sabato 9 aprile 2005

depressione e farmaci
le pesanti responsabilità della Eli Lilly e della psichiatria americana

Nuovi Mondi Media
(quest'articolo è qui)
Morte, depressione e Prozac
Quante volte dietro le follie omicide di giovani disperati c'è la prescrizione di un antidepressivo? Certamente troppe
di Alexander Cockburn

Weise, il teenager che ha ucciso dieci ragazzi, compreso se stesso, a Red Lake, riserva indiana nel nord del Minnesota, si stava curando con il Prozac, che qualche dottore gli aveva prescritto. Come sarà stato il consulto? “Ecco Jeff, prendi queste, ti aiuteranno ad affrontare quei piccoli problemi della vita, tipo il fatto che tuo padre si è suicidato quando avevi 8 anni, o che quando ne avevi 10 tuo cugino è rimasto ucciso in uno scontro automobilistico, che ha lasciato tua madre con una paralisi parziale e danni al cervello. E diciamocelo, Jeff, molto probabilmente non riuscirai mai a uscire dalla riserva. Resterai qui per il resto della tua vita”.
L’inquadratura si ferma sul dottore, che tiene in mano una confezione di Prozac, come il simpatico amico in camice bianco e fascia con lo specchietto della pubblicità delle Lucky Strike negli anni ‘50, che diceva che una sigaretta era il modo migliore per curare la gola irritata.
Possiamo essere certi che nel momento in cui l’alto comando dell’Eli Lilly, produttore del Prozac, ha visto le notizie su Weise sia andato in crisi, ma che abbia iniziato a calmarsi quando si sono accorti che i titoli dei giornali davano più risalto ai siti web neo-nazisti frequentati dal ragazzo. Hitler batte sempre il Prozac, in particolare se si tratta di un giovane pellerossa che farnetica sulla purezza della razza.
Quante volte nel macello di queste follie omicide gli investigatori trovano una prescrizione di antidepressivi sulla scena del crimine? Luvox a Columbine, Prozac a Louisville, Kentucky, dove Joseph Wesbecker ha ucciso nove persone incluso se stesso. Si sono registrate moltissime storie come queste negli ultimi quindici anni.
Ma ora la linea di difesa della Lilly è abbastanza standardizzata: comunicati stampa di auto-giustificazione che parlano delle costose ricerche e dello screening rigoroso portati avanti dalla compagnia, coronati dall’imprimatur di quel difensore dell’interesse pubblico che è l’FDA. A questo, naturalmente, si aggiunge il conforto fasullo dei numeri; se la fabbrica di pillole della Lilly avesse un’insegna grande come McDonald’s potrebbe pubblicizzare il Prozac con lo slogan: “Billions Served”, “Serviamo milioni di persone”.
Ogni falla nel condotto di scolo rappresenta una nuova sfida per la forza vendita della Lilly, che nel corso degli anni ha avuto alcuni potenti sicari, come George Herbert Walker Bush (un tempo membro del consiglio di amministrazione); l’ex capo responsabile della Enron, Ken Lay (che era anche lui membro del consiglio); l’ex direttore dell’Ufficio di Gestione e Bilancio di Bush, Mitch Daniels (ex vice presidente anziano); un membro del Consiglio Consultivo per la Sicurezza Interna di Bush, Sidney Taurel (un capo responsabile della Lilly); l’Alleanza Nazionale per i Malati di Mente (uno dei beneficiari della fondazione della compagnia). All’inizio di quest’anno si è verificato un incidente che ha fatto scoppiare un allarme rosso, quando il British Medical Journal è tornato a far riferimento alla causa di Wesbecker contro la Lilly del 1994, ricordando al mondo che la compagnia era stata coinvolta in un furtivo gioco di gambe che comprendeva un pagamento sottobanco ai querelanti, nell’ambito di un accordo che è riuscito a non far arrivare alla corte del giudice John Potter la storia del caso regolatore dell’Oraflex, un prodotto della Lilly molto compromesso, che poteva mettere le supposte divulgazioni della compagnia in cattiva luce davanti all’FDA.
La Lilly ha accettato la sfida, riuscendo a convincere degli ingenui giornalisti che la storia in realtà riguardava solo un freelancer che scriveva per il British Mediacal Journal e non una compagnia farmaceutica potente con un grande budget pubblicitario. La stampa ha spostato diligentemente l’attenzione dai gravissimi tentativi da parte della Lilly di occultare le prove, sull’insipida questione se una prova fosse stata, negli anni, realmente presente negli archivi pubblici dal 1997, quando il giudice Potter cambiò il suo verdetto in “archiviato come composto con pregiudizio”, diversamente dalla vittoria che la Lilly aveva vantato.
