domenica 24 aprile 2005

insonnia

Corriere della Sera Salute 24.4.05
L' insonnia
Danilo Di Diodoro

Il vero guaio per chi dorme male di notte è lo scotto da pagare durante il giorno. Oltre a stanchezza, sonnolenza e colpi di sonno, l'insonne spesso lamenta mancanza di concentrazione, irritabilità, calo del rendimento e minore efficienza: tutti inconvenienti che rendono più difficile sia la vita di relazione sia quella lavorativa. Ma alla lunga l'insonnia se non controllata in modo adeguato si può ripercuotere negativamente sull'organismo in generale, aumentando la suscettibilità verso patologie di varia natura come mal di testa, dolori muscolari, disturbi gastrointestinali, alterazioni cardiocircolatorie fino a sfociare in disturbi invalidanti di natura psichiatrica quali l'ansia e la depressione.

L’insonnia è sì invalidante essa stessa, ma il problema maggiore è che spesso è presente in concomitanza con altre patologie che vanno sempre individuate perché il cattivo sonno ne può influenzare negativamente il decorso naturale. Tra le malattie per le quali è più evidente una correlazione con l'insonnia sono senza dubbio da annoverare quelle cardiovascolari e quelle psichiatriche. Come già accennato, il 67 per cento degli insonni presenta problemi cardiovascolari, mentre il 70 per cento degli insonni con ripercussioni negative sulla funzionalità diurna mostra sintomi depressivi.
Ma è il paziente cardiopatico o psichiatrico a dormire male a causa della sua patologia o è il paziente che dorme male a poter sviluppare una cardiopatia o sindromi psichiatriche?
«Gli studi finora condotti in ambito cardiologico indicano chiaramente come è l'insonnia che può essere determinante per le patologie cardiocircolatorie e non viceversa», riferisce il professor Ferini-Strambi. «Ma anche alcuni studi prospettici fatti in ambito psichiatrico evidenziano un fatto importante, ossia che curare l'insonnia può voler dire ridurre il rischio di ricadute depressive».

L' insonnia colpisce a livello mondiale circa un miliardo e mezzo di individui. Non tutti i Paesi sono però colpiti allo stesso modo. Lo dice uno studio internazionale condotto da un gruppo di ricercatori greci guidati dal professor Constantin Soldatos della Sleep reasearch unit dell'Athens University Medical School di Atene e pubblicata sulla rivista Sleep Medicine. I ricercatori, con interviste telefoniche e rilevazioni dirette per strada o sui posti di lavoro, hanno coinvolto oltre 35 mila persone: si tratta, quindi, di una delle più ampie indagini internazionali realizzate sulla popolazione generale sui comportamenti legati al sonno. Ne è emerso che particolarmente male dormono i belgi, seguiti dai sudafricani, dai cinesi, dagli slovacchi e dagli spagnoli, almeno stando al campione di nazioni studiato, che comprendeva anche Portogallo, Giappone, Germania, Brasile e Austria. Quest'ultima nazione è risultata quella con minore prevalenza di insonnia, circa il 10% della popolazione, contro una media di quasi il 25%.
La ricerca ha individuato anche molte altre caratteristiche delle abitudini di sonno delle popolazioni studiate. Se l’ora più frequente alla quale si va a letto durante la settimana, weekend esclusi, oscilla tra le 10 e la mezzanotte, i primi a infilarsi sotto le coperte sono austriaci, brasiliani, tedeschi, slovacchi e sudafricani, mentre portoghesi e spagnoli raramente vanno a letto prima di mezzanotte, anche quando il giorno dopo si lavora.
La sveglia suona alle sei per la maggioranza della popolazione, tranne che per spagnoli, portoghesi, cinesi e belgi, che si concedono il lusso di puntarla alle sette. Per tutti la tendenza è quella di dormire tra le sette ore e mezza e le otto ore e mezza per notte, mentre i tempi di addormentamento possono variare dal quarto d'ora degli austriaci ai quasi 40 minuti dei sudafricani.
Interessante anche notare che, contrariamente a quanto si crede normalmente, il sonnellino pomeridiano è un'abitudine ancora largamente diffusa. E se l'immaginario collettivo non si stupisce al dato secondo il quale fanno la siesta il 42 per cento dei brasiliani e quasi il 23 per cento degli spagnoli, colpisce invece il riposino del 25 per cento dei tedeschi e del 32 per cento dei cinesi. I giapponesi sono i più inflessibili, e in media solo poco più di uno su dieci si concede la siesta durante la settimana lavorativa.
Considerato che la ricerca ha avuto un supporto organizzativo da un'azienda farmaceutica che produce anche farmaci contro l'insonnia, non poteva mancare la rilevazione di quante persone ne assumono. Si è scoperto così che solo un terzo delle persone che soffre di insonnia assume farmaci e che molti non si rendono conto del disturbo che deriva alla loro giornata dall'aver dormito male.