sabato 9 aprile 2005

Pietro Ingrao

La Stampa 9.4.05
PROTAGONISTA DEL ‘900
Pietro Ingrao
dal cinema all’utopia

Edoardo Bruno

«DESERTO coraggio»: termina così una delle ultime poesie di Pietro Ingrao, politico e poeta, umanista nel senso pieno della parola, protagonista della storia presente e al tempo stesso radicato cantore della utopia del Novecento, di quella metafora chiamata comunismo che si ostina a vivere come punto critico, come prospettiva e tensione.
Protagonista di quella stagione che culturalmente possiamo chiamare «americana», densa di contrasti, di letture immaginifiche, di paesaggi sterminati, di cinema sociale, di grandi praterie, di pane quotidiano, dove la parola si coniugava con la pratica, Ingrao si forma con il fermento e il dubbio, negli anni in cui Guernica di Picasso non era soltanto una costruzione pittorica ma un grido, un urlo, per meglio «stringere» storia e movimento.
Il pensiero di Ingrao si sviluppa in questa temperie, dove il segno e la ragione spiegano il suo continuo impegno politico e, come Montesquieu, vive tra razionalità e chiarezza, «estende lo sguardo in lontananza», ricerca la concatenazione delle cause, rifiuta la spiegazione ingenua che riduce la successione dei fatti storici al problema della semplice comunicazione del movimento - la storia non procede per un solo percorso, non è unicasuale, molteplici cause agiscono in concorrenza.
La matrice umanista addensa la sua cultura, predomina in lui la ricerca, la filosofia, la dialettica, vede nell'arte il segno di un pensiero che muove, che presiede i cambiamenti, le trasformazioni, e vede nel cinema la forza rivoluzionaria dell'emozione e della passione, Ejzenstejn, Chaplin, Rossellini, l'epica, la forma, il pensiero. E ancora ne apprezza la forza della logica stringente del ragionamento, lo strumento del montaggio come tramite per la costruzione poetica, come nerbo della struttura immaginifica, essenza della allusività e della materialistica rappresentazione dell'indicibile. La convinzione che il montaggio sia il fondamento dell'invenzione creativa, specifico del fatto estetico-poetico, porta Ingrao a vedere il cinema come una grande metafora, superando il segno della riproducibilità e tendendo a una reinvenzione del reale, alla statuizione dell'utopia. L'eredità più intensa che il Novecento porta con sé assieme alla psicanalisi nell'invenzione e trasformazione delle forme.

Il Messaggero Venerdì 8 Aprile 2005
Lenola
Grande evento domani nella sala Miracolle per celebrare il concittadino illustre
Festa e autorità per i 90 anni di Pietro Ingrao
di GAETANO CARNEVALE

Dopo il comune di Roma, anche Lenola festeggerà i 90 anni del Pietro Ingrao. Il Consiglio comunale straordinario indetto per domani alle ore 17, nel salone del ristorante “Miracolle” tributerà l’omaggio al più celebre dei suoi concittadini. Nonostante la prestigiosa carriera di politico come dirigente del Pci, di parlamentare che, ha ricoperto la carica di presidente della Camera dei Deputati, di poeta e “critico” appassionato di cinema, Ingrao non ha mai dimenticato la sua Lenola, soggiornando nella casa dei suoi antenati, originari della Sicilia. Di Grotte (Agrigento), da dove arriverà anche il sindaco.
Compatibilmente con i propri impegni nel borgo degli Ausoni saranno presenti il neo presidente della Regione Piero Marrazzo e Walter Veltroni o un rappresentante del comune di Roma e il filosofo Mario Tronti. Un filmato trasmetterà le immagini del rapporto stretto tra Ingrao e la sua Lenola. Un legame quello con “la sua terra”, che si allarga fino a Fondi, Sperlonga e Formia. Durante i festeggiamenti del 30 marzo scorso nell’affollatissima sala “Santa Cecilia” dell’Auditorium di Roma i ricordi di queste località sono affiorati negli interventi di Luciana Castellina, Walter Veltroni, Ettore Scola, Gianni D’Elia e nell’intervista “cinematografica” di Mario Sesti. Molte le immagini che ritraevano Pietro con Giuseppe De Santis, «un mio fraterno amico e compaesano». A Fondi moltissimi ricordano ancora la presenza di Pietro Ingrao accanto ai contadini e agli artigiani che vennero caricati dalla polizia il 3 febbraio del 1969 nella “giornata di lotta e di rabbia” per la crisi degli agrumi, che portò all’occupazione della ferrovia. Insieme con Pietro Nenni intervenne presso il Ministero dell’Interno per l’immediato rilascio dei 98 cittadini denunciati. Ma, i ricordi di Pietro Ingrao porteranno anche ai compagni del liceo classico di Formia, dove vive oggi l’altro grande vegliardo della sinistra Vittorio Foa, alla frequentazione con Libero De Libero e Domenico Purificato.