domenica 24 aprile 2005

verso il referendum

Da Avvenimenti n 16, in edicola dal 21 aprile
Verso il referendum del 12 giugno
I figli illegali La storia di Stephen, Michele, Angelo e di altri che hanno scelto l’eterologa
di Simona Maggiorelli

"Non avranno i suoi occhi, non avranno il suo colore di capelli, ma i nostri due bambini hanno il suo sorriso. E mio marito quando sta con loro è felice". Federica racconta così l’esperienza di aver avuto due figli con la fecondazione eterologa, accettando il seme di un donatore. Ha scelto di raccontare in pubblico la propria storia. Ha preso un aereo dall’Alsazia, dove vive e lavora, per essere a Roma, al convegno della onlus L’Altra Cicogna. "Mi è sembrato importante -dice, con la piccola Clara di appena 40 giorni, in braccio -. Questa legge sembra parlare di concetti astratti, ma chi si vive sulla pelle le sue conseguenze, sa quanto siano pesanti". La storia di Federica e Stephen - lei italiana, lui scozzese, entrambi ricercatori - comincia quando decidono di avere un figlio. Dopo i primi sei mesi di tentativi hanno cominciato a capire che qualcosa non andava. "Ci siamo divisi i compiti- racconta Federica -, ognuno si è fatto le sue visite specialistiche, per capire la causa". La spiegazione arriva presto: "Scoprii - racconta Stephen - che per la risalita di un testicolo scoperta a 9 anni, nel mio sperma non c’erano spermatozoi. Non riuscivo a crederci, pensavo che a me una cosa del genere non sarebbe potuta succedere. Avevo sempre creduto - dice - che diventare papà fosse una cosa scontata e semplice. Ma quando è arrivata la diagnosi definitiva di azoospermia secretiva, il mondo mi è crollato addosso". "La scoperta di non poter avere figli è stata un dolore - prosegue Federica - ma non ci siamo isolati. Ne abbiamo discusso con le nostre famiglie, con gli amici, non ci siamo nascosti, neanche quando abbiamo scelto di “adottare” uno spermatozoo". Federica e Stephen sono andati in Svizzera a cercare il seme di un donatore che fosse compatibile "di certo - dicono - non andavamo a cercare figli con gli occhi azzurri e i capelli biondi". Federica ce li ha davvero, di suo, gli occhi azzurri, "ma la somiglianza fisica - dice - non c’entra molto con l’essere genitore, c’entra qualchealtra cosa che ha a che fare con l'amore". Di certo Clara e Samuele, di 3 anni, sono stati molto voluti, cercati con tenacia. Basta dire che nel 2000 la coppia fece il primo tentativo con l’eterologa, seguito da altri sei andati a vuoto. Ogni volta la speranza, ogni volta una delusione. Via, via sempre più cocente. Finché, al settimo tentativo, quando Stephen e Federica stavano quasi per mollare, la fecondaione andò a buon fine. "La scelta dell’eterologa, per persone sterili come me -racconta Stephen - è semplicemente accettare un dono grande e generoso. Non c’è niente di male, niente di cattivo, niente di cui vergognarsi. A me il dono di uno spermatozoo ha permesso di vivere insieme a mia moglie la stupenda esperienza della nascita di un figlio". "Geneticamente parlando - dice - non sono il papà di Samuele e Clara, ma in realtà mi sento e sono al 100 per cento il loro papà". "I nostri figli sapranno come sono venuti al mondo –aggiunge Federica -. Non è vero che i bambini non capiscono. Capiscono moltissimo. Raccontargli come sono nati non è complicato. Difficile sarà spiegare loro perché in Italia sono fuorilegge". La preoccupazione di Federica e Stephen, nel caso di un eventuale rientro in Italia, non è senza motivo. L’eterologa è legalizzata in pressoché tutti i paesi del mondo. Eccetto che in Egitto, in Turchia, in Arabia Saudita e, dal 10 marzo 2004, in Italia. Come sarebbero guardati? Che giudizi dovrebbero sopportare Samuele e Clara, si domanda la loro madre. Che ambiente troverebbero in Italia, se dovesse trovare ascolto la pesante campagna ideologica e di disinformazione compiuta dalle gerarchie ecclesiastiche, ma anche da ministri come Carlo Giovanardi che in tv, a Porta a porta, ha detto esplicitamente che i figli dell’eterologa "sono fuori legge".Per altro gnorando un vistoso paradosso: