L'Unità 17 Aprile 2005
Molti si stupiscono della vitalità, anche negativa, che l’Islam sta dimostrando in questi anni: aggressività, radicalismo, violenza. Sembrava che tale religione, non diversamente del resto un po’ da tutte la altre, fosse stata messa alle corde dall’avanzare della cosiddetta Modernità, intesa soprattutto come progresso scientifico, sociale, intellettuale e politico.
Tali quattro aggettivi sembravano sufficienti a circoscrivere il campo della fine del “Bisogno di Dio”. Figlia della paura, del bisogno, dell’intolleranza, della violenza, dell’ignoranza, la religione sarebbe stata cancellata dalla marcia del progresso. Evidentemente non era così: un po’ tutte le religioni sembrano invece esser tornate in auge, accompagnate da fenomeni “irrazionali”, nuove religioni come quelle delineate all’interno del New Age.
Altri osservano però che l’Islam, in apparenza addormentato, si è limitato a riprendere un antico cammino di aggressioni: i musulmani hanno assalito l’Occidente fra VII e X secolo, poi di nuovo tra XIV e XVIII. Siamo ora alla terza ondata.
Tutte visioni astratte e antistoriche. L’Islam è una realtà complessa e policentrica, caratterizzata da culture che, pur conoscendo la rivelazione del profeta Mohammed come centro dell’esperienza religiosa, sono diversissime fra loro.
C’è un Islam tradizionale, ma che non può non tenere conto della modernità con cui si confronta; un Islam radicale di tipo atavico e minoritario (per esempio in Arabia Saudita); uno fatto di una straordinaria carica di politicità rivoluzionaria (il modello iraniano); un Islam occidentalizzato (il caso turco, quel che resta del “socialismo arabo”, il regime monarchico giordano ecc.). Infine molti ed eterogenei tipi di cosiddetto fondamentalismo, che a volte si sposano con le tecniche della guerriglia terroristica.
In altri termini, l’Islam non si sta solo confrontando con la globalizzazione, ma ne è parte attiva. I popoli islamici sono stati finora, eccettuate le oligarchie produttrici di petrolio e detentrici di tecnologia, oggetto piuttosto che soggetto del processo di produzione tipico della globalizzazione stessa.
Oggi il mondo musulmano vuole compartecipare come soggetto a tale processo. E da un punto di vista democratico, al di là delle infami menzogne sulla “esportazione di democrazia”, noialtri occidentali, consci del nostro ruolo, non possiamo dargli torto.
L'Unità 17 Aprile 2005
Anche sulla libertà religiosa questa legislatura - la XIV - si avvia alla conclusione con un vuoto. Lo registro in quanto primo firmatario della legge sulla libertà religiosa, appunto, firmata dai deputati di tutti i gruppi dell’Ulivo (la proposta di legge n. 1576 ): sembrava un obiettivo a portata di mano eppure…
Eppure nemmeno una Camera, quella dei deputati nella fattispecie, ha finora approvato un testo in materia. Insabbiato dall’opposizione della Lega, nonché di deputati dissenzienti in Forza Italia e in Alleanza Nazionale…
Sapete cosa si è gridato? “L’imam potrà sposare!”. Ebbene: oggi una ragazza cristiana che sposa un musulmano lo fa in luoghi di culto annessi alle ambasciate di paesi musulmani, assumendo poi le regole del codice civile di quel paese. Se passa la nuova legge sarà invece il codice civile italiano a regolarne il matrimonio e la situazione dei figli. Ancora: si è gridato che, defiscalizzando (modello Onlus) piccoli contributi di fedeli alle organizzazioni religiose musulmane, si sarebbe finanziato il terrorismo! E questo perché si dimentica che la nuova legge obbligherebbe tali organizzazioni a passare per ministero dell’Interno e Consiglio di Stato.
Ma tant’è. Nonostante il sì della conferenza episcopale italiana, dell’unione delle comunità ebraiche, della federazione delle chiese evangeliche, non si è ancora proceduto. Ora la mano passa alla nuova legislatura, a un nuovo governo e a una nuova maggioranza.
Il dialogo e la convivenza fra le tre grandi religioni del libro - cristiana, ebraica, musulmana - non è più rinviabile nell’èra della globalizzazione dove il flusso di rapporti sociali, economici e culturali ci mette a contatto reciproco.
Il modello giusto è quello delle trattative fra Ue e Turchia sull’adesione di quest’ultima. La richiesta della laicità dello Stato e l’affermazione dei diritti della donna, che ha portato la Ue a porre come condizione, ad esempio, la cancellazione del reato di adulterio.
Dunque non si capisce come all’“invasione dell’Islam” si debba opporre un recinto confessionalistico, all’insegna di un presunto assedio cui sarebbe sottoposto la chiesa cattolica da un risorgente laicismo. Laicità dobbiamo chiedere all’Islam: e laicità delle istituzioni dobbiamo assicurare a tutte le religioni in Europa.
«SEGNALAZIONI» è il titolo della testata indipendente di Fulvio Iannaco che - registrata già nel 2001 - ha ormai compiuto il diciottesimo anno della propria continua ricerca e resistenza.
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