giovedì 21 aprile 2005

laici

La Stampa 21 Aprile 2005
UNA SFIDA ALL’EUROPA LAICA
di Gian Enrico Rusconi

PAPA Ratzinger imporrà una nuova intransigente chiarezza nel rapporto tra laici e cattolici in Europa. Ed è bene che sia così. Costringerà ad un confronto stringente sul piano intellettuale e politico, nei contenuti e nel metodo. Accettiamo la sfida ma rifiutiamo di identificare la laicità con la «dittatura del relativismo» o con l'elenco degli «ismi» che Ratzinger stesso ha ricordato nella sua omelia «pro eligendo pontifice». E rifiutiamo di vedere un'Europa «senza radici», in un quadro cupo dove la navicella della Chiesa è in procinto di affondare.
Il dotto neo-pontefice sembra cogliere dal pensiero e dalla politica dell'Occidente soltanto i tratti più pessimisti. Paradossalmente fa propria in modo esclusivo la diagnosi di quel pensiero post-moderno nichilista cui vuole contrapporsi. Invece fortunatamente la condizione spirituale dell'Europa è assai più ricca di contrasti e di valori e non corrisponde alla desolata descrizione che ne fa il neo-pontefice.

L'Europa laica attende un interlocutore rigoroso ma scrupolosamente attento alle buone ragioni di chi non la pensa come lui. Un interlocutore che, partendo dal principio della libertà di coscienza (valore «per diritto proprio» - come Ratzinger stesso ha scritto) su questioni controverse riconosca la piena dignità etica di ogni posizione. Non la squalifichi - neppure nella formula apparentemente benevola della comprensione per il «peccato».
Ma temo di chiedere troppo. Ancora mesi fa l'allora card. Ratzinger respingeva espressamente la tesi che la laicità possa fondarsi sul principio etsi deus non daretur («come se Dio non ci fosse»). E invitava polemicamente i laici a rovesciare la formula e a comportarsi «come se Dio esistesse» (parafrasando la scommessa di Pascal).
Ma questo invito si basa sull'equivoco che la formula «come se Dio non ci fosse» sia una subdola forma di ateismo, moralmente deresponsabilizzante. Invece è la rivendicazione dell'autonomia etica dell'uomo di fronte alle sue scelte.
Ma perché si deve mettere Dio come discriminante etica, quando si tratta di rapporti matrimoniali, sessuali e forme di famiglia? Per esse Ratzinger vede drammatiche minacce di «svuotamento della loro indissolubilità ad opera di forme facili di divorzio, mentre si va diffondendo la convivenza tra uomo e donna senza la forma giuridica del matrimonio». E nelle unioni omosessuali vede la «dissoluzione dell'immagine dell'uomo».
Con questi argomenti il Papa non può attendersi di essere ascoltato in Europa. Nessuno pretende che corregga la dottrina morale della Chiesa, ma che almeno non assuma atteggiamenti catastrofistici e moralmente squalificanti per chi ha prospettive etiche diverse. Il discorso si fa ancora più impegnativo sulle questioni bioetiche. «Il valore della dignità umana, precedente ad ogni agire e decisione politica, rinvia al Creatore. Soltanto Lui può stabilire valori che si fondano sull'essenza dell'uomo e che sono inviolabili».
Inutile dire che questa affermazione è incompatibile con la concezione laica che riconosce pari dignità etica ad ogni «visione della vita» e assegna alla deliberazione politica la decisione di legge. Su questo punto non c'è spazio per compromessi.
Mi chiedo come se la caveranno da noi i molti che sinora hanno usato la comoda formula «sono laico ma non laicista».