lunedì 9 maggio 2005

biologia

L'Unità 9 Maggio 2005
Il libro di Telmo Pievani, «Introduzione alla filosofia della biologia», affronta i problemi teorici di una disciplina basata sulla storia e quelli della sua teoria più potente: l’evoluzionismo
I paradossi di una scienza che non può fare previsioniPietro Greco

«Non c'è spiegazione possibile in biologia che quella storica», sosteneva il biofisico italiano Mario Ageno. Ed è proprio la spiegazione storica che richiede a chi si accosta al mondo evolutivo dei sistemi viventi una filosofia specifica. Una filosofia della biologia diversa e autonoma (ma non indipendente) dalla filosofia della fisica o dalla filosofia della chimica, discipline che non sono segnate dalla storia.
La differenza tra la filosofia della biologia e la filosofia delle scienze che si occupano di sistemi non viventi non è di poco conto. E pone enormi problemi teorici, che - stranamente - sono stati affrontati solo in tempi relativamente recenti. Tanto che, fino a qualche giorno fa, non esisteva nel nostro paese un manuale di filosofia della biologia scritto da un italiano. La lacuna è stata finalmente colmata da Telmo Pievani, giovane docente di epistemologia presso l'università di Milano-Bicocca, che ha appena fatto uscire per i tipi della Laterza una «Introduzione alla filosofia della biologia».
La storia attraversa per intero le pagine del libro di Telmo Pievani e fa emergere, grazie alla rara capacità di sintesi e di chiarezza dell'autore, i temi fondamentali del discorso intorno alla spiegazione scientifica del mondo biologico.
La storia, dunque. La storia che impedisce ai biologi di verificare sempre con un esperimento le proprie ipotesi. La storia, informata dal caso e dalla contingenza che rendono unico ogni evento nel mondo biologico, cosicché i biologi a differenza dei fisici e dei chimici non possono chiedere alle loro spiegazioni una forte e cogente capacità di previsione. La storia che rende unico ogni organismo vivente: cosicché il biologo non può studiare classi di enti tutti uguali a se stessi - come fanno i fisici quando studiano, per esempio, gli elettroni - ma devono studiare popolazioni di individui tutti diversi tra loro.
È per tutti questi motivi che i fenomeni biologici possono avere una spiegazione completa solo ex-post, dopo che sono avvenuti, ma non possono essere interamente previsti apriori. In biologia non esistono leggi generali.
Tuttavia esistono teorie in biologia. Anzi, come nota Telmo Pievani, esiste una sola, grande teoria: la teoria darwiniana dell'evoluzione delle specie. Una teoria rigorosa che, pur non avendo (non potendo avere) forti capacità di previsione, trova conferma in svariate filiere di un numero enorme di osservazioni indipendenti ed è l'unica sul campo in grado di «salvare i fenomeni biologici». Per questa sua forte coerenza logica interna e per la sua capacità di spiegare a tutti i fenomeni biologici noti, l'evoluzionismo darwiniano è una teoria scientifica. Diversa dalle teorie fisiche, ma che pretende una pari dignità epistemologica.
Per certi versi la biologia teorica si trova in una condizione migliore della fisica teorica. I fisici, infatti, sono ancora alla ricerca di una «teoria del tutto» e si sentono piuttosto frustrati nel dover tuttora constatare l'inconciliabilità delle due grandi teorie, la meccanica relativistica e la meccanica quantistica, che spiegano i fenomeni a diversa scala. I biologi, invece, l'hanno trovata la loro «teoria del tutto»: la teoria darwiniana si è mostrata invece capace di «salvare i fenomeni biologici» a ogni scala: da quella macroscopica degli ecosistemi e degli organismi, a quella microscopica dei geni.
Ciò non significa che il discorso in biologia sia chiuso. E che la filosofia della biologia sia una mera e noiosa discussione sui dettagli. Tutt'altro. Come mostra Telmo Pievani molti sono i problemi aperti in biologia. E molte le (sane) polemiche. L'evoluzione è un «orologiaio cieco», priva di un progetto o invece un percorso di progresso, ancorché tortuoso? Qual è il ruolo del caso, della necessità e della contingenza nell'evoluzione biologica? L'evoluzione è pluralista o l'unico fattore evolutivo è la selezione naturale? Procede per salti o è graduale? Qual è l'elemento prevalente in biologia, la funzione o la forma?
Telmo Pievani ha il merito di proporre al lettore tutto il ventaglio di risposte date a queste domande. Tuttavia è possibile individuare il suo tragitto culturale. Che forse oggi è quello prevalente. L'evoluzione biologica non ha un progetto, ma è indirizzata dalla contingenza. Procede, spesso, con brusche accelerazioni cui seguono lunghi periodi di quiete. È mossa, principalmente ma non unicamente, dalla selezione naturale. È adattativa, benché non infranga e talvolta si lasci vistosamente guidare dalle leggi della forma.