LA PROVINCIA 25.5.05
la testimonianza
Nell'intervista andata in onda ieri sera Anna Maria Franzoni parla delle analogie con il caso di Casatenovo
La madre di Samuele: «Spero non si ripeta quello che hanno fatto a noi»
PADOVA Il caso della Brianza come il caso Cogne: sono stati in molti a trovare troppi similitudini tra i due casi. E ora a dire qualcosa in merito è la stessa Anna Maria Franzoni, la mamma che è stata condannata a 30 anni (l'appello è previsto per il prossimo novembre) per avere ucciso il figlio di tre anni, Samuele. «Spero che a Casatenovo non venga fatto ciò che hanno fatto a noi, perché io sono stata segnata. Durante il primo anno non riuscivo a uscire di casa, siamo stati assediati io e la mia famiglia per più di un anno intero». Un solo accenno, ma significativo, quello della Franzoni, che ha parlato soprattutto di come si senta "perseguitata". «Questi sono tre anni che distruggono me e mio marito, non solo perchè è pesante l'accusa ma perchè c'è la morte di un bambino che è Samuele». Così Anna Maria Franzoni ha esordito nell'intervista che ha rilasciato ai microfoni dell'emittente padovana «Canale Italia» nella sua casa bolognese e che è stata trasmessa ieri sera nel corso del programma «Live», condotto da Gianluca Versace. In studio era presente anche l'avvocato Carlo Taormina, difensore della Franzoni. «Cerchiamo di staccare da questa situazione -ha continuato la donna - perchè comunque ci sono due bambini che hanno bisogno della nostra serenità. Davide sta crescendo e sta capendo ed ha bisogno di trovare una serenità. Cerchiamo di trovare una serenità, anche se forzata, il nostro pensiero è sempre quello. Avevano un rapporto meraviglioso tra fratelli, litigavano, c'erano le solite cose, però c'era anche una grande difesa tra di loro, si cercavano continuamente». Accanto ad Annamaria Franzoni, il marito Stefano. «Affronto il processo d'appello - dice la donna nell'intervista - con serenità, vado in giro a testa alta. Sono sicura di non aver fatto niente, mi dispiace solamente che non sia venuta fuori prima la verità». Sulle dinamiche dei soccorsi Annamaria Franzoni, riferendosi ai sanitari del Suem 118 di Aosta che hanno ricevuto la telefonata, rilancia le sue accuse: «Ci sono stati degli errori del 118 nel non venire subito, hanno considerato la mia telefonata come un'esagerazione, la telefonata di una madre che vuole esagerare in questi casi, hanno preso un pò sotto gamba questa mia telefonata. Hanno ritardato loro i soccorsi, queste non sono cose che dico io ma le dimostrano gli atti». Nell'intervista Anna Maria Franzoni sostiene inoltre di non aver «mai avuto nulla, nè depressione nè altro, sono sempre stata bene». «Quello che si vuole sostenere, che io fossi una depressa, non è vero assolutamente. A me piaceva stare a Cogne, a me piaceva la mia vita».
«SEGNALAZIONI» è il titolo della testata indipendente di Fulvio Iannaco che - registrata già nel 2001 - ha ormai compiuto il diciottesimo anno della propria continua ricerca e resistenza.
Dal 2007 - poi - alla sua caratteristica originaria di libera espressione del proprio ideatore, «Segnalazioni» ha unito la propria adesione alla «Associazione Amore e Psiche» - della quale fu fra i primissimi fondatori - nella prospettiva storica della realizzazione della «Fondazione Massimo Fagioli»