lunedì 23 maggio 2005

il professor Severino sulla scienza e il destino

La Stampa 23 Maggio 2005
IL FILOSOFO, AL CENTRO DI UNA POLEMICA CON LA CHIESA SULL’EMBRIONE, AFFRONTA I DILEMMI MORALI IN VISTA DELL’APPUNTAMENTO DEL 12 E 13 GIUGNO
Severino: voterò quattro sì
(...)
La scienza? Il mondo moderno è destinato alla sua dominazione»

PER parlare del referendum sulla procreazione assistita del 12 e 13 giugno e dei dilemmi morali che questa consultazione suscita nella coscienza dell’uomo, chi meglio del più famoso filosofo dell’”essere”, Emanuele Severino?
Protagonista, nell’ormai lontano 1969, di una sua clamorosa espulsione dall’Università Cattolica di Milano, è, oggi, al centro di una polemica filosofica con la posizione della Chiesa sull’embrione. D’altra parte, il suo giudizio sulla scienza e sul suo potere nella società contemporanea ha sollevato molte accuse proprio dal mondo scientifico.
Professore, che cosa farà il 12 giugno?
«Andrò a votare e voterò 4 sì, pur sapendo che le scelte pratico-politiche sono sempre degli accomodamenti: non siamo davanti a uno scontro fra il bene e il male assoluto».
Approverà, quindi, pure la fecondazione eterologa, una possibilità che solleva qualche dubbio anche in molti fautori del sì per gli altri tre quesiti.
«Conosco le preoccupazioni che suscita, ma non le ritengo così gravi: se la coppia non può avere figli in altro modo e se è una scelta consapevole e matura, non vedo perchè si debba contrastare questo desiderio. Si paventano difficoltà psicologiche per il figlio o per la coppia, ma ci sono casi analoghi dove l’esperienza, in generale, ci rassicura: figli adulterini o di una madre che si è risposata. Non mi sembra, questo, un argomento decisivo per dire di no».
Ci sono critiche, anche in campo cattolico, per il suggerimento all’astensione formulato dalla Chiesa: alcuni, giudicano che immiserisca, con un espediente tecnico, una battaglia morale. Altri, la ritengono addirittura illegittima.
«Non capisco perchè: l’astensione è perfettamente legittima e, dal punto di vista della Chiesa, persino opportuna. I vescovi hanno tutto il diritto di suggerire ai cattolici questa scelta».
Eppure lei ritiene assurda la tesi che l’embrione sia già persona fin dal primo momento. Aveva ragione, allora, San Tommaso, il quale sosteneva che Dio immettesse l’anima nell’uomo solo al terzo mese?
«Io mi limito a tirare le conseguenze dalle premesse sostenute dalla Chiesa e dico che, dal punto di vista della coerenza logica, ha più ragione Tommaso che, pur essendo tuttora il pilastro della concezione cattolica, su questo punto è stato lasciato da parte. Ciò non significa che sia d’accordo con lui».
Non ritiene che, in un momento in cui il potere della scienza incute un certo timore per le conseguenze della sua assoluta libertà d’azione, ci si rivolga al Papa e alla Chiesa come l’unica fonte residua di autorità morale? Capisco che rivolgere questa domanda a un duro critico della scienza...
«E’ proprio qui che sbaglia. Non capisco come si possa equivocare al tal punto la mia posizione da definirmi critico della scienza. Una filosofia che dica alla scienza come debba procedere, che le insegni il mestiere, è un’idiozia. Semmai, la filosofia scava al di sotto della dimensione in cui la scienza procede, non per farla franare, ma per capire che cos’è, nel profondo, quel sapere scientifico che, procedendo in modo così rapido, non ha tempo e voglia di guardare a sè stesso e di riflettere sulla propria essenza. Anzi, da sempre, da decenni, sostengo che la civiltà occidentale è destinata alla dominazione della tecnica guidata dalla scienza».
Ma come? Alcuni le imputano addirittura la colpa di aver contribuito all’arretratezza della cultura scientifica nel nostro paese.
«Guardi, se non avessi studiato filosofia, avrei fatto l’ingegnere. Mia figlia si è laureata in matematica, mio nipote si iscriverà a ingegneria elettronica. In casa mia, come vede,non c’è affatto un atteggiamento antiscientifico. La dominazione della tecnica sul mondo moderno non è un fatto, ma un destino. Il pensiero filosofico degli ultimi due secoli ha detto alla tecnica: non hai, davanti a te, alcun limite assoluto, non c’è, davanti a te, un ordinamento divino, immutabile, eterno come quello evocato dai greci fino a Hegel. Davanti a te si estende una pianura senza ostacoli, se gli uomini ti metteranno ostacoli saranno costituiti dalle leggi del diritto positivo e non del diritto naturale».
Ecco perchè il suo potere suscita diffidenza e si sente il bisogno di un’autorità morale che la controlli, come, per esempio, sulla fecondazione assistita.
«Ma no...non è vero che si stia andando verso un abbandono degli aiuti offerti dal sapere scientifico per affidarsi all’autorità morale del Pontefice. Il declino di quella tradizione filosofica di cui abbiamo parlato prima,che comprende la religione, la metafisica, l’umanesimo, ma anche il capitalismo e la democrazia, non avviene di colpo. L’attuale reviviscenza del cristianesimo potrebbe essere paragonata a quei bagliori di sole che accompagnano il tramonto e che illudono su un possibile suo ritorno sopra l’orizzonte».
La gente, proprio al tramonto, avverte un brivido di paura, non crede?
«Certo. La gente è come un trapezista che sta lasciando il suo attrezzo per volare, senza rete, ad afferrare l’altro. Abbandona il rimedio della sapienza filosofico-religiosa tradizionale e vede nella scienza e nella tecnica soltanto l’aspetto macchinistico, disumano, astratto e, in questo periodo, è alla ricerca di un sostegno, di un’autorità morale. E’ una fase transitoria, ma drammatica. Il Dio che tramonta è la nostra fede umana in lui. In passato, Dio era il limite supremo di ogni nostra azione».
È, comunque, un passaggio disperante.
«Perchè siamo all’interno di un tratto di strada, oltre al quale la strada, però, continua. Vede, la strada di cui stiamo parlando attraversa un campo che è la coscienza dell’eternità di tutte le cose e di noi stessi e la disperazione di cui lei parla è solo di chi percorre quella strada senza vedere il campo che attraversa, il campo della gioia. E’ quello che Dante chiama ‘il paese sincero’ e per il quale si possono usare anche quelle bellissime parole di Spinoza: ”Sentiamo e sperimentiamo di essere eterni”».
È la filosofia, allora, che ci può consolare?
«La filosofia nasce proprio come “consolatio”. A questo compito si è sottratta negli ultimi due secoli perchè percorsa da un nichilismo di fondo, dimenticando l’antica vocazione salvifica del pensiero tradizionale».
Sì, ma la sua filosofia è consolatoria o disperante?
«C’è una partita doppia. Da una parte, indico “quel paese sincero”, quel campo della gioia di cui parlavo prima. Dall’altra, do una, anzi due mani, per camminare su quella difficile strada. Tanto è vero, e così torniamo all’argomento iniziale del referendum sulla procreazione assistita, che voterò sì, in senso laico e nel senso dell’alleanza con la cultura filosofica e scientifica del nostro tempo».