giovedì 21 aprile 2005

imputabilità

La Stampa 20 Aprile 2005
NELLE MARCHE, IN MANICOMIO PER 10 ANNI
Sterminò la famiglia
Assolto, «è pazzo»

ANCONA. Ha sterminato la famiglia e l’hanno assolto. Arduino Sgreccia, 46 anni, imprenditore edile, era convinto che l’unico sistema per «proteggere» i suoi cari dall’imminente rovina fosse quello di sterminarli e l’ha fatto.
Ma il giudice ha deciso di non condannarlo, è stato riconosciuto infermo, ma rimarrà comunque rinchiuso in un ospedale psichiatrico per almeno dieci anni.
All’alba del 13 marzo 2004 Sgreccia uccise a fucilate la moglie Cecilia Torcellini, 37 anni, e i figli Erika e Andrea, 11 e 7 anni, poi rivolse il fucile contro di sè e tentò il suicidio.
Accadde nella villa di famiglia a San Pietro in Musia di Arcevia, in provincia di Ancona. La strage era senz’altro dovuta alla follia, ha stabilito il perito Vittorio Volterra.
Sulla base della valutazione dello psichiatra il giudice per l’udienza preliminare, accogliendo le richieste del pubblico ministero, ha assolto Sgreccia riconoscendo la completa incapacità d’intendere e volere al momento dei fatti. Ha disposto una misura di sicurezza di dieci anni da scontare col ricovero in un ospedale psichiatrico giudiziario.
Nel momento in cui premette il grilletto, a giudizio del perito, Sgreccia aveva maturato la folle idea che i familiari stessero andando incontro a un non meglio definito disastro da cui lui avrebbe dovuto salvarli.
Una sindrome da rovina che poi lo portò a rivolgere contro se stesso il fucile e a premere il grilletto. Rimase in coma per molti giorni, poi si è progressivamente ripreso.
Oggi è rinchiuso nell’ospedale psichiatrico giudiziario di Reggio Emilia dove sconterà la misura di sicurezza. Ma tra dieci anni potrebe anche uscire, se i medici non valuteranno diversamente