L’ONORE E L’UMANITÀ D’UN CAPO PARTIGIANO
Ho letto l'interessante inchiesta di Mattia Feltri «Guerra civile, le vite capovolte» (pubblicata sulla Stampa venerdì), che ripercorre fatti e persone di cui ho notizia diretta dai racconti di famiglia. L’episodio citato nell’articolo dei tre militari tedeschi fucilati, pur grave, esaurisce solo in parte la cronaca di quei terribili giorni. Perché anche allora ci furono persone che seppero conservare il senso dello Stato e, soprattutto, dell’umanità. Mio nonno, Lorenzo Ventavoli, fu protagonista di quegli eventi. Quale partigiano combattente in Garfagnana, nonostante l'età avanzata, ma in coerenza con la sua vita di ex deputato socialista (presente a Sarzana nel '21) e di perseguitato politico, come Presidente del Comitato di Liberazione di Carrara l'on. Lorenzo Ventavoli, liberata la città, accolse la resa di alcune centinaia di militari tedeschi, che vennero ammassati nel cortile di una scuola. Memori delle stragi di Fivizzano e di S. Anna si voleva passare per le armi i catturati vendicando il sangue innocente versato. Mio nonno, invocando il ripristino dello Stato di diritto, della legalità e dell'onore militare, si oppose. Ne nacque uno scontro durissimo, ed anche pericoloso. Alla fine prevalse il senso di civiltà e tutti i tedeschi furono consegnati alle avanguardie dell'Ottava Armata inglese.
Lorenzo Ventavoli