domenica 17 aprile 2005

libertà delle donne e laicità

L'Unità 17 Aprile 2005
Libertà delle donne e legge 40
Adele Cambria

Affollatissimo ieri mattina l'enorme salone dell'hotel Massimo D'Azeglio, dove era stato organizzato dalla Federazione romana dei Ds un libero e ricco dibattito sul tema della fecondazione assistita, e quindi del referendum per l'abrogazione della Legge 40, che dovrebbe svolgersi il 12 e il 13 giugno prossimi. Ma, come ha avvertito Miriam Mafai, una delle relatrici di punta del convegno, e, mi sembra di poterlo dire, la più "geneticamente politica", si sta sviluppando proprio in queste ore «una crisi di governo che potrebbe portare alle elezioni anticipate: la cosa avrebbe come conseguenza lo slittamento del referendum, e, poichè le elezioni le vincerà l'Unione (ndr. applausi), del tema si discuterà in Parlamento».
«Ed in questa ipotesi - ha tenuto a sottolineare Mafai - io ritengo che il dibattito, fuori e dentro le Camere, (ed é importantissimo quello fuori), vada centrato sulla laicità dello Stato. Possono farsi dei compromessi, nel rispetto di tutte le convinzioni etiche, ma tenendo fermo il discrimine della laicità delle leggi dello Stato. Trent'anni fa questa convinzione condivisa ci ha dato due leggi, il divorzio e l'aborto; mi chiedo perché ora non ce ne possa dare un'altra, vitale per centinaia di migliaia di italiani e di italiane.

«E per dare concretezza alla parola "laicità", Miriam dichiara, senza batter ciglio: "Io mai avrei dato ospitalità nel mio corpo ad un signore sconosciuto - parla ovviamente della fecondazione eterologa - ma non mi sarei sognata di proibirlo alle altre donne».
Francesca Izzo allarga il discorso: «Libertà delle donne, ma anche libertà degli uomini e rispetto del loro desiderio di paternità». Al riguardo, Chiara Valentini, autrice del libro «La fecondazione proibita» (Feltrinelli 2004) aveva appena detto che la fecondazione eterologa maschile - cioè quella che introduce nel grembo della donna lo spermatozoo "straniero" - è ormai molto ridotta perché una delle tecniche messe a punto in questi anni, la ICS, consente di catturare dal liquido seminale maschile pur povero di spermatozoi quanto basta per fecondare la donna. Mentre si è aggravato il problema della sterilità femminile. «Ne ho intervistate tante - aveva detto Chiara - e tutte sono felicissime e grate del dono ricevuto da un'altra donna. Perchè poi tenere in grembo per 9 mesi il figlio, glielo fa sentire a tutti gli effetti come proprio». Sul binomio libertà-responsabilità femminile, Francesca Izzo ha sviluppato un discorso lucidissimo: «La libertà di procreare é indivisibile dalla responsabilità verso un altro essere umano che chiamiamo alla vita, e verso il partner con cui abbiamo formulato un progetto di vita». Questo concetto, elaborato dalla nuova cultura delle donne, ha aggiunto, «è una delle più grandi conquiste della nostra civiltà». E conclude, appassionatamente: «Ed è proprio questa convinzione forte e diffusa a fare della Legge 40 qualcosa di terribile. Perché la 40 la nega, in radice: infatti dichiarando "persona" l'embrione, distrugge la relazione responsabile della donna e dell'uomo che desiderano un figlio».
Da segnalare il vulcanico, e, in un certo senso addirittura "teatrale" intervento scientifico di un medico siciliano, il dott.Antonino Guglielmino, Presidente della Fondazione Hera di Catania. Guglielmino ha parlato delle malattie genetiche, per ora incurabili, facendone la storia recente: prima degli anni Sessanta per evitare la nascita di un figlio condannato non c'era che astenersi dalla procreazione. E spesso si registravano infanticidi, frutto della disperazione. A partire dagli Anni Sessanta, è stata messa a punto la diagnosi prenatale: l'amniocentesi, e poi la villocentesi, che anticipa la diagnosi al primo trimestre. Ma la soluzione del problema non poteva essere, in entrambi i casi, se non l'aborto. Ed effettivamente, ha affermato Guglielmino, le nascite di bambini ammalati di talassemia sono calate ad un tasso vicino allo zero. «Ma come si é ottenuto questo risultato?», si é chiesto il medico. «Con gli aborti, cioè con una violenza e con la persistenza di un forte senso di colpa in entrambi i genitori». Ma ora la scienza ha messo a punto un altro tipo di indagine, che può farsi sull'embrione, prima ancora che venga impiantato nell'utero. La diagnosi pre-impianto evita la gravidanza e quindi esclude l'aborto, si effettua sull'embrione in terza giornata e nel caso non riscontri la presenza della malattia ereditaria viene tranquillamente immesso nel grembo della donna, che partorirà un figlio sano. «Con la Legge 40, questo non può avvenire. Perchè alla 40 possono rivolgersi soltanto le coppie sterili, e spesso i portatori sani di una malattia genetica non sono affatto sterili. E, comunque, secondo questa legge, se si riscontra che un embrione è malato, va egualmente immesso nell'utero della donna». E qui il medico (geniale) diventa teatrale, quasi un Angelo Musco...«Si potrebbe ovviare a questo divieto - dice - spostando la diagnosi pre-impianto dall'embrione all'ovocito, prima che sia fecondato. L'ovocito, fino a questo momento, non é definito "persona" dalla legge italiana, e quindi non ci sarebbe né reato né multa! Ma c'è un ma: la diagnosi sull'ovocito é scientificamente e tecnicamente impossibile. Si potrebbe tentare, in ipotesi, soltanto su donne giovanissime e capaci di fare un sacco di uova...Ovviamente eccedendo nella stimolazione ovarica. Ma dove va a finire il rispetto per il corpo della donna?»