che prima della legge 40, da noi, sono nati migliaia di bambini con l’eterologa. "Nel caso malaugurato che il referendum fallisse - afferma Angelo Aiello, psicoterapeuta e autore del sito www.unbambino.it -, chiederei al re Juan Carlos la cittadinanza spagnola per i miei figli, nati grazie all’eterologa fatta in Spagna. Come provocazione - spiega -, ma anche come gesto di tutela. Rispetto a quanto sta accadendo in Italia dove rischiano di prendere sempre più piede le posizioni oscurantiste e gli anatemi del neo papa Ratzinger". Angelo e sua moglie sono ricorsi all’eterologa per problemi genetici e, con l’entrata in vigore della legge 40, sono andati all’estero per continuare il percorso intrapreso con il Sismer, il noto centro di medicina della riproduzione diretto da Luca Gianaroli. "Siamo andati in Spagna - racconta Angelo -, sapendo che in quel centro lavoravano specialisti formati da lui. Il che, era già un’importante garanzia". Questa coppia bolognese fa parte di quel 20 per cento in più di “turismo terapeutico”, dall’Italia all’estero, che si è venuto a creare con la nuova legge. I costi? "In tutto abbiamo speso circa 6200 euro - rivela Angelo -, ma da un anno a questa parte i prezzi sono molto lievitati e c’è chi se ne vede chiedere anche più di 9mila". Senza contare che i trattamenti di fecondazione assistita raramente vanno subito a buon fine, e bisogna fare più cicli. Inoltre, "rivolgendosi, come molti fanno, a quei centri che oltre confine stanno nascendo rapidamente, nella ex Jugoslavia, come a Lugano, - denuncia lo psicologo bolognese - non sempre si ha la garanzia di adeguati controlli sui donatori". Un allarme lanciato anche dal dottor Andrea Borini, presidente del Cecos, un centro che si occupa da anni di eterologa e che solo, tra il 1997 e il 2002, ha praticato l’eterologa su quasi tremila coppie, facendo nascere 1178 bambini. "Una fase importante del nostro lavoro - dice Borini - era lo screening dei donatori, per vedere eventuali infezioni o altre patologie". In Italia l’eterologa si praticava con controlli severissimi sugli spermatozoi e ovociti donati, ci spiega Guido Ragni direttore del centro di infertilità dell’Università di Milano, "ma oggi una coppia che faccia l’eterologa in Albania o in Svizzera che garanzie ha?". "Con questa legge - denuncia il professore - l’Italia delega ad altri stati il controllo e l’accurata selezione dei donatori, abdicando così alla difesa della coppia e del nascituro. Senza contare che il proibizionismo crea facilmente il mercato nero, al di fuori di ogni controllo". In molti paesi la legislazione prevede la possibilità di compensi in denaro per chi dona i gameti. In Italia, prima della 40, erano soprattutto le donne che si erano sottoposte a fecondazione assistita a donare gli ovociti. Ma oggi storie come quella di Michele che, dopo aver avuto dei gemelli grazie l’eterologa, vorrebbero a sua volta farsi donatore, si confrontano con i duri stop della legge, che non permette più nemmeno di congelare gli embrioni."Una legge insensata, piena di assurdi divieti – dice il professor Ragni -, una norma in cui già i nomi stessi sono del tutto sbagliati. Definire la fecondazione che avviene con gameti donati, “eterologa”, è un errore anche linguistico perché eterologo, per definizione, è ciò che appartiene a una specie diversa e porta con sé una valutazione negativa che esclude, per esempio, l’atto della donazione solidale. Quando dal punto di vista medico non c’è nessuna controindicazione a questa donazione, anzi, spesso è l’unico modo per offrire una soluzione ad un partner del tutto sterile". Casi sempre meno rari, avvertono gli specialisti. Per i cambiamenti sociali che spingono sempre più a ritardare la nascita di un figlio, ma anche per malattie genetiche o oncologiche che, che con obbligando a cicli di radioterapia e chemio, riducono drasticamente spermatozoi e oviciti. Così tornano in mente le parole di Federica, che tenendo stretta la sua bambina, ripeteva: "Certo non pretendiamo l’approvazione degli altri, ma chiediamo la possibilità di scegliere".