L'Unità 29 Aprile 2005
Il Premio Nobel: «Proibire la diagnosi precoce è un insulto alla scienza».
Referendum, Dulbecco si schiera: quattro Sì
Turci: «La Rai deve dare spazio al referendum»
ROMA Anche il Nobel Renato Dulbecco non ha dubbi su quello che voterebbe se fosse in Italia nel prossimo referendum sulla legge 40 che regola la procreazione assistita: quattro «sì», uno per ogni quesito, «per combattere i grandi killer», le malattie che mietono più vittime, ed è questa la scelta che consiglia agli italiani che andranno alle urne. Le ragioni, spiega egli stesso nel corso di una intervista pubblicata oggi dall’Espresso, sono di ordine strettamente scientifico. Uno dei quesiti propone agli elettori di abolire la norma che vieta qualsiasi tipo di ricerca scientifica sugli embrioni a qualsiasi livello di sviluppo, estendendo il divieto non solo agli embrioni che si produrranno in futuro durante i cicli di fecondazione assistita, ma anche quelli fino ad ora congelati. «Sappiamo ben poco - spiega Dulbecco - di queste cellule. Ma ciò ci indica chiaramente che possono essere la strada per battere i grandi killer del nostro tempo, dall'Alzheimer, al Parkinson al cancro».
Ed il Nobel aggiunge anche che «sappiamo che non c'è paragone fra quanto si può fare con le cellule adulte, e già oggi spesso si fa per fortuna, e quello che si farà con le cellule embrionali».
«Penso che dobbiamo cercare di fare bene il nostro mestiere - dice il premio Nobel -, cercare terapie per le malattie che affliggono l'uomo. E per fare questo è necessario che ci diano i mezzi per farlo. Impedirci di lavorare sugli embrioni non ci mette nelle condizioni migliori». Accettando anche un limite alle sperimentazioni: «In molti paesi ci sono limitazioni all'uso degli embrioni umani per la ricerca biomedica che stabiliscono il limite dei 14 giorni dalla fertilizzazione femminile, oltre i quali scatta il divieto. Mi pare un limite scientificamente ragionevole ed accettabile».
Non solo. Proibire la diagnosi precoce è un insulto alla medicina, dice Dulbecco. «Mettiamoci davanti a questo piccolo numero di cellule che viene chiamato embrione: potergli prelevare una cellula per sapere se è affetto da malattie gravi a me pare un grande progresso medico, molto utile per l'uomo. Proibirlo è un insulto alla medicina».
«Noi lavoriamo per battere le patologie che affliggono l'umanità - ha dichiarato Dulbecco - e molto del lavoro dei genetisti ha proprio come immediata applicazione la possibilità di scoprire le malattie ereditarie. Se la legge impedisce di mettere in pratica questo lavoro, io francamente non capisco perché si continui a fare ricerca scientifica. Pensiamo - ha indicato - alla possibilità che ci offre la terapia genetica sull'embrione: prelevare qualche cellula e curare molte malattie terribili che affligeranno il bambino e l'adulto. Senza il lavoro scientifico sull'embrione questo non sarà mai possibile».
Pronta la risposta del comitato Scienza e Vita, che è contro ilr eferendum: «Sulle cellule staminali adulte, come su quelle da cordone ombelicale, esistono una serie di dati scientifici assolutamente certi, ottenuti da scienziati di qualunque orientamento. Non è così per le staminali embrionali la cui equivalenza non è provata e che dunque non sono già spendibili sul piano clinico¸ sostiene la prof. Paola Binetti.
Intanto ieri il Comitato promotere ha fatto un sit- in di protesta davanti alla sede RAi di viale Mazzini, a Roma, affinché «La Rai applichi il regolamento della commissione di Vigilanza, dia spazio all'informazione sul voto di giugno».
«Abbiamo voluto questo sit-in -spiega il senatore dei Ds, Lanfranco Turci- per ricordare che le elezioni regionali sono finite, i funerali del Papa sono finiti, l'elezione del nuovo pontefice anche. Tutti questi grandi eventi hanno, giustamente, monopolizzato l'attenzione del servizio pubblico. Adesso, però, è il momento che la Rai si occupi della scadenza del 12 e 13 giugno».
«SEGNALAZIONI» è il titolo della testata indipendente di Fulvio Iannaco che - registrata già nel 2001 - ha ormai compiuto il diciottesimo anno della propria continua ricerca e resistenza.
Dal 2007 - poi - alla sua caratteristica originaria di libera espressione del proprio ideatore, «Segnalazioni» ha unito la propria adesione alla «Associazione Amore e Psiche» - della quale fu fra i primissimi fondatori - nella prospettiva storica della realizzazione della «Fondazione Massimo Fagioli»