Questo è il problema con il tempo, come Paul Krassner ha detto scherzando a proposito della sindrome di Waldheimer, quella che con l’età fa dimenticare di essere stati Nazisti. Ma non è mai troppo tardi per riesaminare le origini dell’Industria della Depressione alla fine degli anni ‘80 e la saga di tutto ciò che è successo da quando, a metà degli anni ‘70, tre ricercatori della Lilly hanno preparato una pozione da loro battezzata fluoxetine hydrochloride e più tardi conosciuta nel mondo come Prozac.
Lunghi anni di test rigorosi?
Quando Fred Gardner e io abbiamo indagato sulla vendita di depressione e Prozac a metà degli anni ‘90, abbiamo scoperto che gli esperimenti clinici escludevano pazienti con manie suicide, bambini e anziani, ma che, una volta che l’FDA aveva garantito l’approvazione, il farmaco poteva essere prescritto a chiunque. Secondo il dottor Peter Breggin, il famoso psichiatra che ha analizzato l’approvazione del Porzac dell’FDA, questa si basava in definitiva su tre studi, che indicavano che il fluoxetine allevia alcuni sintomi della depressione in modo più efficace di un placebo, ma senza tener conto di altri nove che non riscontravano alcun effetto positivo.
Solo 63 pazienti avevano fatto uso di fluoxetine (che fu marcato come Prozac solo a metà degli anni ‘70) per un periodo superiore ai due anni. Nel 1988 l’Istituto Nazionale di Salute Mentale non solo aveva dato l’approvazione del governo alla ricerca sulla depressione finanziata da società per azioni, ma aveva anche creato un meccanismo all’interno del quale denaro e personale del governo potevano essere utilizzati per stimolare la domanda di prodotti industriali.
Gli psichiatri - tra i quali c’è una “stirpe” che si toglie la vita con una percentuale doppia rispetto alla media nazionale, come dimostrato da uno studio pubblicato dal Journal of Clinical Psychiatry nel 1980 - hanno avuto un ruolo determinante nell’intera impresa. Il processo che lega la loro “stregoneria” all’utile delle aziende è di una vigorosa semplicità. Non appena il Prozac è uscito dai banchi di prova della Lilly e si è diretto verso la produzione di massa, gli psichiatri hanno iniziato a formulare una moltitudine di patologie immaginarie da sistemare nel Manuale Diagnostico e Statistico delle Malattie Mentali, il cui capo redattore nel 1980 era il dottor Robert Spitzer. Questi è un esperto pubblicitario specializzato nel coniare nuovi disturbi per l’America della fine del ventesimo secolo e nell’approvare trattamenti, cure, fondi statali per le pillole necessarie (nessuna dispendiosa terapia consultiva) e rimborsi da parte delle compagnie assicurative.
Quando indagini dettagliate hanno mostrato un possibile legame tra Prozac e atti di violenza, gli psichiatri stipendiati dalla Lilly si sono impegnati a spegnere le fiamme del dubbio. Nel 1991 il Comitato Consultivo sui Medicinali Psicofarmacologici dell’FDA si è riunito per decidere se il Prozac dovesse portare un’etichetta di avvertimento a proposito dei legami col suicidio. Cinque membri della giuria su dieci (di cui otto erano strizzacervelli) avevano interessi finanziari legati ai medicinali che la commissione stava esaminando, e tutti hanno votato contro la richiesta di un avvertimento, mentre i loro ovvi conflitti venivano debitamente epurati dall’inutile FDA. Altri psichiatri alle dipendenze di compagnie farmaceutiche hanno esortato in maniera sempre crescente l’applicazione del Prozac come rimedio all’angoscia sociale, arrivando fino a pianificare somministrazioni di prozac obbligatorie per i giovani.
Nel 2000, quando migliaia di contadini nello stato indiano dell’Andhra Pradesh si sono tolti la vita a causa delle politiche neoliberali che avevano distrutto i loro mezzi di sussistenza, il governo dello stato ha annunciato che avrebbe mandato una squadra di psichiatri per capire per quale motivo i contadini erano depressi. In conclusione queste persone sono state dichiarate mentalmente instabili.
Ma in India la credulità sulle cause della depressione non è a uno stadio così avanzato. Il piano ha provocato un’esplosione di ridicolo e nelle elezioni che sono seguite il governo dell’Andhra Pradesh, amato dai neoliberali occidentali, è stato debitamente battuto. Ma non si è avuta la stessa fortuna negli Stati Uniti, dove il governo è pagato dalle industrie farmaceutiche e le prescrizioni di antidepressivi da molto tempo hanno preso possesso dei programmi dei politici, che vorrebbero curare la depressione tramite azioni sociali collettive.
Come devono aver esultato alla Eli Lilly quando il Senato ha cancellato il Capitolo 7 delle leggi parlamentari sulla bancarotta, promuovendo la violenza familiare, e, con un tratto di penna, ha intensificato il crimine, aprendo un potenziale nuovo e vasto mercato per il Prozac e pozioni affini.

Traduzione di Federica Alessandri per Nuovi Mondi Media
Fonte: http://www.counterpunch.org/cockburn04022005.html