lunedì 23 maggio 2005

Cina

L'Unità 23 Maggio 2005
Shangai brillerà più di New York
NON È UN PAESE è un pianeta intero che promette di essere l’asse attorno a cui girerà la Terra. È una sorpresa, un mistero, un’avventura di cui sappiamo poco o nulla. Su Raitre, per cinque mercoledì, ecco il film che ci svelerà la grande Cina di oggi
di Andrea Guermandi

Luci ed ombre, modernità assoluta e feudalesimo, indigenza e ricchezza sorprendente. Apertura all'Occidente, ma anche minaccia. Baracche e grattacieli impossibili, pezze al culo e nuove mitologie. Comunismo alla vecchia maniera, quello che controlla tutto, che ti instilla valori e ti condiziona la vita, e capitalismo selvaggio. Scalata sociale e licenziamenti alla nuova maniera, ignoranza abissale, con relativo analfabetismo, e tecnologia spinta, futuribile. Pil al 9,5% e welfare disastrato.
Si potrebbe andare avanti all'infinito nella scoperta di un continente lontano geograficamente, ma vicinissimo in quanto a spettri che evoca. Spettri che hanno a che fare con il mercato, con la concorrenza, e, forse, anche con quello strano comunismo che si è sposato, improvvisamente, con le parti più pericolose del capitalismo.
È la Cina che si presenta. Che parla di sé, là dove è possibile, e si gioca la partita del nuovo millennio, agguerrita, pronta a vincere la sfida della globalizzazione. C'è chi dice, anzi, chi profetizza, che sarà il secolo della Cina quello che stiamo faticosamente impostando. C'è chi profetizza che sarà Shangai la capitale del mondo. La Shangai ultramoderna che sta scalzando la Grande Mela e tutto ciò che si porta dietro, tutto ciò che parte da lì per conquistare il nostro mondo.
Ma cosa sappiamo noi della Cina? Sappiamo che ci fa paura, ma che prima, solo qualche tempo fa, attraeva capitali e intraprese perché la manodopera costava niente. Ora chiediamo, qualcuno chiede, dazi proibitivi, misure drastiche di protezionismo, barriere invalicabili. Eppure la Cina è un potenziale incredibile da tutti i punti di vista. Anche per il nostro turismo, per la nostra moda, per la nostra industria.
E, allora, come stanno le cose? Cosa succede? Come dobbiamo leggere la storia, la vita e la cultura di questo miliardo e trecento milioni di esseri umani? Intanto, ascoltiamo le storie che vengono da quel mondo lontano. E vediamolcele comodamente a casa, seduti in poltrona, davanti alla tv. Cinque film documentari, realizzati dalla Movie Movie (che ci ha fatto viaggiare già molte volte in altri mondi lontani), intitolati Buongiorno Cina, storie del secolo cinese, che trasmessi da Raitre - la prima puntata è andata in onda mercoledì 18 maggio, le altre quattro sempre di mercoledì alle ore 23.30 -, ci daranno qualche risposta e ci faranno capire che conoscere un altro popolo è prima di tutto un arricchimento. In totale sono 250 minuti di viaggio (50 minuti a puntata, l'ultima il 15 giugno): «È il tentativo di riflettere - dicono gli autori Nene Grignaffini e Francesco Conversano - sulla realtà attuale della Cina e di offrire elementi per la comprensione di un paese che, in un futuro prossimo, avrà un ruolo da protagonista. Abbiamo realizzato un racconto a più voci dalle quali emergono quelle dei contadini delle campagne cinesi, luogo in cui lo stato di arretratezza, la povertà e le condizioni igienico sanitarie destano grande preoccupazione, tanto da diventare una delle priorità del governo. Nel luminoso scenario la campagna rimane una delle zone d'ombra, insieme alla mancata applicazone dei diritti civili, alle condizioni dei lavoratori, alle problematiche legate all'ambiente». Si parte dalle aree rurali della provincia dello Shanxi, seicento chilometri da Pechino, caratterizzate dalla povertà assoluta, circa 270 euro il reddito annuo, e dal rigido controllo esercitato dal Partito comunista che stabilisce sia i programmi che i problemi da risolvere. Il contadino non si può ammalare perché nessuno gli paga le medicine e nelle campagne non ci sono trattori, ma tutto si lavora a mano, con le zappe e le bestie. Anche in miniera la vita non è diversa ma è difficile che qualcuno dica che si sta male. Meglio, invece, si vive nella provincia del Liaoning, nel nord est della Cina, il cuore dell'industria pesante che fa l'acciaio e il cemento per lo sviluppo del paese. L'operaio, qui, è fiero di lavorare per il partito. Ma anche nell'industria, il repentino passaggio alla privatizzazione ha provocato problemi che ben conosciamo in Occidente: disoccupazione, niente assistenza, migrant workers, circa 140 milioni di contadini che lasciano le campagne per una speranza di un lavoro a Pechino, due euro al giorno di paga quando va bene.
E a Pechino c'è, visibile e roboante, anche l'altra faccia, quella di chi è arrivato, la stilista per le donne grasse e benestanti e l'imprenditrice immobiliare che ha chiamato a raccolta i più grandi nomi dell'architettura per reinterpretare la capitale del nuovo millennio. Così, la città proibita è assediata dai grattacieli e i quartieri tradizionali come gli Hutong lasciano spazio ai nuovi mostruosi cantieri in vista delle Olimpiadi del 2008…
Mille sono le contraddizioni della Cina di oggi. Si rivede piazza Tienanmen e sembra Disneyland, si incontrano Mo Yan, autore di Sorgo rosso, Li Zhensheng, il fotografo della rivoluzione culturale, Zhang Dali, il graffitista che espone in tutto il mondo e i quadri di partito sempre più impegnati in quella nuova avventura che coniuga il regime comunista con il mercato liberista. E si torna nei villaggi, nei quali il vivere è precario e impera la migrazione.
Il viaggio si conclude a Shangai, 17 milioni di abitanti, un moloch di modernità, simbolo del nuovo secolo, che sarà cinese. Consumismo, ricchezza, stili di vita occidentali, grandi società finanziarie. Capitale della moda e della pubblicità, dei nuovi costumi sessuali, del trionfo dei single, della musica, degli affari. Shangai, fa capire il documentario, è una città senza ricordi, illuminata da un vertiginoso e inebriante gioco di luci, in cui una generazone senza memoria corre veloce, evitando il confronto con il proprio passato. È il benessere, dice la stilista delle donne grasse, «né socialismo, né capitalismo, solo benessere». La Cina si mangia la metà del cemento del mondo, ma come l'America delle libertà può lasciar morire chi non ha un lavoro e non si può curare. Lo Stato pensa agli affari, dice un disoccupato. E un operaio delle acciaierie esorcizza il licenziamento: «È un nuovo inizio della vita», dice. L'aria è polverosa, l'inquinamento galoppa, ma i palazzi vengon su come funghi…