello di Rivoli -, il sipario racchiude in sé i principali temi della rassegna comasca: il classico e il mito. È qui che idealmente si ricongiungono le opere esposte, centotrenta in tutto tra dipinti, disegni, incisioni, arazzi, sculture e ceramiche, che ripercorrono le tappe della vita e della produzione artistica del maestro spagnolo lungo un percorso suddiviso in quattro sezioni: L'incontro con la figura: gli anni della formazione 1895-1903, Figure della mitologia, Figure dell'inconscio, Nuove figure, nuove forme del Mediterraneo. L'allestimento sapiente valorizza i pezzi e crea un gioco di richiami tra le opere d'arte e le stanze della villa. Niente è lasciato al caso. I reperti archeologici di Paestum sono ambientati in uno spazio raccolto e tappezzato in velluto rosso, memore dello studiolo dell'umanista. Le ventisei Tauromachie del 1957 con i momenti salienti della corrida, dall'entrata dei toreri, al picador che pungola il toro, fino alla stoccata, sono disposte a semicerchio in una sorta di plaza de toros ricostruita per l'occasione. Il primo Picasso è il meno conosciuto, ma anche il più scontato. È il Picasso accademico. È l'artista che guarda alla centralità della figura umana, che appena tredicenne segue gli insegnamenti del padre, anch'egli pittore, e impara dalle lezioni di copia dal vero a scuola, che si esercita nel disegno e nella stesura del colore, che assorbe la tradizione, ma nello stesso tempo nel 1900 compie un primo viaggio a Parigi alla ricerca della modernità. Si susseguono in questa sezione ritratti, tra cui il toccante Ritratto del padre avvolto in una coperta del 1895, nudi maschili e scene di vita della capitale francese che ricordano Toulouse-Lautrec. Niente periodo blu, né rosa, né cubismo.
La mostra si concentra sulla seduzione che la mitologia classica ha avuto sull'immaginario dell'artista, in particolare i miti del Mediterraneo. Una volta Braque mi disse: "In fondo tu hai sempre amato la bellezza classica". È vero. Anche oggi per me è così. Non si inventa una bellezza ogni anno», ha dichiarato Picasso. Ed ecco gli affreschi pompeiani e i vasi di Paestum, che ha scoperto in Italia nel 1917, messi a confronto con le incisioni da lui realizzate tra il 1930 e il 1937 per la cosiddetta Suite Vollard con nudi femminili, bagnanti, scene di baccanali e del riposo dell'artista. E ancora la corrida, che a partire dal primo acquerello con El Picador del 1900 rappresenta il legame con la terra natia, la Spagna, e con l'infanzia, e la mitica figura del Minotauro che si carica di significati autobiografici e simbolici. Convince meno l'ultima sezione dove sono raggruppate le opere dagli anni Quaranta agli anni Sessanta. Testimonianza di una vivace fase creativa sono gli arazzi e la scoperta della ceramica come forma tradizionale della cultura mediterranea che l'artista fa nel 1947 a Vallauris, antico centro di arte vasaia nella Francia meridionale. È con l'argilla, che lavora con le mani, graffia e dipinge, che Picasso, ormai settantenne, dà vita a nuove forme di mitologia classica.

La Gazzetta del Sud sabato 19 marzo 2005
A Como una mostra sui miti mediterranei nell'intero arco creativo del celebre pittore spagnolo
Picasso e la seduzione del classico
Un tema ricorrente in varie espressioni artistiche del maestro
Renato Colonnese

Centoventi opere tra dipinti, disegni, arazzi, incisioni e ceramiche per la mostra dedicata a «Picasso: La seduzione del classico» organizzata dal Comune di Como e che è stata inaugurata ieri a Villa Olmo. La particolarità dell'esposizione è data dalla scelta tematica. Pablo Picasso fu sempre affascinato dai miti mediterranei, un soggetto privilegiato dal maestro e sempre ricorrente nell'intero arco creativo come conferma proprio questa mostra comasca. All'inaugurazione hanno partecipato la figlia di Picasso, Maya, il presidente di Regione Lombardia Roberto Formigoni, i ministri Giuliano Urbani (Cultura) e Lucio Stanca (Innovazione), il presidente Fondazione Cariplo Giuseppe Guzzetti, il sindaco di Como Stefano Bruni e l'assessore alla Cultura Sergio Gaddi. Al pubblico la mostra sarà aperta da oggi a domenica 17 luglio. A Villa Olmo si potranno ammirare dipinti, disegni, arazzi, incisioni, linogravure, sculture e ceramiche, opere che indagano l'esperienza giovanile figurativa del maestro spagnolo. Concesso un eccezionale prestito proveniente dal Museo d'arte moderna e contemporanea «Les Abattoirs» di Toulouse: il monumentale sipario (13x8m) «La deposizione del Minotauro in costume da Arlecchino». La rassegna, curata da Maria Lluisa Borras, Massimo Bignardi e Luigi Fiorletta, presenta centoventi opere. L'importanza del progetto è testimoniata dal fatto che, dopo la tappa comasca, in agosto l'esposizione si trasferirà a Valencia e in settembre a Malaga, città natale di Picasso. La prima sezione – «L'incontro con la figura: gli anni di formazione 1895-1903» –, unicamente strutturata da dipinti e disegni, è dedicata ai «luoghi» del Mediterraneo e si apre con le opere giovanili eseguite a Malaga e a Barcellona. Il secondo segmento espositivo, «Figure della mitologia», pone l'attenzione al rapporto con l'iconografia della mitologia classica e, soprattutto, con i miti del Mediterraneo. Nella parte centrale si colloca la sezione «Figure dell'inconscio: il toro, il Minotauro» dedicata alla «tauromachia». Qui vengono accolte le opere eseguite dai primi anni Trenta al 1960. In questo àmbito viene presentato il grande sipario (13 x 8 metri) «La deposizione del Minotauro in costume da Arlecchino», la cui visione è consentita al pubblico solo sei mesi all'anno. «Nuove figure, nuove forme del Mediterraneo» analizza il periodo degli anni Quaranta che la critica definì di «ritorno al Mediterraneo» di Picasso.